da Riviera Oggi numero 973 in edicola

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nessuno ti aiuta. Se hai un figlio con problemi di dislessia, la Sanità pubblica ti ha abbandonato. Non è più pubblica: è solo una superficie, un’etichetta. Gratti, e non trovi più nulla.

È il caso ad esempio che ci ha descritto una mamma sambenedettese che, a causa dei tagli imposti dalla “spending review”, non potrà usufruire della figura dello psicologo necessario per la cura del problema.

“Per i bambini dislessici, esiste un apposito esame, che deve essere svolto da uno psicologo, il quale attesta periodicamente lo stato di dislessia e consente di ottenere il Bes, ovvero il Bisogno Educativo Speciale, che consente all’alunno di beneficiare della riduzione dei carichi di studio, dei compiti a casa, e via dicendo – ci spiega la donna.

E cosa accade, ora, a San Benedetto, anzi in tutta la Provincia? Il centro sanitario chiamato a verificare lo stato del bambino affetto da dislessia si trova soltanto a San Benedetto. Si chiama U.m.e.e., Unità Multidisciplinare per l’Età Evolutiva, centro dedicato alla cura dei bambini.

Tuttavia, a causa dei tagli forti imposti alla Sanità picena, la struttura è priva di due psicologhe che devono effettuare la verifica: il personale presente non è in grado dunque di assorbire nei tempi congrui l’intero carico di lavoro. La conseguenza è che i bambini non ottengono il riconoscimento della dislessia, e dunque restano sottoposti ad un tipo di insegnamento standard e sono costretti ad uno sforzo enorme per giungere allo stesso tipo di risultati dei compagni: il tutto, oltre che con perdita di tempo e di energie, è causa anche di frustrazioni poiché i bambini non hanno una spiegazione logica del fatto che non arrivano ad un buon risultato.

“Le diagnosi hanno bisogno di un test che dura, per ciascun paziente, dalle 2 alle 3 ore”: passano mesi prima di poter prendere un appuntamento.

Ecco, dunque, come si sta riducendo la Sanità nel nostro Paese: tra tante eccellenze, restano però disservizi pericolosi che stanno indirizzando il settore pubblico italiano, un tempo rilevante a livello mondiale, verso situazioni di pre-sviluppo.

“C’è solo una soluzione per ottenere il Bes nei tempi opportuni: pagando una clinica privata. Ma io non voglio farlo per una questione di principio: deve essere la Sanità pubblica a garantire questo servizio basilare per rendere i cittadini tutti uguali, specialmente in una fase essenziale della vita come quella dell’apprendimento” aggiunge.

Continueremo ad occuparci della vicenda nei prossimi giorni.