SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non si placa la polemica attorno al caso dei manifesti promozionali installati dall’amministrazione comunale. Ad una settimana dalle elezioni, proseguono infatti le scaramucce verbali tra il sindaco Gaspari, che ha lamentato l’impossibilità di tenere gli incontri con i quartieri sul Bilancio, e Daniele Primavera. Quest’ultimo, irritato dall’ironia più o meno esplicita piovutagli addosso nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, replica seccamente: “Come si può vedere dall’esposto la segnalazione riguardava esclusivamente l’operazione di affissione dei manifesti autocelebrativi e non il ciclo di incontri relativi all’illustrazione del documento finanziario. Il loro annullamento è da ricondursi unicamente alla discrezionalità dell’amministrazione comunale e non al nostro esposto, che non ne faceva parola. Anche qui la nostra opinione sull’onestà intellettuale del sindaco ne esce, ancora una volta, purtroppo confermata. Mette il Bilancio due giorni dopo il voto e va pure a finire che è colpa nostra se la legge gli vieta di fare campagna elettorale con le attività istituzionali: ma ci faccia il piacere, direbbe Totò. Come per Berlusconi, la colpa non è di chi infrange le leggi, ma di chi denuncia. No comment”.

Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista precisa inoltre di non aver mai considerato sicura la condanna del primo cittadino da parte dell’Agcom: “E’ falso. Si parla di possibile e di presunta violazione delle norme. Non sta a noi accertare le violazioni, ci sono organismi appositi che lo faranno, e del resto Gaspari non è nuovo agli accertamenti ed alle condanne, lo dovrebbe sapere. Quanto al problema economico di chi ha pagato il materiale stampato e affisso o stampato e non distribuito per annullamento delle iniziative – prosegue – va da sé che la responsabilità resta all’amministrazione in entrambi i casi, sia in caso di sanzione che di assoluzione, essendo da ricondursi l’operato del Comune unicamente alla volontà dell’amministrazione stessa, e non essendo stato richiesto dal nostro esposto nient’altro che la rimozione dei manifesti affissi, mai avvenuta. In caso di condanna si tratterebbe di materiale che non doveva essere prodotto; in caso di assoluzione”il danno sarebbe invece stato causato dalla cancellazione degli incontri. In entrambi i casi, decisioni assunte in piena autonomia dall’amministrazione e senza alcuna richiesta da parte nostra. Dobbiamo però riconoscere che purtroppo il nostro esposto ha oggettivamente fallito: nonostante quella che a noi pare una violazione palese della legge, a quindici giorni di distanza i manifesti sono ancora lì, in attesa di una decisione che arriverà comunque fuori tempo massimo”.