SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ripascimento, chi l’ha visto? I circa 5 mila metri cubi di sabbia che avrebbero dovuto rafforzare il primo tratto d’arenile sambenedettese ancora non sono stati depositati. L’intervento, finanziato dalla Regione per un importo pari a 60 mila euro, sarebbe dovuto partire lunedì 8 luglio. Ad essere interessati gli chalet “Bacio dell’Onda” e “Da Luigi”, oltre alla zona di rimessaggio delle barche del Circolo Nautico.

Il procedimento durerebbe cinque giorni. La mattina i camion provvederebbero a trasportare la rena da Porto San Giorgio e a depositarla in prossimità dell’Albula, mentre di notte questa verrebbe stesa lungo il perimetro stabilito.

Alla base del ritardo c’è il mancato nulla osta dell’Arpam di Ascoli Piceno. Al contrario, da parte degli altri enti – tra cui il Genio Civile e lo stesso Palazzo Raffaello – il via libera è giunto da giorni, dato che il materiale è stato ritenuto idoneo e non inquinato.

“I permessi ci sono tutti, ne manca uno”, afferma sconsolato l’assessore ai Lavori Pubblici, Leo Sestri. “La ditta disposta a lavorare di notte l’abbiamo trovata, basta un segnale e noi partiamo. Sono in contatto quotidiano con i concessionari, che informo puntualmente”.

Immaginabile la loro ira, che si mescola facilmente allo sconforto. Domenico Ricci del “Bacio dell’onda” racconta il disagio con l’ausilio dei numeri: “Abbiamo perso una cinquantina di ombrelloni. Ciò significa aver dovuto mandar via dei clienti a cui inizialmente avevamo promesso il servizio, vi lascio intuire le loro reazioni. Si deve essere chiari e trasparenti, manca la serietà professionale. Se non si è capaci di fare gli amministratori si deve andare via”.

L’irritazione nasce più che altro dalla precarietà e dall’improvvisazione. Tradotto: sabbia o non sabbia, dateci una risposta definitiva. “Se il ripascimento non si fa, devono dircelo. Non mi importa sapere di chi è la colpa, tanto viene sempre rimbalzata. Siamo stufi”.

Colpito dall’emergenza erosione, anche se in tono minore, lo stabilimento “Da Luigi”. Il mare stavolta risparmia il 50% del segmento, costringendo comunque i titolari a rimuovere e a reinstallare gli ombrelloni in prossimità della riva. “Ce la caviamo così – dice Ennio Capriotti – attorno alle 17 l’acqua tocca le gambe delle persone. Senza dimenticare che una ventina di ombrelloni sono stati lasciati nel deposito. Personalmente non ci spero più, sono avvilito”.

I concessionari percepiscono una sorta di accanimento sulla categoria. Il caos ripascimento rappresenta infatti l’ultima goccia di un vaso colmo. A riempirlo la difficoltà d’utilizzo dell’acqua non potabile negli chalet e l’ordinanza comunale che sta impedendo la balneazione nei primi cento metri di litorale, a partire da nord. “E’ tutto patetico, si sta facendo il possibile per mettere in ginocchio l’unica impresa naturale del territorio”.