SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Forza, cinismo, maturità: la Samb torna alla vittoria nel modo a lei più congeniale, senza sorprendere né divertire – a parte poche, splendide azioni. Ancora una volta la partita segue il solito ritornello – vantaggio, pareggio, vittoria -, ancora una volta lo fa coi suoi interpreti migliori, Tozzi Borsoi su tutti.

L’attaccante, al di là dei due gol, è stato dominante: a rileggersi la cronaca, si stenta a trovare un’azione offensiva senza il suo zampino – destra, sinistra, avanti e dietro. Sembra un ballo di gruppo ma a danzarlo è soprattutto il capitano rossoblu, che suggerisce e conclude con disarmante facilità, coadiuvato da due spalle – Padovani e Galli – mai dome.

Le cose migliori, manco a dirlo, la Samb le fa vedere proprio lì: gli attaccanti rossoblu operano di lotta e di governo, “risucchiando” nel loro gioco anche i compagni – Traini su tutti, che sta tornando ai livelli dell’anno scorso. Il gioco – praticamente – inizia dalla trequarti in su: dietro, l’unico intento di Zebi e compagni è quello di portar palla in avanti – spesso con lanci lunghi per Tozzi Borsoi.

In questo modo la manovra funziona solo in ripartenza, con gli esterni che allargano il gioco e le mezzali (Baldinini e Traini) pronti a buttarsi dentro. Proprio su una ripartenza arriva il corner che – grazie all’incontro alchemico tra i piedi di Amaranti e la testa di Tozzi Borsoi – viene trasformato nel gol dell’uno a zero.

Raggiunto il vantaggio i rossoblu non si scompongono e, anzi, continuano il loro gioco: arrivano diverse occasioni, per Traini e Tozzi Borsoi, ma non abbastanza da mettere il sigillo – un problema che, in questa stagione, si è sempre fatto sentire.

Così, come da spartito, i rossoblu subiscono il pareggio: dopo un recupero sull’out di destra Viti sbaglia il disimpegno per Zebi regalando palla a Carboni, che intercetta e tira trovando la deviazione di Borghetti e – naturalmente – il gol.

La ripresa si apre col peso del pareggio incassato, ma i rossoblu – dopo un inizio a spron battuto – si adagiano, creando poco e difendendo sempre con riserva. Zuccheri è (ancora) insicuro, Borghetti non dà abbastanza certezze nei 90′, Viti ha ancora in testa l’errore del primo tempo: gli unici a tenere in tensione la retroguardia sono Seye Mame (un muro del pianto – avversario) e Amaranti, sempre puntuale e propositivo.

La Samb sembra quasi una principessa sopita, in attesa del bacio di uno dei suoi attaccanti. Dopo una mezz’ora di vuoto sembra chiaro che la partita può risolverla solo un’invenzione dei tre davanti, che puntualmente arriva.

Siamo al 78′, e poco dopo l’uscita di Galli per Fedeli (un cambio rinunciatario) arriva la grandissima giocata di Padovani: l’esterno, con un’accelerazione delle sue, salta netto Adamoli e serve Amaranti, che mette dentro un grande assist per il gol di Tozzi Borsoi. Due a uno.

Dal gol in poi alla Samb – che si copre con Tartabini al posto di Padovani – resta solo l’attesa dell’happy ending, giunto una manciata di minuti dopo.

Per la Samb è una vittoria importantissima, che certifica sia la sua enorme forza che la sua profonda contraddizione. La Samb è una sirena: una bellissima donna dalla cintola in su, e un orrendo pesce sotto. Tra le squame c’è qualche perla – Amaranti in primis – e pochi motivi per sorridere. Tozzi Borsoi è certamente un gran principe, forte abbastanza  da portare in braccio colei che non può camminare. Ma i tifosi aspettano la principessa.