BELLANTE  – Settanta opere, alcune delle quali mai esposte prima: colpisce, maestoso,  il monumentale dipinto Il Pastore Bianco (450×270) del 1963.

Nelle stanze di Palazzo Saliceti nel borgo medioevale di Ripattoni, sabato 20 luglio (dalle ore 19) sarà di scena un pezzo significativo dell’arte moderna e contemporanea italiana: a cinquant’anni dal Manifesto del Pastore Bianco un omaggio doveroso a Guido Montauti e le pietre “parlanti e “suonanti dell’artista sardo Pinuccio Sciola che il 26 si “esibirà” dal vivo con una performance tutta da ascoltare (per una anteprima http://www.pinucciosciola.it/homeita.html).

Le pietre angolari e protagoniste, quelle che il direttore artistico Gianni Melozzi ha voluto come fulcro della kermesse, sono quelle dipinte, substrato delle pitture rupestri di Guido Montauti, e quelle rese “cantanti”, sonore cioè, dalla tecnica singolare del settantunenne poli-artista sassarese Pinuccio Sciola.

Per Montauti, scomparso (a 61 anni) nel 1979, definito dai critici una di quelle glorie dell’arte recente d’Abruzzo non sempre considerate a dovere in patria (sulla falsariga, per intenderci, di un Andrea Cascella), ma “capace di esprimere un linguaggio nuovo e inconfondibile”, ricorrono proprio nel 2013 i 50 anni della stesura (1963, Teramo) del “manifesto del pastore bianco”: l’animosa scelta con cui lui e i suoi compagni d’avventura artistica – Alberto Chiarini, Diego Esposito, Pietro Marcattili e il pastore Bruno Bartolomei – rinunciarono all’autonomia della firma scegliendo la scommessa di un’opera collettiva nei cicli rupestri delle grotte di Segaturo, presso Pietracamela, borgo nativo del pittore. L’occasione, dunque, era davvero imperdibile.

Le opere di Montauti hanno trovato casa a Palazzo Saliceti, in una mostra resa irripetibile anche dal contributo offerto dalla famiglia Montauti che ha estratto dalla sua collezione pezzi mai esposti e dall’allestimento della direttrice dei Musei Civici di Teramo, Paola Di Felice. Sempre a Palazzo sono state ambientate le creazioni di Sciola, il quale fa scaturire dalle “sue” pietre, mentre le lavora, sensazioni sonore che vanno a rifrangersi e sovrapporsi a quelle visive: una “melodia cristallina che trasferisce grandi emozioni quasi richiamando lo scorrere  dell’acqua, quella pura che scende dal nevaio, quella che gocciola, quella che salta e gorgoglia nei torrenti”.

“I borghi antichi sono una risorsa incomparabile per il nostro paese; una risorsa di cui la nostra regione è molto ricca. Ripattoni è un luogo ricco di suggestioni, costruito sulla pietra, quella pietra che torna protagonista nel programma di Ripattoni in Arte nel tentativo di proporre un museo diffuso in grado di soddisfare i più esigenti senza mai perdere di vista il contatto con il territorio che ospita la manifestazione” dichiara il direttore artistico, Gianni Melozzi.

E nel borgo, molte le attrazioni. Anch’esse nel segno prescelto della pietra. Di pietra e pietra madre parlano le mostre fotografiche di Valentina Di Quinzio, Guido Ramini e Graziano Scandurra. Protagonista la Pietra nella collettiva organizzata dagli artisti di Bellantarte – che però propongono altre due mostre, una di soli artisti teramani e un’altra articolata nelle vie del borgo in varie personali. E sulle pietre dei palazzi del borgo rimbalzeranno le parole degli scrittori.

Fabrizio Ghilardi (oltre a scrivere si occupa di relazioni istituzionali e della progettazione di reti di cooperazione transnazionale) con il suo “Wembley in una stanza” dove il subbutteo, il gioco che ha appassionato migliaia di bambini, accompagna i due protagonisti, chini sul tappeto verde, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Quegli anni ci racconterà Ghilardi in una conversazione con il giornalista Antonio D’Amore.
Nicoletta Bazzano, ricercatrice di Storia moderna presso la Facoltà di Scienza della comunicazione dell’Università degli studi di Teramo,   presenta Donna Italia un libro che parla diuna donna e di un luogo che hanno lo stesso nome: Italia. La prima è allegoria del secondo e, dall’antichità ad oggi, è stata via via rappresentazione artistica letteraria e politica”. A dialogare con lei, Raffaella Morselli, docente di storia di Arte Moderna di Scienze della Comunicazione.

A far “rimbalzare” le parole degli scrittori e dei visitatori saranno gli studenti di Scienze della Comunicazione attraverso l’hashtag di twitter; un gioco di interazioni perché chiunque possa aggiungere la sua “pietra” a una rassegna che, nel solco del Montauti-pensiero, si presenta davvero come opera collettiva. Di molte voci e tanti segni, alcuni dei quali nati in diretta,  “dentro” la manifestazione.

Infine l’omaggio, curato da Sandro e Alberto Melarangelo, nella Chiesa dedicata a San Giustino e San Silvestro,  al grande maestro Ugo Sforza. Nell’immaginario collettivo di Teramo, Sforza, rappresenta la figura emblematica dell’artista decoratore di grande talento, espressione massima della qualificata categoria dei pittori decoratori che tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento decorarono tante chiese del territorio quanto molte abitazioni signorili.

“Quest’anno le aspettative sono elevate, perché è stato messo in piedi un programma che realizza un vero e proprio “salto di qualità”, grazie alle preziose sinergie tra l’associazione culturale BellantArte, la Pro Loco di Ripattoni, la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, la Società della Musica e del Teatro ”Primo Riccitelli” e l’Istituto Musicale Braga, con la sapiente direzione artistica di Gianni Melozzi. Così è stato possibile – tra l’altro – portare a Ripattoni le opere del Maestro Guido Montauti, con un allestimento, curato da Paola Di Felice, che metterà in mostra circa 70 opere, alcune delle quali mai esposte finora, nella splendida cornice di Palazzo Saliceti, appena riaperto al pubblico” afferma il sindaco di Bellante, Mario Di Pietro.

Per la musica, domani sera, la perfomance “sleeping concert e sonorizzazioni spaziali” del duo Fabio Bonomo – Alessandro Scenna (strumenti a percussione provenienti da varie parti del mondo, decontestualizzati e riproposti in una chiave assolutamente originale) e il Melos Clarinet Ensemble, Piccola orchestra di clarinetti del “Braga”