Biondo, occhi verdi, divisa azzurra. E’ Daniele Capriotti, l’angelo del Porto d’Ascoli: l’area piccola è la sua protetta. Attento, motivato, guai a oltrepassare la “linea maginot”, i suoi tempistici guantoni non transigono. Come una buona moglie fa un buon marito, un buon portiere fa una buona squadra. E il numero uno biancoceleste non può che esserne la prova.

Sei arrivato a Porto d’Ascoli in punta di piedi, ora sei padrone dell’area piccola.
“Ero reduce da una lussazione alla clavicola e non sapendo cosa sarei riuscito a dare a questa squadra. Oltretutto non avrei mai preteso di stare in un nuovo gruppo senza prima dimostrare cosa realmente potessi dare alla società. Padrone dell’area piccola? Cerco in ogni partita di fare il mio e di dare una mano alla squadra”.

Spesso quando non si prende gol si elogia la difesa dimenticandosi del portiere ma è il primo ad essere colpevolizzato quando incassa la rete.
“Purtroppo è un ruolo delicato pieno di responsabilità. Sarò anche il primo ad essere colpevolizzato ma è normale ho il numero e l ultimo giocatore a difendere la porta e la cosa mi piace perchè vuol dire che sono importante. Quando hai un portiere che dà sicurezza è quasi il 50% di una squadra. Si verrò dimenticato negli elogi ma ho dei compagni che mi dimostrano il contrario e i primi a difendermi nei momenti di difficoltà. Mi stimola quando mi vengono attribuite colpe perchè la cosa più bella è farli ricredere facendoli rimanere a bocca aperta”.

Nessuna rivalità con Piunti, l’abbraccio prima di ogni gara ne è testimone.
“Un pizzo di rivalità c è come giusto che sia se entrambi vogliamo giocare. Esiste un grosso rispetto tra noi, ci difendiamo e quando rimaniamo soli discutiamo su dove abbiamo sbagliato o ci facciamo i complimenti. Cerchiamo di fare sempre meglio dell’altro per confrontarci e apprendere . Ciò aiuta a non abbassare la guardia e restare concentrati. E quando arriva i il sabato ci facciamo un grosso in bocca al lupo con un grande abbraccio”.

Guantoni ben rodati, incubo di ogni avversario.
“Non sono un incubo è la mia difesa che fa venire gli incubi agli avversari. Mi fanno arrivare pochi tiri e non mi fanno fare una parata. Dicono che il sabato posso anche non venire, metterebbero una sedia al mio posto, ovviamente scherzando.