SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Martedì 16 aprile presso il Teatro Concordia si svolgerà l’ultimo appuntamento con la rassegna “Mondi lontani e mondi vicini” organizzata dall’associazione Buster Keaton.
Per l’occasione verrà proiettato, alle ore 17 e alle ore 21.30, “La bicicletta verde” della regista Haifaa Al Mansour. L’ingresso è gratuito a tutte le proiezioni per i cittadini immigrati residenti nei comuni dell’Ambito Territoriale Sociale XXI, per gli studenti delle scuole superiori e per i cittadini di età superiore ai 65 anni.
IL FILM: Ogni giorno Wadjda passa davanti a un negozio di giocattoli e si ferma a guardare la bella bicicletta verde in vetrina. Anche se alle ragazze islamiche è proibito andare in bicicletta, Wadjda sogna di comprarla e per raccogliere i soldi necessari escogita un piano, cominciando a vendere a scuola nastri musicali registrati e aiutando una ragazza più grande a incontrare un ragazzo. Il suo piano però non funziona e a lei non resta che cogliere al balzo una nuova occasione: partecipare a un concorso di lettura del Corano con in palio una cospicua somma di denaro. Con l’astuzia, cercherà un modo per sconfiggere i rivali e arrivare prima.
Un film in cui la tesi non soverchia la narrazione, ma ne è diretta conseguenza: i dettami della dottrina wahabita, l’ottusità delle discriminazioni sessuali, i cul de sac logici e le ipocrisie del dogma fondamentalista si scontrano non tanto con una concezione idealistica del mondo, ma con i sogni e i bisogni pratici di un’adolescente spensierata ben prima che rivoltosa, razionale ben prima che scientemente eretica, un tenero soggetto teso tra una concezione del mondo capitalistica (il desiderio è in primis una variante economica), l’ammicco alla cultura Occidentale e il diktat musulmano radicale. Musica hard, Converse ai piedi, aria da maschiaccio, Wadjda pare rivendicare pragmaticamente il diritto di essere protagonista di un qualsiasi teen movie. Il resto viene da sé. E se l’oggetto del desiderio, il frutto assurdamente proibito, è semplicemente per giocare, per divertirsi prima che per opporsi, il modo con cui vuole conquistarlo, l’affronto, è la dedizione utilitaristica alla regola, lo studio competitivo del Corano a fini di lucro. Così, a scuola, Wadjda piega l’apparato ideologico di Stato al suo fine: vincere la gara di recitazione del testo sacro per soddisfare la propria volontà. Amen: la sua innocenza maliziosa denuda con noncurante leggiadria ogni Re di questo film fieramente al femminile, importante restituzione di un punto di vista negato.
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