SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Mi sono recato a votare perché il regolamento lo consentiva”. Eldo Fanini non fa drammi e commenta il respingimento al seggio da parte di Paolo Perazzoli con serenità: “Quando noi dell’Italia dei Valori organizzammo il congresso, lo riservammo ai soli tesserati. Potevano farlo pure loro. Ma se lo apri a tutti, devi consentire anche a me di partecipare”.

Vicesindaco della giunta Gaspari in quota dipietrista, Fanini si era recato all’Auditorium Tebaldini attorno alle 19.50. Non pensava che la sua presenza sarebbe diventata un caso, dato che nelle ore precedenti i socialisti Leo Sestri (altro assessore), Umberto Pasquali (segretario locale del “garofano”) e Giuseppe Laversa (consigliere comunale) avevano espresso la loro preferenza altrove, senza intoppi. “Non volevo migrare, intendevo regalare una speranza ai miei figli, volevo contribuire eleggendo un possibile leader di governo che in un’ipotetica coalizione coinvolgerebbe certamente l’Idv. E poi, fino a prova contraria, Perazzoli non sapeva per chi avrei votato”.

Giustificazioni simili vengono usate da Pasquali: “Da sempre sono contrario alle tessere, se ci chiudiamo a riccio non esiste più la democrazia. Qualora fossero venuti alle nostre votazioni avrei aperto le porte a tutti, senza problemi. Alle ultime elezioni nazionali i Socialisti sono stati eletti all’interno del Pd. Noi nel movimento già ci siamo, non ci vedo niente di strano”.

La sfida tra renziani e cuperliani è stata concepita fin dal principio come un eterno referendum cittadino sulla giunta. Perazzoli e la Emili, oggi dissidenti di minoranza nel partito, escono dal match sconfitti e amareggiati. “I fattori locali avranno inciso non più del 2% – commenta l’ex sindaco – la partita l’ha vinta esclusivamente Renzi, non chi è salito sul carro in corsa. Il dato omogeneo in tutta Italia ne è la prova”.

Le primarie dell’Immacolata regaleranno alle province di Ascoli e Fermo 5 poltrone ai delegati del rottamatore ed uno ai sostenitori di Civati. A mani vuote la lista di Cuperlo. Oltre a Stefano Stracci verrà quindi promossa all’Assemblea Nazionale Margherita Sorge (quarta in graduatoria), chiamata però a raccogliere gli ultimi affondi della corrente avversaria: “Quando siamo venuti a sapere che Pasquali aveva votato, lei è rimasta sorpresa quanto me – denuncia sempre Perazzoli – ammetteva che chi era esponente pubblico di un altro movimento non sarebbe dovuto intervenire. Nemmeno dieci ore dopo ha dichiarato il contrario”.