SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Grande vittoria risicata. Sembra un ossimoro, e invece è la Samb. Del resto, a San Benedetto si è abituati ai paradossi: il pubblico di oggi nella categoria di quest’anno, ad esempio, o vedere un giocatore infortunato in campo. I rossoblu hanno fatto un grandissimo primo tempo – fatto di aggressività, intensità, e qualità – e una pessima ripresa, giocata sul filo di un risultato scontato al 45esimo e in bilico negli ultimi venti.

Contro la seconda in classifica Mosconi conserva da una parte e osa dall’altra: subito dentro Piccioni (dopo il grande exploit della scorsa settimana) e conferma in campo per Tozzi Borsoi, nonostante il parere negativo dei medici. Per il resto la squadra è la stessa delle ultime settimane, e funziona: i rossoblu giocano bene, sin dai primi minuti.

La squadra gioca altissima, con Traini e Baldinini alle calcagna di Tozzi Borsoi, e l’imposizione di mettere pressione alta ripartendo già dalla trequarti. Il Castelfidardo viene soffocato dal pressing, e sbaglia molto: i biancoverdi perdono molti palloni ingenui, e i rossoblu in questo modo risolvono sia il problema della fase difensiva (molto più semplice) che la fase di costruzione, agevolata dalla riconquista del pallone con gli avversari sbilanciati.

Pronti-via e i rossoblu, proprio su una palla riconquistata sulla trequarti, vanno in vantaggio. In uscita dalla punizione di Zebi i rossoblu recuperano la sfera, che arriva a Padovani: tiro-cross, e gol di Borghetti.

Son passati solo sei minuti, e la pratica sembra già risolta: troppo attenta e in tensione la Samb, troppo molle il Castelfidardo. I rossoblu continuano a spingere alla ricerca del gol, con Piccioni e Padovani imprendibili e un Traini gigantesco in fase di distruzione di gioco (meno al tiro). Dopo tante occasioni, intervallate solo da (sporadici) contropiedi biancoverdi, arriva il 2 a 0, stavolta con Piccioni, sempre su assist di Padovani.

Un gol rocambolesco e voluto, con l’esterno rossoblu (due assist e un gol in 2 partite) che ringhia e spinge finché la palla (deviata da un difensore) non entra.

Concluso alla grande il primo tempo, la ripresa sembra partire sulla stessa falsariga, ma dopo alcune occasioni – quella di Baldinini (atterrato in area da una gomitata) in primis – i rossoblu calano moltissimo, accontentandosi (e adagiandosi) sul vantaggio acquisito.

Con l’uscita di Piccioni e Baldinini (per Tartabini e Fedeli) i rossoblu, col 4-1-4-1, smettono di giocare, lasciando tantissimo campo al ritorno dei biancoverdi. Per buona parte del secondo tempo bastano Seye Mame e Borghetti, a tappare le falle, ma al primo spiffero (il cross di Machì da destra) Zuccheri sbaglia completamente l’uscita, regalando a Sbarbato un gol facile facile.

Dopo il gol subito Mosconi decide di coprirsi inserendo De Rosa al posto di Tozzi Borsoi, con Padovani prima punta e il centrocampista a supporto, in modo da dare più filtro in mezzo. La mossa non paga, e la Samb da quel punto in poi naufraga. Senza Tozzi Borsoi (in ombra, ma importantissimo a far salire i suoi) la squadra perde il riferimento offensivo, e De Rosa – come mezzapunta – si rivela utile come un paio di pinne in mezzo al deserto (le colpe, sia chiaro, non sono sue).

Per la Samb seguiranno 20 minuti di sofferenza, che – oltre a certificare una buona solidità difensiva – dimostrano tutti i limiti (fisici, tattici) della Samb.

Mosconi è arrivato dicendo di voler imporre sempre il suo gioco, Moneti ha parlato fin da subito di vincere e convincere. A distanza di due mesi le cose sembrano cambiate: Mosconi mette dentro un difensore e un centrocampista per due punte, Arcipreti parla di vittoria importante al di là del secondo tempo, e i cambi vengono giustificati in base al vantaggio acquisito.

Tutto lecito. La Samb deve salire di categoria, non fare buon calcio, ma non prendiamoci in giro: si dica chiaramente come stanno le cose, o (almeno) si eviti di parlar male di chi sta cercando veramente un calcio diverso, al di là del risultato. Ogni riferimento a Possanzini e il suo Portorecanati è chiaramente voluto.