Regolamento elettorale. Aspettavo la chiusura delle urne per comunicare ai lettori i miei convincimenti sulle modalità da legiferare per le campagne elettorali. La Legge nazionale definita “porcellum” dagli stessi che l’hanno approvata (un motivo che da solo sarebbe sufficiente per mandarli tutti a casa) va modificata radicalmente ma prima pubblicizzata dagli organi di informazione con una pignoleria che non è stata usata all’inaugurazione del “porcellum” diventandone complici. Ora la condannano tutti, a dimostrazione che qualcosa non va nei mass media italiani. Giusto?

Capitolo chiuso nella speranza che i soliti noti non rifacciano i furbi, da Letta a Casini. Voglio invece dire dettagliatamente la mia su alcuni cambiamenti che sarebbero necessari per le elezioni comunali, per quelle regionali e nazionali ne parlerò un’altra volta perché non possono essere gli stessi.

La legge per eleggere il sindaco è buona ma perfettibile. Per esempio la durata di 5 anni è esagerata o perlomeno ci dovrebbe essere una tornata mediana nella quale sia possibile uno stravolgimento tra gli stessi eletti per rendere i sindaci meno dittatori specialmente nel secondo mandato quando, per loro stessa dichiarazione, non hanno più nulla da perdere. Ogni riferimento a Giovanni Gaspari è puramente casuale perché il “malanno” è generalizzato. Limiterebbe il potere di dire ad uno o più assessori che, o fanno come dice lui o da domani perdono il “posto”. Ne dovrebbe rendere conto già dopo 24 mesi.

Per il regolamento elettorale ho invece alcune idee tendenti a limitare il potere dei Partiti per dare più importanza all’uomo che, teoricamente dovrebbe raccogliere il consenso degli elettori senza il laccio dei Partiti che tendono ad eleggere un loro primo cittadino e non quello di tutti. Come prima cosa quindi le foto dei candidati sindaci non dovrebbero avere a fianco lo stemma di un Partito ma solo il loro curriculum vitae. I nomi andrebbero scelti da vere primarie dopo che alcuni candidati abbiano dato disposizione a sacrificarsi e cambiare la propria vita per dedicarsi al bene dei propri concittadini.

Dovrebbe essere quindi vietata categoricamente la pubblicità a carico dei Partiti ma i fondi garantiti dallo Stato dovrebbero servire per sovvenzionare un neutrale ufficio elettorale che dovrebbe farsi carico di fare manifesti e tutte le azioni atte a far conoscere in modo “asettico” i vari concorrenti. Stop quindi a sindaci appoggiati da più liste che io ritengo un grande inganno tendente a illudere candidati solo per usufruire dei voti della sua famiglia come minimo ma senza alcuna speranza di successo.

I candidati consiglieri comunali dovrebbero far parte di un altro elenco in ordine alfabetico e i primi eleggibili (30, 40…) andrebbero a far parte del consiglio comunale. Tra di loro andrebbero eletti i 4-5 assessori necessari (quello alla vera trasparenza prima di tutti) che dovrebbero avere il compito di gestire i servizi a loro assegnati senza portafoglio. Portafoglio che deve essere tutto nelle mani del sindaco ma per usarlo deve rispettare le esigenze di chi dirige gli assessorati che hanno altresì il ruolo di controllare e far trasparire il sindaco stesso. Che non può essere messo in discussione prima di due anni dalla sua elezione. Per chiudere l’argomento devo premettere che anche un simile regolamento non sarebbe quasi perfetto (nulla lo è) se la mentalità italiana di considerare la politica un potere e non un servizio non cambia. Lo dimostra che dal fare servizi per gli altri tutti vorrebbero scappare, dalla politica nessuno.

Altri dettagli: andrebbe vietata la possibilità ai candidati (sindaco o consigliere) di andare in casa degli elettori (lo si fa solo per chiedere e dare qualcosa) e tantomeno consegnare alla gente i vari santini. Far conoscere lo status viventi delle persone candidate deve essere un compito istituzionale e non a carico del privato cittadino come suggerisco all’inizio di questo mio articolo. Ho notato invece che, rispetto a qualche anno fa, la pubblicità elettorale è molto personalizzata e non appare più l’elenco dei candidati con le varie professioni lungo le strade, esiste solo all’interno dei seggi dove generalmente i cittadini hanno timore di indicare con il dito il candidato da suggerire al proprio famigliare. La pubblicità delegata agli organi di informazione deve essere uguale per tutti. In quanto non deve essere eletto il più fotografato o il più ricco ma il migliore in tutti i sensi e cosa può indicarlo meglio dei trascorsi della sua vita. Il cittadino sarebbe spinto ad interessarsi di più senza essere imbarazzato da chi gli consegna il santino o gli chiede palesemente il voto. Senza essere troppo presuntuoso, credo che il futuro della democrazia debba essere questo.

E ancora: tutti i candidati sindaco hanno diritto a dire la propria e dare input sui consiglieri da eleggere ma andrebbe fatto in pubbliche piazze e molto spaziose (anche uno stadio andrebbe bene). A turno e per diverse ore alternandosi tra di loro con lo stesso minutaggio. La folla sarebbe di idee diverse tra loro. Mi sembra infatti sbagliato o meglio inutile,  fare come si fa adesso riunendo in prossimità del voto i cittadini in una piccola piazza dove vanno i simpatizzanti certi e chiedergli il voto. Sono di solito accompagnati da personaggi politici provinciali o nazionali come se fossero altrettanti santini. Non serve  a nulla né, secondo me, fa guadagnare un voto. Anzi potrebbero solo farli perdere. È successo, secondo me, in un comizio di questo tipo nel quale a Grottammare un candidato ha esaltato la città turistica come la più importante del medio-basso adriatico, dimenticandosi che tra la piccola folla c’erano anche sambenedettesi residenti a Grottammare. Mi auguro che non abbia fatto perdere voti anche perché finora una certa egemonia partitica dovrebbe dare il cambio o perlomeno essere meno sicura del potere come è successo fino ad oggi.

Chiudo con una specie di “imposizione” detta nello stesso comizio da un rappresentante importantissimo della nostra provincia: “Badate che è importantissimo stare davanti all’ingresso dei seggi per tutta la durata del voto”. Si riferiva evidentemente (a conferma di quanto ho detto sopra) ai suoi fedelissimi, c’erano solo loro. Un modo che credevo caratteristica della politica comunista dei tempi antichi e che io abolirei, perché la presenza di candidati davanti ai seggi è molto imbarazzante e negativamente emozionante per chi va a votare, essendo il voto ancora un segreto da conservare, almeno quello.