SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Le dimissioni non si annunciano, si danno”. Giovanni Gaspari non fa una piega di fronte all’ipotesi di fuga nel gruppo misto da parte dei democrat Loredana Emili e Sergio Pezzuoli e ricorda il precedente del 2010, quando l’allora assessore alle Politiche Sociali paventò a più riprese l’addio, senza mai ufficializzarlo: “Quando la voce sarà seria e fondata ne parleremo. Comunque non è un problema mio. Aderisco a un partito che ha uno Statuto e delle persone preposte a valutarlo. Io grazie al cielo non sono un componente della commissione di garanzia. Le decisioni che attengono al rispetto delle norme vanno assunte da specifici organismi”.

Il sindaco snobba i due dissidenti. “Sono all’opposizione da un anno e due mesi, non cambia niente. Ce ne siamo fatti una ragione. Hanno bocciato puntualmente tutti gli atti che contavano, dal Bilancio di previsione in poi. A livello nazionale, nonostante un conflitto aspro, c’è stata l’intelligenza di trovare una composizione e di lavorare tutti uniti per la costruzione di un Pd forte, capace di candidarsi a governare. Io sposo questa tesi”.

Va tutto a gonfie vele, chi sostiene il contrario “fa una visione personalizzata della politica e commette un errore di valutazione”. Perché perdere due pezzi non equivale a perdere il partito. “Le singole persone non spostano voti, la scissione da parte di due consiglieri non arreca danno. Siamo compatti, ora più di ieri. Siamo uniti in Consiglio, nell’Unione Comunale e a livello di Federazione. Il centrosinistra si divide quando i partiti sono divisi. Una coalizione che perde pezzi è motivo di riflessione per tutti. Ma ad oggi non c’è amministrazione comunale, provinciale, regionale o addirittura nazionale che dopo il voto non abbia subito qualche scossone. Emili e Pezzuoli sono stati eletti grazie al Pd. Hanno perso in maniera eclatante e non accettano la sconfitta. Quando si sta dentro ad una stessa squadra si sta insieme in quanto si condividono progetti e regole. E la regola prevede che la maggioranza impegni l’insieme”.

Il congresso comunale del 3 novembre scorso racconta pertanto una frattura reale: 60% in favore della vincitrice Sabrina Gregori e il rimanente 40 a sostegno dell’outsider Gianluca Pompei: “In altri contesti si sarebbe parlato di trionfo schiacciante, qui no – contesta Gaspari – se qualcuno pensa che quel risultato sia la reale fotografia cittadina fa una lettura miope. Non si trattò di un referendum tra perazzoliani e anti-perazzoliani. Se fosse stata una conta i numeri sarebbero stati profondamente diversi, lo sostengo con assoluta certezza”.

Difficile immaginare un partito intento a percorrere un’identica direzione  nel caso di imminenti elezioni amministrative. L’esempio di Margherita Sorge, messa in lista in occasione delle ‘parlamentarie’ di dodici mesi fa e pubblicamente boicottata da Perazzoli & Co, rappresenta la prova più recente e nitida. “Quando le chiedemmo di presentarsi eravamo consapevoli che mai e poi mai sarebbe stata promossa”, fa notare Gaspari. “Non sarebbe avvenuto nemmeno dinanzi a uno tsunami per come era impostata la legge elettorale. Inoltre, vi ricordo che il dato della Sorge in Riviera fu straordinario”.