TERAMO – Fabbriche-dormitorio gestite da cinesi scoperte in diversi Comuni della provincia di Teramo, e caratterizzate da un aspetto finora inedito: tra i lavoratori in nero alle dipendenze degli asiatici anche indiani, albanesi e italiani.

E’ stata denominata “Operazione Filorientale” la serie di controlli portati avanti dagli ispettori della Direzione Territoriale del Lavoro e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro in collaborazione con i militari del Nucleo Operativo del Gruppo Carabinieri Tutela del Lavoro di Napoli  e con le stazioni Carabinieri del Comando Provinciale di Teramo.

Numerose le irregolarità e i reati contestati nell’ambito dell’operazione, finalizzata alla verifica della corretta attuazione delle norme di sicurezza dei luoghi di lavoro, l’emersione del lavoro nero e sommerso negli opifici gestiti da cinesi, presenti soprattutto nella zona della Val Vibrata.

Dai controlli è emersa una situazione non nuova nelle realtà lavorative gestite da asiatici, in cui ambienti di lavoro e vita quotidiana coincidono e si sovrappongono: sono stati trovati infatti ambienti, ricavati attraverso divisori di cartongesso, in spazi angusti fra le macchine da cucire, in cui i lavoratori dormivano, si riposavano e mangiavano durante le pause. I locali risultavano fatiscenti, senza alcun minimo requisito igienico-sanitario.

L’operazione ha impegnato 68 unità che hanno passato al setaccio 30 laboratori tessili, trovati tutti irregolari, al cui interno lavoravano complessivamente 296 lavoratori extracomunitari, di cui 75 in nero (16 clandestini e un minorenne). Sono inoltre stati sequestrati 22 immobili adibiti a laboratori (e risultati tutti di proprietà di cittadini italiani) e macchinari per un valore di 8.477.000 euro.

1379 le prescrizioni per contestazioni di violazioni alle normative in materia di sicurezza, per un importo complessivo di 7.074.524 euro, e 19 i provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale. Le sanzioni amministrative comminate sono di un valore complessivo di 33.450 euro, mentre è di 1.205.277 euro il valore delle omissioni e l’evasione contributiva. 30 i cinesi denunciati. Nelle aziende venivano lavorati o confezionati capi di abbigliamento e pelletterie spesso commissionati da famose griffe. Tra i fenomeni emersi quello di lavoratori non esclusivamente di nazionalità cinese: sono infatti stati trovati anche indiani, albanesi e italiani che lavoravano in nero alle dipendenze di datori di lavoro asiatici.