SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’umore è nero, nerissimo. A San Benedetto nessuno parla tra le fila del Partito Democratico. Telefonini spenti o squilli a vuoto: silenzi che valgono più di mille parole. Come quelli del sindaco Gaspari o del segretario locale, Felice Gregori.

Chi risponde, non nega l’evidenza: “Da noi i dati nazionali sono stati addirittura esasperati”, confessa Paolo Perazzoli. “Bisogna ragionare, ragionare, ragionare; l’esito è allarmante”. Per il consigliere regionale i risultati sono decisamente più preoccupanti dei numeri usciti dalle Primarie di dicembre, quando l’ex primo cittadino strigliò l’amministrazione comunale. In mezzo tante polemiche intestine, contornate dalla querelle sulla delibera della pompa di benzina e dal clamoroso boicottaggio ai danni di Margherita Sorge in occasione delle parlamentarie del 30 dicembre.

In città, il Pd ha perso quasi tre punti rispetto alle Comunali di due anni fa: 26,53%, contro il 23,8 conquistato stavolta alla Camera. Tuttavia, a preoccupare sono soprattutto le “teste”, i cosiddetti valori assoluti: 6.833 oggi, 6.733 nel 2011. “Con le elezioni nazionali avremmo dovuto calamitarne almeno 4 mila in più, invece gli elettori sono pressoché rimasti identici”, borbotta qualche iscritto.

C’è poi il fastidio targato Pdl: il movimento berlusconiano, quasi totalmente addormentato – nonché spaccato – nella realtà sambenedettese, ha convinto 6.321 votanti, con una percentuale del 22% superiore al 20,75 (5.268) totalizzato alle amministrative. Un affronto per chi, lunedì sera, ha disertato le comparsate di rito sia in Municipio, che nel quartier generale di Via Balilla.

Chissà a questo punto cosa accadrà nel delicatissimo Consiglio Comunale di mercoledì, che dovrà approvare il Bilancio di Previsione 2013. Gaspari fissò l’appuntamento ad elezioni ancora calde per sfruttare la scia dei festeggiamenti legati alla consacrazione di Pier Luigi Bersani. Adesso il rischio è che il malumore amplifichi una profonda lacerazione già in atto.