Stadio. Le parole pronunciate ieri da Moneti sulla questione stadio si riveleranno sicuramente utili ma, secondo me, il problema è a monte ed è  più generale. Non si tratta infatti, come ha detto il presidente, di trovare un colpevole. Per il semplice motivo che la situazione è oramai abbastanza chiara e il problema va affrontato a livello di territorio, quello che una volta veniva definito Riviera delle palme e che comprendeva 14 comuni. Nel discorso deve entrarci anche la Samb o meglio una squadra di calcio che vuole arrivare dove è stata dal 1956 al 1990.

Se invece la società rossoblu non deve entrarci, il problema è facilmente risolvibile, almeno per un paio di anni: giocare le partite in casa a Grottammare o a Centobuchi o in un Ballarin ristrutturato se non si fa nel frattempo nulla per eliminare uno “sgorbio” con il qualche la città si presenta a chi arriva da nord. Non servirebbe una spesa eccessiva per risistemare tribuna e spogliatoi. Il Ballarin, però,  avrebbe sì un significato storico importante e forse anche trainante per nuovi successi ma la ritengo l’ipotesi meno probabile.

Raggiunta la serie B (me la sogno ogni notte ma come un miraggio) tutti i problemi legati al “Riviera delle Palme” saranno stati risolti. Almeno si spera. Come arrivare tra i cadetti? Da solo Moneti non può farcela, perlomeno in tempi brevi. Va aiutato, se confermerà la voglia di trasparenza che a me sembra oggi reale. Ma non basterà, lo ripeto per l’ennesima volta, se la formazione non tornerà al centro delle attenzioni e delle aspirazioni di tutto il territorio del basso piceno.

Se facciamo un passo indietro notiamo che, quando la Samb era in serie B o lottava per arrivarci (35 anni non uno), le altre località del territorio non nutrivano aspirazioni proprie oltre campionati di Prima o Seconda categoria a costi zero o quasi, giusto per far divertire i giovani del posto,i quali vivevano giovedì di gloria nelle partite di allenamento contro i rossoblu sambenedettesi.

Venuta a mancare la squadra guida (otto tornei tra Eccellenza e serie D al 1994 al 2000) una parte dei residenti è rimasta fedele alla squadra principe della riviera, una parte ha cominciato a seguire l’Ascoli fino a diventarne tifosi, un’altra parte ha sentito il desiderio di provare avventure in serie calcistiche per loro punto di arrivo come la serie D raggiunta da Vis Stella (precipitata), Centobuchi (fallito), Grottammare (in discesa) e l’ascolana Truentina (precipitata). Dove con 100 spettatori è impossibile resistere. Rifletteteci e capirete che, con così “clienti”, la D e l’Eccellenza hanno poco senso come dimostra il passato delle squadre sopra citate.

Tutto qui il problema. Se le realtà calcistiche di cui sopra non possono supportare una squadra a tali livelli (Eccellenza o serie D) alla Samb accade la cosa opposta: non sopravviverebbe tra i dilettanti mentre godrebbe di buona salute e potrebbe restarvi a lungo se raggiungesse la serie cadetta. Questa la mia domanda: la riviera delle palme vuole riportare una sua formazione calcistica a livelli professionistici come accadeva fino agli anni novanta? Se sì, l’unica cosa da fare è questa: scegliere come teatro principe  il “Riviera delle Palme” e far convergere tutto (anche attività non calcistiche) intorno all’impianto con tutti gli altri stadi (il Niccolai, il Pirani, il comunale di Acquaviva, Ripatransone e Cupra Marittima) al servizio di quel settore giovanile che (non ho capito ancora bene perché) è diventato appetito di tutti, tanto che sono in molti che, per gestirlo, sono disposti a pagarlo anche centinaia di migliaia di euro. Cosa c’è dietro, sarà lo spunto di una nostra prossima inchiesta.

Suggerirei quindi a Gianni Moneti, non solo di relazionarsi con le istituzioni sambenedettesi ma anche con quelle di tutto il territorio per farsi promotore, se lo ritiene giusto,  del progetto che ho appena illustrato. Senza contare un  aspetto che mi è venuto in mente mentre scrivevo: i settori giovanili di squadre professionistiche disputano campionati Berretti e Primavera nei quali si affrontano squadre di serie A nelle quali militano i campioni del futuro e, se come si dice, verranno ripristinati i campionati riserve, negli stadi sopra citati si potrà assistere a partite di grande rilievo. Ricordavo l’altro giorno ad un amico che, negli anni sessanta, ho assistito a partite del campionato “riserve” e De Martino (prima si chiamava così la Primavera) nelle quali c’erano futuri campioni come Albertosi, Mattrel, Orlando, ma anche già campioni come Ghiggia, Montuori, Hamrin, Pandolfini e altri che, reduci da infortuni, riprendevano a giocare i quel tipo di campionato.

Dai Moneti che, forse, sei l’uomo giusto al momento giusto.