ANCONA – Un sapore agrodolce. Quella che ci resta dal derby con l’Ancona – oltre al rintronamento dovuto alle 7 (sette!) bombecarta – è una sensazione divergente. Se il primo tempo – giocato bene, molto – lascia il rammarico per i due punti persi, la ripresa – tremebonda, e nella quale si è rischiato tanto – dà la sensazione di un punto guadagnato. Un pareggio contro l’Ancona ci sta, ma il pareggio di oggi costa il primato.

Punti persi, punto guadagnato. Come vederla? La soluzione – dicevano i latini – sta nel mezzo. La Samb ha sicuramente molto su cui riflettere – il rigore preso ingenuamente, le mancanze in zona gol, i rischi del secondo tempo – ma anche qualcosa da recriminare. Tra il rigore non dato a Napolano e quello dato a Cavallaro ci sono otto minuti (di gioco) e un abisso (nell’economia della partita).

Se l’intervento di Del Grosso era parso palesemente irregolare (“Sul non-rigore non ci credeva neanche lui”, ha detto Napolano), quello in area rossoblu ha lasciato molte perplessità (Carminucci allarga le braccia per coprire Barbetta, e Cavallaro si lascia molto andare).

Passando rapidamente dal possibile vantaggio all’immeritato svantaggio, la strada rossoblu cambia drasticamente pendenza. La partita, già compromessa dall’infortunio di Traini al 6′ (si teme un infortunio al gemello), si fa subito in salita.

Proprio la defezione di Traini peserà molto. Oltre all’assenza di uno dei centrocampisti più importanti del campionato, peserà molto il cambio per Onesti, che toglierà all’allenatore la possibilità di cambiare la squadra della ripresa. Col senno di poi l’inserimento di un attaccante, con l’arretramento di Forgione, sarebbe stata la mossa giusta. Col senno di poi.

La Samb dei primi 6 minuti sembrava poter segnare il vantaggio da un momento all’altro (al 9′ arriverà l’episodio del rigore su Napolano), e l’inserimento di Onesti era certamente improntato nel tenere intatti gli equilibri una volta raggiunto il vantaggio. Vantaggio raggiunto dagli avversari, dal nulla e con un rigore molto tremolante.

La Samb ha il merito di non perdere la testa e il gol, proprio come contro la Jesina, arriva da Ianni – che ormai ha acquisito i gradi da vero bomber d’area. Dopo un primo tempo così, certamente positivo, la ripresa sembra ostaggio della squadra rossoblu. Dagli spalti, dal campo, l’idea è quella di una Samb che passerà 45 minuti in costante proiezione offensiva – non succede.

Con un centrocampo poco dinamico – Onesti non può fare il lavoro di Traini, e Akrapovic non ha la stessa confidenza di Carpani – il peso ricade tutto su Pazzi, Forgione e Napolano, che partono spalle alla porta venendo spesso fermati, o atterrati.

Palladini prova a mischiare le carte, ma nell’inserire Puglia e Shiba preferisce rilevare due attaccanti, Pazzi e Forgione, anziché un centrocampista  – forse per mantenere equilibrio, forse per non “rimangiarsi” il cambio di Onesti e non rinunciare a Scartozzi (oggi uno dei migliori).

La Samb – stanca, priva di idee, impaurita – subisce il ritorno dell’Ancona, e dopo un inizio promettente non ha più la forza di reagire. Le azioni rossoblu si limitano al lancio lungo per Puglia (troppo fumoso) e Shiba: poco, troppo poco. Nel finale l’Ancona prende il controlla, e bisogna ringraziare Barbetta (due grandi interventi su Cavallaro e Martino) se il pareggio non si trasforma in beffa.

Un buon punto, anche se si poteva fare di più. Anche se manca un rigore. Anche se… Anche se una squadra che deve vincere il campionato, specie contro un avversario come il San Cesareo, dovrebbe essere più forte degli episodi. Il ritorno degli assenti e il recupero degli infortunati – Traini su tutti – dovrebbero aiutare. Basteranno?

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