GROTTAMMARE -A 12 giorni esatti dalla decisione di lasciare la presidenza del Grottammare Luigi Furnari ha rilasciato un intervista in cui ha parlato a tutto tondo della sua esperienza nella società rivierasca.
È trascorsa poco più di una settimana, si è pentito della decisione presa di lasciare la presidenza del Grottammare?
“Non sono pentito della decisione ma risentito perché, purtroppo o per fortuna come diceva la Montalcini, poca gente ragiona col cuore pochissimi col cervello e quasi nessuno con entrambi. Io ho fatto una riflessione su me stesso e ci ho pensato tutta la settimana e ho concluso che in questa avventura ci ho messo cuore e testa. Cuore perché mi sono affezionato e sto cercando di riabituarmi al nuovo ruolo di stare dietro le quinte e confesso che questo mi sta pesando perché ho trascorso 4 anni da presidente più uno vissuto vicino all’era Pignotti. Cinque anni non si cancellano in una settimana di allontanamento a livello fisico. Testa perché avevo delle abitudini. Ho visto tutte le partite anche quando ero malato da cinque anni a questa parte. E’ stata dimostrata compattezza attorno a me e la gente ha capito quello che era il mio momento anche nel dispiacere e hanno accettato il mio passo.

In questi giorni ho ricevuto tantissime chiamate e questo non può che farmi piacere. Come tutte le cose c’è un inizio ed una fine sia nel bene che nel male. In questa situazione la fine è nel bene perché abbiamo dimostrato di aver fatto bene nel sociale. In questo momento non sono più sereno come prima e non ho più la stessa brillantezza e lucidità che avevo nelle settimane addietro. Ci sono distrazioni dovute alla mia sfera personale e non posso dare il massimo e se sono coerente col mio modo di essere, dovevo fare un passo indietro.

Conferma quindi che la motivazione della scelta è esclusivamente personale?

“Come dicevo prima se la mia persona non si sente tranquilla questo influisce sulla mia famiglia, sul mio lavoro e anche sul sociale che in questo caso è la società di calcio. I miei problemi personali sono dovuti ad un sovraccarico di pensieri , di non tranquillità di gestire le cose. Non potendo staccare con la famiglia e col lavoro devo scegliere quelle aree della vita che ti distraggono e che senza la mia presenza possono andare avanti. Sicuramente qualcuno riuscirà a fare più e meglio di me”.

Se si guarda indietro quale è il punto più alto e quello più basso di questi anni di presidenza?

“I punti più alto e più basso li voglio dividere in due aree: la prima è quella prettamente calcistica, la seconda della Società. Durante il mio secondo anno di presidenza (allenatori Del Moro, Malloni e De Amicis) ho vissuto un campionato difficile ma avevamo allestito un grande gruppo, forse atipico per il calcio, fatto di grandi potenzialità nei singoli. Sapevamo che fosse difficile metterli insieme e fu una scommessa far stare bene quel gruppo dove erano presenti leader. Ad un certo punto molti ci davano per retrocessi e in quel momento è stato il punto più basso perché ho dovuto sopportare mille critiche toccando il fondo a livello calcistico. Con una serie di iniziative, però, ossia stando vicino alla squadra e parlando con i singoli riuscimmo a infilare una serie di nove risultati consecutivi ottenendo la salvezza con qualche giornata di anticipo. Quindi il punto più basso e più alto della sfera calcistica li colloco in quella stagione. Il punto più alto dal punto di vista della società è stata la ristrutturazione del “Pirani” con tutti i servizi messi a disposizione: il bar, il luogo di ristoro, il calciotto, il calcio a 11, i pannelli fotovoltaici ed il verde. Il punto pi§ basso è quando mi è venuto a mancare per un periodo una persona importante che risponde al nome di Bruno Talamonti, una persona con cui ho intrapreso il mio progetto”.

Rifarebbe il presidente di una squadra di calcio?

“Sicuramente consiglierei di farlo a chi ha le possibilità sia economiche che in termini di presenza sia di qualità che quantità e questo perché il calcio assorbe moltissimo. Non nego che fare il presidente è una delle esperienze più belle della vita perché si sta a contatto con le persone, si conoscono professionisti, giornalisti, si vive in un mondo diverso da quello reale. Per chi piace di stare in mezzo alla gente è una esperienza che completa. Se la rifarei? Non lo so anche perché ho ancora una ferita aperta e non mi sento di chiudere una porta. Io ho gestito diverse società nel lavoro e sono abituato ad aprire o chiudere i cicli, a ricominciare esperienze in ruoli diversi o nella stessa veste ma in periodi diversi. Sicuramente non sarà a breve che io possa rimettermi al timone della società perché la serenità non è tale per cui io posso dire di riassumermi la responsabilità di riaprire un ciclo. Oggi non avrei la stessa serenità o l’incoscienza per aprire un ciclo. Potrei stare all’interno della società, come farò, dando spazio al prossimo presidente, facendogli da spalla e dandogli consigli come fece Pignotti quando presi il Grottammare e valutando con gli occhi di un tifoso il suo operato. Dovrà avere la libertà massima di sbagliare o indovinare le scelte. L’operato di una persona si valuta alla fine di un percorso”.

Quando pensa di tornare a vedere una gara del Grottammare?

“Lo farò quando mi sentirò pronto. Se prima non ho il cuore e il cervello in simbiosi non posso ripartire. La testa mi porta tutti i giorni a leggere, seguire ed avere contatti con le persone che sono in società e comunque io ho dato la mia disponibilità a chiudere l’anno e a rimanere poi come socio. Il mio cuore, invece, è ancora molto toccato e ha una lacrima che non riesco ad asciugare. Quando le due cose si riconcilieranno, tornerò. Ho promesso di vivere il calcio in ottica diversa e voglio godermi l’attimo del calcio in una serenità diversa, vivendo solo i novanta minuti e non la settimana calcistica”.

Sente di dover ringraziare qualcuno?

“Voglio ringraziare le persone più vicine alla sfera personale: mia moglie e la mia famiglia. Quando ho scritto la lettera di commiato mi sembrava scontato farlo in quella sede. All’inizio dell’avventura hanno sofferto con me perché non sapevamo in cosa andavamo ad infilarci. Quella era la paura di non conoscere. Quando ci siamo ritrovati in questa macchina meravigliosa anche mia moglie si è abituata a gioire. Io sono riuscito a coinvolgere tutta la mia famiglia, compreso mio padre che non ha mai visto una partita di calcio e vederlo gioire per quel progetto, è stata una grande felicità per me. Quando ho deciso di lasciare si sono ritrovati dalla sera alla mattina di fronte ad una nuova situazione e quello è stato il momento più triste di questa avventura anche per la mia famiglia. Li ringrazio per avermi supportato in quello che ho fatto e li ringrazio perché sopportare un fiume in piena come me non è facile”.

Vuole fare un augurio alla squadra?

“Io sono molto legato alla prima squadra e alla juniores. Riguardo alle squadre del settore giovanile mi sono posto con una certa distanza per non soffocare il ruolo dei vari responsabili. Lo scorso anno penso di aver avuto lo spogliatoio perfetto fatto di bravi ragazzi e di giuste individualità con un leader forte, Ludovisi, e con un grande allenatore, Zaini, anche se l’epilogo non è stato quello forse giusto per quello che ci aveva dato. Era riuscito con poco a fare calcisticamente tanto. Ricordo quel gruppo, a livello personale, dei bravi ragazzi. Il gruppo di quest’anno, uno dei gruppi a livello calcistico più forte, anche se numericamente ridotto, su cui si nutrivano alte aspettative, non da vincere il campionato ma da poter stare nelle prime quattro con un allenatore tra i migliori della categoria, un professionista, un lavoratore, uno che lavora sulla persona e quando si lavora in questo modo si ottengono risultati. Questo gruppo mi lascia con il ricordo di aver sbagliato ad inizio anno riguardo alle motivazioni. Forse ho caricato troppo poco per far ottenere un risultato importante che erano i playoff. Mi ero reso conto subito che il gruppo aveva tanto da darmi ma non avevo spinto molto anche perché la mia serenità non era più quella degli anni passati. Il mio augurio è quello di raggiungere il prima possibile posizioni tranquille e di concludere bene l’anno”.