SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Critiche, critiche e ancora critiche. Il pareggio conseguito ad Ancona fatica ad essere digerito. La sensazione che aleggia in città è paragonabile alla sconfitta che il grande Napoleone Bonaparte subì a Waterloo per conto dell’esercito britannico del Duca di Wellington e di quello prussiano del feldmaresciallo Gebhard Von Blucher.

Un episodio che sancì la definitiva disfatta del militare francese e che scalpita in grassetto in ogni libro di storia. Tornando alla realtà e afferrandola con raziocinio, ciò che è avvenuto al Del Conero non ha nulla a che vedere, nemmeno in minima parte, con il parallelismo appena citato. Mancano sette giornate al termine del campionato e i punti di distacco dalla capolista sono soltanto due.

Vincere contro gli undici di mister Favo avrebbe significato mantenere un primato faticosamente guadagnato vendicando al contrempo quanto accaduto a Gualdo Tadino. Il punto conquistato non soddisfa e indirizza il fucile sulle scelte tecniche di Ottavio Palladini che, preso di mira, ha motivato ogni sua decisione nel pomeriggio di martedì. Perché non far arretrare Forgione? Perché non inserire Santoni? Perché sostituire un giocatore con un altro del suo stesso ruolo?  Tanti perché e troppe convinzioni che il tecnico ha smontato senza battere ciglio.

“All’inizio di questa stagione il mio intento era quello di giocare con il 4-2-3-1  ma, analizzando le caratteristiche dei singoli elementi, ho capito che non siamo in grado  – ha spiegato – Questa squadra non può supportare quattro giocatori offensivi e la partita disputata in casa contro l’Amiternina ne è stata una chiara dimostrazione. Se avessi avuto Carpani, che ha delle caratteristiche diverse da Akrapovic, avrei sicuramente valutato la possibilità di far arretrare Forgione. Akrapovic non è un incontrista e rispetto a Carpani è più semplice e lineare. Abbiamo giocato con due 94 e un 95; con un 93 forte esterno di attacco avrei fatto sicuramente diversamente. Non ho utilizzato Santoni perché sui lanci lunghi non avrebbe fatto meglio e non avrebbe raddoppiato sul terzino. Le diffide mi hanno preoccupato inoltre, Pazzi ha rischiato di essere ammonito”.

Il quadro è chiaro, le assenze di Traini, Camilli e Carpani pesano come macigni e faticano ad essere sopperite. “Compio le scelte in base a quello che ho e in base a quello che vedo nel corso degli allenamenti settimanali – ha commentato il tecnico rossoblu – Se avessi avuto a disposizione un Cuccù, ad esempio, avremmo potuto giocare con due mediani. Reputo immotivate le accuse rivolte a Scartozzi il quale si è fatto il mazzo percorrendo chilometri e chilometri, recuperando palle e creando situazioni. Tutto è  cambiato nel corso della ripresa con l’ingresso di Artiago che ha cominciato a pressare. Carminucci, reduce da uno stop di tre giorni, non aveva minuti sulle gambe ed è entrato in affanno con Cavallaro. Siamo stati poco intelligenti e abbiamo letto male tre o quattro situazioni”.

Non tralasciando il discorso incentrato sulle assenze, che comunque non vuole rappresentare un alibi, ciò che non è stato valutato è che l’Ancona ha otto giocatori che hanno militato in serie C. “Non siamo il Real Madrid – dice Palladini – Esistono squadre come il Termoli che hanno speso il doppio di noi. Vincere non significa mettere quattro attaccanti ma vuol dire equilibrio in campo. Nelle partite più importanti non si è potuto schierare la formazione migliore.  Mi accusano di essere un difensivista ma dimenticano che la Samb vanta al momento 65 reti”