SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dalla finale del Festival di Castrocaro a quella di Sanremo Giovani, in cui vince nel 1994 e nel 1995 rispettivamente con Soli e con Che sarà di me, Massimo Di Cataldo, vi partecipa nuovamente, nella sezione Big, con Se adesso te ne vai (1996) e con Come sei bella (1999), tratto dall’album Dieci, disco d’oro dopo la prima settimana di vendite. Il suo primo album Siamo nati liberi viene pubblicato in 35 paesi in lingua italiana ed in lingua spagnola in Spagna e Sud America. A San Benedetto come testimonial della Giornata Mondiale del Teatro, racconta a Riviera Oggi i suoi successi di attore, oltre a quelli di cantante.

Come sei passato dal teatro, in cui hai mosso i primi passi, alla musica?

Il teatro e la musica erano due passioni che convivevano insieme in me per cui il passaggio è stato molto naturale; effettivamente il mio approccio al teatro è stato musicale: già cantavo, producevo musica, suonavo da ragazzo nelle band romane alla fine degli anni 80. Ad ogni modo credo che le stesse siano molto vicine come concezioni, per questo possono combinarsi insieme.

Come mai hanno scelto proprio te come testimonial della Giornata Mondiale del Teatro?

Secondo me perché, oltre ad aver lavorato in questo ambito, testimonio qualcosa che è possibile anche per chi non è un attore conclamato; rappresento, in questo senso, il teatro come spazio di sperimentazione ampio ed aperto che può accogliere anche il musicista o il saltimbanco, a differenza del mondo della musica in cui è molto più difficile far entrare l’artista teatrale o televisivo.

Perché è più difficile nella musica?

Perché si tratta di un settore più ristretto e specializzato mentre il teatro accoglie ed amplifica tutto ciò che è espressione dell’uomo e porta all’insieme quasi olistico di più arti: la scenografia, la scrittura, la recitazione, la musica ed il ballo.

La tua musica è forse più nota all’estero che in Italia. Perché?

Probabilmente perché in Italia si è conosciuti non solo per il proprio aspetto professionale ma anche per quello privato, per tutto il contorno. Ci sono dei posti in cui sono noto per quello che ho fatto e non per la persona che sono: ad esempio in Sud America, soprattutto in Messico ma anche in Argentina, alcune mie canzoni hanno avuto ampia diffusione e sono state anche interpretate da altri artisti. Comunque sono contento di essere riuscito a fare cose diverse in luoghi diversi; mi è capitato di lavorare anche al cinema in Sabato Italiano, che in Italia non ha avuto un successo tanto eclatante, nonostante ci fossero nel cast attori come Francesca Neri, ma che poi è diventato un cult movie, e, seppur per pochi fotogrammi, in Belli e Dannati (1991), un film di Gus Van Sant con Keanu Reeves e River Phoenix, conosciuto in tutto il mondo.

Cosa hai in progetto al momento?

Attualmente sto lavorando a delle nuove canzoni che probabilmente diventeranno non so se un singolo o un nuovo album, il progetto deve ancora prendere piega; comunque sicuramente l’estate prossima sarò in tournèe.