SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E nel bel mezzo della conta sarebbe spuntato pure il gesto dell’ombrello. Così, giusto per non farsi mancare niente. Il Partito Democratico sambenedettese, già ampiamente logorato al suo interno, subisce terribilmente l’effetto delle primarie, continuando a consumare una guerra senza esclusione di colpi tra fazioni sempre più distanti.
Al congresso dei circoli di domenica, riservato ai soli iscritti, è stato un testa a testa tra Matteo Renzi e Gianni Cuperlo. Un 160 pari, in bilico però fino alla fine, anche in virtù di un errore di trascrizione sulla scheda che avrebbe potuto regalare una preferenza in più a favore del rottamatore.
Un match che per qualche istante ha visto imporsi il sindaco di Firenze, tanto da scatenare la focosa e istintiva reazione di un esponente di spicco vicino all’amministrazione comunale, che evidentemente aveva inteso la gara come un ennesimo referendum cittadino. Roba da non crederci, della serie si diceva che l’Italia stesse vincendo per 20 a 0, e che avesse segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo.
Se la corrente renziana non è ancora esattamente individuabile, tra convertiti dell’ultima ora e aderenti mai del tutto convinti, è chiara invece la riconducibilità della mozione Cuperlo alle figure di Paolo Perazzoli e Loredana Emili.
Un Cuperlo capace di imporsi in due sezioni su tre – lasciando a Renzi la sola zona nord – e in grado di aggiudicarsi il Centro (dove due settimane fa Pompei sconfisse la Gregori) e la roccaforte gaspariana di Porto d’Ascoli, in cui il politico toscano (52) e Pippo Civati (sponsorizzato dalla neo-segretaria e fermo a 6 voti) non hanno toccato assieme i consensi raggiunti da Cuperlo (60).
“Il match importante era quello del 3 novembre scorso, vinto da me 6 a 4”, ha immediatamente rivendicato la Gregori. Allora gli iscritti giunti ai seggi furono 566, divenuti a distanza di quattordici giorni 372. Un crollo di quasi duecento tesserati, fisiologico e comprensibile.
Eppure, fanno riflettere le differenti tenute nel confronto tra i due appuntamenti. Rispolverare il discorso delle truppe cammellate a senso unico sarebbe ingeneroso e decisamente scorretto. Tuttavia, emerge un opposto approccio da parte dei due versanti: da un lato i cuperliani, stabili e aderenti ai dati del congresso comunale, dall’altra i supporters della Gregori, meno fedeli alla causa o semplicemente più distratti.
Ci si rivedrà l’8 dicembre. Quel giorno le porte verranno aperte a tutti, iscritti e non. Dall’affluenza dell’Immacolata, senza filtri e famigerate richieste di giustificazione, si potrà finalmente comprendere quanto sia stata “gonfiata” o no la partecipazione del 3 novembre.
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Ma se il rottamatore rischia di veder entrare nel suo campo una serie di potenziali rottamandi, chi rottamerà?
Intrighi, lotte di potere, tessere fasulle, veleni sopra e sotto il tavolo. Sembra tornata la vecchia DC di Fanfani, De Mita, Forlani e Andreotti.
Cinquanta anni buttati via e, partitocrazia trionfante viscidamente tornata alla ribalta, i DS tentano di trovare l’anti-Grillo.
Non è che Grilo sia un politico ma ne ha le tasche piene come tanti ed intercetta il malumore dilagante, i DS lo sanno e puntano “obtorto collo” sul sindaco di Firenze, giovane simpatico ma che è tutto tranne che nuovo: maggioritario e fedeltà ai padroni anglofoni la dicono lunga.
…una grande dimostrazione di come con la politica conti solo il potere. Quando bisogna correre per Renzi se ne fregano, quando corrono per se stessi si scorticano pure i poiedi…Bravi! Bella dimostrazione di coerenxza…