Questo colloquio ci darà modo di approfondire la situazione politica italiana ascoltando prossimamente le opinioni di cittadini e personalità della nostra provincia

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Per capire il mondo serve anche leggere Leopardi”: Lucilio Santoni, poeta “libertario” come lui stesso si definisce, e una chiacchierata tra amici che diventa intervista, finisce con un omaggio al grande recanatese. Perché nonostante lo spirito anarchico (“Qualche volta voto, e stavolta ho votato”), è anche stato consigliere comunale per Rifondazione Comunista a San Benedetto, nel 1997, ma si dimise dopo soltanto un anno “perché per me la politica si fa attraverso la cultura“. Il mondo, l’Italia stanno cambiando? Ovvio parlare del Movimento Cinque Stelle e di Beppe Grillo. Che Lucilio tra l’altro ha incontrato qualche anno fa.

“Dopo un suo spettacolo a Porto San Giorgio, forse nel 2006 o 2007: non c’era ancora il Movimento politico ma si andavano formando i meet-up”. Insieme a Lucilio c’era anche l’amico Gino Troli, e i due si fermarono a cena con Grillo. Lo spettacolo riguardò molti aspetti relativi anche alle multinazionali farmaceutiche e all’oppressione che ne derivava, oltre a temi di attualità e politica. “Sentendo cosa diceva anche a cena, gli chiesi se avesse letto Ivan Illich (figura di estremo spessore culturale e versatilità, tra l’altro riferimento dell’anarchismo cristiano, ndr). Allora lui si sorprese e restò a lungo a parlarmi, perché ovviamente Illich era uno dei suoi punti di riferimento: e aggiunse che l’aveva conosciuto di persona”.

Secondo Santoni, il successo alle elezioni di Grillo va ricercato nell’incontro tra due poli molto distanti: da una parte riferimenti culturali come quello di Illich “e una sua sensibilità personale: Grillo mi pare una persona intelligente ma non nel senso che è stato proprio di Berlusconi“, mentre dall’altra “occorre riflettere sui dati spesso aggiornati: il 50% degli italiani fatica a comprendere il senso di un testo scritto; e a costoro, ad ogni modo, occorre rivolgersi”. Ecco allora che alcuni messaggi tendono alla semplificazione: “Se ad esempio dovessero essere spiegati fino in fondo e pubblicamente alcuni aspetti del reddito di cittadinanza o la riduzione del potere della Chiesa, o il tema della riduzione del lavoro per lavorare meglio e tutti, molti non capirebbero e non si arriverebbe oltre una percentuale risibile di consenso. L’80% dei voti sono arrivati per le battaglie contro la Casta politica, occorre riconoscerlo: è stato un voto di protesta, sacrosanto certo, ma sono in pochi coloro che perdono tempo per approfondire”.

Consideri il M5S un rischio o una opportunità positiva?
“Persone che stimo come Dario Fo o anche Moni Ovadia, pur non avendolo votato, invitano a prendere sul serio questo Movimento. Effettivamente è un cambiamento epocale: e sicuramente, come tutte le svolte, una opportunità. Tra le altre cose, mentre qualche economista pur affermato stava mettendo il cappello sul programma, lui ha detto che solo gli iscritti lo decideranno, e questo mi sembra giusto e buono. Certo, contro Bersani, che mi sembra una brava persona, Grillo ha usato parole molto dure, ma Bersani è costretto ancora a parlare in politichese invece qui occorre rivedere tutto, il lavoro, l’economia, l’organizzazione della società”.

Sei ovviamente legato a riferimenti di sinistra: eppure il M5S non si dà richiami precisi, e all’interno convivono anche persone che si dicono di destra.
“Non penso sia un problema, purché non sia una destra di tipo berlusconiano, molto deprecabile, quella delle imprese private arricchite coi soldi pubblici, quella dell’illegalità diventata legale. Il problema è che la sinistra non ha mai fatto la sinistra, si è messa a ruota, sta smantellando lo Stato sociale senza colpo ferire. Non c’è alcun discorso culturale di sinistra, al di là delle mistificazioni. L’ultimo discorso di emancipazione forse fu la proposta degli anni ’90 di ridurre la settimana lavorativa a 35 ore, ma persino i lavoratori furono tiepidi temendo di guadagnare di meno. Io conosco tante persone della mia età e anche più giovani che si arrabattano e arrotondano, sostenuti da quei 2-300 euro garantiti dai genitori per arrivare alla fine del mese. Chi pensa a queste persone? La sinistra non ci pensa, è ferma ad un mito operaistico che appartiene, per discorsi di massa, al passato. Nessuno difende chi non è subalterno, chi cerca di impostare la propria vita in maniera autonoma”.

Qualcuno parla del rischio di un nuovo fascismo.
“Uno dei film più belli degli ultimi anni è Il Nastro Bianco di Haneke. Ambientato nella Germania del 1913, mostra la deriva pericolosa di una società iper-moralistica. Il rischio potrebbe essere questo, e  mi riferisco alla critica della Casta. Ma d’altronde, per arrivare davvero al fascismo occorrerebbe controllare l’informazione, e se non è accaduto con Berlusconi non vedo come questa possibilità possa attuarsi col M5S, almeno come è ora. La realtà è che oggi la comunicazione ha raggiunto livelli impensabili e stanno accadendo vicende storiche. Si pensi alla crisi istituzionale della Chiesa Cattolica: è un segno dei tempi. La comunicazione non è più controllabile”.

Ma Grillo – con Casaleggio – non rischia di assumere un ruolo troppo verticistico? Dittatoriale, quasi, all’interno del Movimento?
“Non credo: è vero che al momento bisognerebbe essere nella loro testa per immaginare quale sarà l’evoluzione prossima. E’ anche ovvio che in questa fase i ruoli siano ben definiti. Difficile, comunque, che possano far peggio di chi li ha preceduti. Ovviamente, con tutti i voti che ha preso, per le parole che ha usato e per il modo innovativo che ha adoperato, ci sarà un tentativo di demonizzazione di Grillo oltre quelli che potrebbero essere eventuali demeriti. Ma, ripeto, qui va fatta una rivoluzione”.

Ovvero?
“Possiamo vivere con una automobile per famiglia anziché due, puntare sui beni come informazione, tempo libero, decentramento produttivo. Da qualche tempo mi sono trasferito a Cupra Marittima, e già mi sono avvicinato a questo genere di vita: non è fantasia, è possibile; si pensi ad esempio ai Gruppi di Acquisto Solidali. Occorre un sistema di lavoro che consenta a tutti di ottenere almeno il livello di sussistenza. Va tutto ripensato: la cultura, oggi, viene intesa solo come fruizione turistica e commerciale, ad esempio. So che certi temi faranno fatica anche dentro il M5S. Eppure la crisi economica ha aperto prospettive nuove, superare il limite adesso sembra possibile”.

E veniamo alla domanda che volevo porti fin dall’inizio e che ha avviato questo colloquio: nel M5S non ci sono quadri intermedi, funzionari provinciali e regionali. Uno degli slogan è “uno vale uno”. C’è la base e per ora il vertice Grillo-Casaleggio. In alcuni ambienti come per i No Tav forte è il consenso persino tra chi si definisce “anarchico movimentista”. Pensi ci sia qualche contatto tra M5S e anarchia o sia solo propaganda, marketing elettorale?

“Gli anarchici affermano che il potere buono non esiste. Tuttavia questo è un aspetto complicato da affrontare e da analizzare fin da adesso, forse servirà osservare cosa accadrà e riflettere. Inoltre c’è anche un altro potere, oltre quello politico, che è quello burocratico, forse più resistente ancora”.

Non resta che immaginare, ancora una volta, cosa c’è oltre l’ermo colle.