SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Talentuoso e poliedrico. Non c’è percorso che Alessandro Bonan non abbia intrapreso. Un po’ per curiosità, un po’ per incoscienza. Giornalista e conduttore, negli anni ha anche sposato il mondo della musica e della scrittura. In cambio però ha abbandonato quello delle telecronache. “Non mi divertivano, non erano roba per me – confessa – da questo punto di vista sono pigro, avevo la tendenza a distrarmi davanti al monitor. Se ti deconcentri, sei fritto”.

Anatomia di una voce è stata un’eccitante liberazione. Romanzo noir dal ritmo incalzante, ha svelato le due anime dell’autore. Una bianca e una nera. Bonan non si scompone, anzi ci scherza su e ammette che non proverebbe lo stesso gusto se gli proponessero di buttar giù un libro a sfondo calcistico: “Sarebbe come portarmi il lavoro a casa”.

Eppure capita che la creatività, l’eccessiva creatività, paghi lo scotto del pregiudizio. “C’è la tendenza ad infilare le persone nelle caselle da cui sono uscite. Chi fa qualcosa di diverso non viene mai visto di buon occhio, lo etichettano come esibizionista”. Proprio per questo motivo lo sforzo è stato duplice. Massima attenzione su parole e aggettivi utilizzati, cura certosina del linguaggio e della scrittura: “Volevo che il libro fosse intoccabile. Fortunatamente le recensioni sono state tutte positive, nessuno mi ha stroncato. Ero terrorizzato, soffro molto le critiche negative”.

Al Circolo Tennis Maggioni di San Benedetto è approdato alla prima occasione utile. Ininterrottamente in onda da inizio giugno, Bonan è infatti il volto del calciomercato targato Sky. Trasferimenti, ingaggi milionari, comproprietà, procuratori. L’argomento più abusato dell’estate diviene al contrario spunto per uno show tanto originale quanto inimitabile. Chi ci prova naufraga penosamente. Perché puoi rubare tutto, tranne l’anima. Quella è una e irripetibile.

Nel 2007, un Milan fresco Campione d’Europa si mostrò assai latente sul fronte degli acquisti. “Speciale Calciomercato” installò allora una web-cam fissa in Via Turati per controllare se nella sede rossonera bazzicasse qualcuno. Passavano a malapena residenti e taxi, in fondo il programma tallonava la mezzanotte. Bonan lo sapeva bene, ma l’importante era scherzarci su. Non conta il contesto, qualunque occasione è buona per esorcizzare. Pure gli ultimi trenta minuti di trattative esigono lo sdoganamento. E così all’Ata Hotel si intervista l’usciere, si disturba il dirigente trafelato, si lancia il conto alla rovescia.

E’ lo spirito arboriano che ogni tanto fa capolino: “Il mio sogno è poter emulare quel clima. Credo tanto nelle atmosfere, poco nella scrittura di uno show. O meglio, se c’è il clima giusto puoi concentrarti sulla scrittura, ma deve trasparire il concetto del divertimento”.

Non si vive di mero 4-4-2. La figura di Renzo Arbore torna anche nel genere musicale prediletto: lo swing. “Quando conduco è come se avessi una musica in testa, la trasmissione gode di ritmo. Sono un cultore del tocco e via, una sorta di gioco barcellonese, un tiki-taka munito di affondo, non fine a se stesso. Il bravo conduttore sa giocare di prima e tiene meno palla possibile. Agli esordi seguivo le regole impartite dagli altri, poi ho capito che avrei potuto mettere qualcosa di mio, di diverso”.

L’estate 2012 poggiò sulle note di “Melioni di Melioni”. Per la prima volta in nove edizioni “Speciale Calciomercato” brillò di sigla propria. Firma e voce? Ovviamente di Bonan. “L’idea mi balenava in testa da un po’. Era un gioco ed un modo per far parlare del programma”. Missione compiuta: il brano scalò le classifiche di iTunes e incassò 2 mila euro, prontamente girati al sindaco di Mirandola per contribuire alla ricostruzione della Biblioteca Comunale, distrutta dal sisma.

Un anno dopo muta la melodia, non l’obiettivo della solidarietà. Il ricavato de “La Fonte” verrà interamente devoluto alla Fondazione Borgonovo. “Ho scritto una canzone su Stefano, non l’ho mai pubblicata. Lo vidi nel 2010, nel pieno della malattia. Mi sentii male, non perché mi trovavo di fronte ad un uomo in quelle condizioni, semmai perché mi sentivo piccolo e le mie miserie quotidiane erano banali in confronto al suo dramma. Ero un suo tifoso: alla Fiorentina, al Milan, mi piaceva come giocava. Un giorno lo incrociai all’Ikea, gli andai incontro, gli strinsi la mano. Annuì, ma aveva uno sguardo spento. Non so dire se avesse già contratto la Sla. Paradossalmente, quando lo ritrovai, immobile su quel letto, era più vivo, quegli occhi esprimevano riconoscenza per ciò che la gente stava facendo per lui”.