SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In tre mesi siamo passati dalla promozione in Lega Pro all’iscrizione in extremis in Eccellenza comunicata, senza alcun senso del ridicolo, come se fosse una conquista da festeggiare. Inoltre, siamo arrivati al quarto fallimento in nemmeno vent’anni: un record mondiale che nessuno eguaglierà mai e che – come società di calcio di questa città, NON come tifoseria – ci porteremo dietro per sempre come un marchio infamante. Ora, per il futuro, ognuno si regolerà come meglio crede e avrà diritto al rispetto per le scelte che farà. Per quel che mi riguarda (ma penso che molti faranno come me), non accetterò mai, per dignità, di rivedere un film già visto per una quindicina d’anni e che pensavo avessimo buttato per sempre nel cestino dei ricordi dolorosi.

L’epilogo di questa vicenda e le modalità con le quali si è dipanata nel corso di tre mesi allucinanti mi hanno privato di ogni fiducia in chicchessia e poiché non mi sono mai piaciuti i finali a tarallucci e vino né le facili dimenticanze, prima di ritirarmi dal Riviera delle Palme per tornarci quando saremo almeno in Lega Pro, vorrei segnarmi sul taccuino della memoria, come insegnamento per gli anni a venire, i protagonisti principali di questa debacle: S&P&B (con i loro sodali Spadoni e Cimmino) in primis, il sindaco della nostra città, Giovanni Gaspari, in secundis, e gli imprenditori della stessa, in terzis (scusate il latino maccheronico, ma più di questo, tali personaggi non si meritano).

Spina, dopo aver preso una società a zero debiti, ha speso tutto il possibile lasciando la patata bollente a Pignotti. Questi e il socio di minoranza, l’ambiguo Bartolomei, (la loro ultima comunicazione pubblica, dal tono piuttosto arrogante e ipocrita, risale al 17 maggio!), si sono comportati in modo tale da giustificare la condanna unanime degli sportivi sambenedettesi nei loro confronti. Non c’è nient’altro da dire tranne la speranza che i loro creditori (economici  e morali) abbiano  – in qualche modo – piena soddisfazione. Intanto il marchio dei peggiori amministratori della Samb, dal 1923 al 2013, non glielo toglie nessuno.

Il Sindaco si è reso corresponsabile dell’omicidio calcistico della nostra squadra.  La Samb non è una azienda privata come tante altre poiché – a torto o a ragione – coagula e mobilita la passione di gran parte della città e ne costituisce oggettivamente – in qualunque modo la si voglia vedere – patrimonio storico e sociale inalienabile. Doveva quindi essere tutelata in altro modo e non solo con i tentativi maldestri e infruttuosi degli ultimi due mesi, ma anche prima perché di mezzo, oltre alla Samb, c’è la gestione e valorizzazione della più imponente struttura pubblica della città.

In qualsiasi paese civile, se ne sarebbe fatto un uso ottimale in perfetta sinergia fra pubblico e privato, con soddisfazione dei reciproci e legittimi interessi. Da noi, invece, attorno ad essa, si è aggrovigliato un grumo di interessi oscuri dall’esito fallimentare che un’amministrazione attenta doveva evitare. Una famiglia seria che rilevasse la Samb per la Lega Pro s’era trovata molto prima della fatidica scadenza del 16 luglio. Grave colpa del Sindaco è stata aver permesso a P&B di tergiversare pervicacemente fino a far saltare l’iscrizione NON dando ai Milone le garanzie da loro giustamente richieste in tempo utile per il deposito della fidejussione.

Il sindaco non doveva permetterlo. Se non ci riusciva da solo, a mettere i due davanti alle loro responsabilità, doveva chiamare in suo aiuto l’intera città sportiva per raggiungere lo scopo. Non lo ha fatto, è andato avanti per la sua strada da politicante (ricordate alla Terrazza il balletto indecoroso dei complimenti reciproci fra De Lillo e lui per l’imminente iscrizione alla Lega Pro?) e adesso se ne raccolgono i cocci. Per me dovrebbe dare le dimissioni, già solo per questo. So che non lo farà mai essendo del tutto sprovvisto della capacità di autocritica e di umiltà. Non importa: la città, a quel che vedo e sento, l’ha già sfiduciato.

Infine gli imprenditori sambenedettesi. Anche in questo caso il loro silenzio è stato assordante. E non vale – a loro giustificazione – la “paura dei tifosi” perché le vicende degli ultimi anni stanno lì a dimostrare che è avvenuto l’esatto contrario ovvero sono stati i tifosi a dover sopportare, pur di vedere risorgere la Samb, di tutto e di più di fronte alle scorribande di dirigenti senza pudore e senza scrupoli. Anche l’ultima colletta ha visto questi (im)prenditori pidocchiosamente latitanti. La gran parte dei soldi raccolti è venuta dalle tasche di semplici piccoli tifosi, per i quali anche le 100 o 200 euro significano qualcosa nel bilancio familiare, non da chi da questa città ha avuto tanto senza dare niente.

Un’ultima precisazione a latere. Io ho salutato con entusiasmo la nascita di Noi Samb (e il buon Fabrizio Roncarolo lo sa) così come era successo con quella di TPS anni addietro. Ho sempre auspicato la fusione delle due associazioni nell’interesse unico e comune dei rossoblu. Negli ultimi tempi ho dovuto tuttavia e con rammarico notare che Noi Samb (sicuramente in buona fede e pensando di fare il bene della Samb) è andata troppo a rimorchio dei percorsi fallimentari indicati dal Sindaco. Sebbene TPS – come associazione –  e Riviera Oggi – come quotidiano – si siano offerte, dopo iniziali equivoci, di collaborare per raggiungere il massimo degli obiettivi possibili, ho avuto l’impressione che il loro appoggio sia stato vissuto con fastidio. Probabilmente la componente dei tifosi organizzati all’interno di Noi Samb ha pensato – e non ne capisco il perché – che fosse giusto così, ma secondo me hanno sbagliato bersaglio.

Ricordo benissimo quando – all’epoca delle trattative convulse coi Milone e in attesa del ricorso del 25 luglio – ci si invitava a tacere per non rovinare i piani che erano stati prospettati in alto loco e che ci avrebbero portato trionfalmente in Lega Pro. Ci sono cascato anch’io, tacitandomi e chiedendo di tacitarsi. La conclusione avvilente di questo percorso è stata… l’Eccellenza! Forse qualcuno, oltre ai responsabili principali di cui sopra, dovrà riflettere un po’ – e lo dico senza acrimonia – prima di attaccarsi addosso l’etichetta in esclusiva di difensore della Samb.

Ho completato questa lettera lunedì 6 agosto, al morire di ogni speranza di qualsiasi ripescaggio e contestualmente all’avvento della nuova proprietà alla quale chiedo onestà e chiarezza d’intenti. Mi firmo con nome e cognome e, a scanso di equivoci, specifico che Riviera Oggi non c’entra nulla con quello che ho scritto. Copia di questa lettera manderò al Sindaco che dopo avermi gratificato di una risposta personale a un mio post pubblico sulla sua bacheca FB – e aver sostenuto con me un breve carteggio privato – ha ritenuto di non dover rispondere più alle mie incalzanti ma civili richieste di chiarimento sulla vicenda. Faccia come vuole, così come faccio io che – da sambenedettese e tifoso rossoblu – ho tratto le mie conclusioni che voglio rendere pubbliche.

Gianfranco Galiè