SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un Bilancio che piace a tutti, secondo l’assessore Urbinati. Un Bilancio affatto condiviso, secondo il Partito Democratico. Riesplodono i malumori all’interno della prima forza di maggioranza, in vista del delicato Consiglio Comunale del 27 febbraio. Ad irritare molti esponenti dell’assise è proprio la data prescelta dal sindaco Gaspari: due giorni dopo le elezioni nazionali.

Una mossa considerata tattica, con il primo cittadino che intenderebbe sfruttare la spinta di una possibile vittoria del centrosinistra. In fondo, a brindisi ancora in corso chi sarebbe così masochista da rovinare la festa? Senza contare il Popolo della Libertà che, in caso di sberla alle urne, potrebbe disertare l’appuntamento. Ci sono poi i pessimisti – o scaramantici – che temono l’effetto contrario ed un terremoto che rischierebbe di propagarsi immediatamente pure in Riviera.

Non solo. Nel Pd tutti hanno sposato la causa bersaniana e fino al famigerato 25 febbraio non sono previsti strappi plateali. La pentola bolle in silenzio: guai danneggiare il leader nella gara per Palazzo Chigi; i conti si faranno successivamente. Ed è questo l’altro aspetto che irrita.

Il Bilancio non è stato discusso. Non si è svolta nessuna assemblea degli iscritti, né tantomeno quelle partecipative nei quartieri. Ad analizzare il documento i soli uffici e la giunta.

“Cosa costava posticiparlo direttamente a marzo?”, obiettano alcuni consiglieri. La loro idea era appunto quella di aspettare la tornata elettorale per cominciare un dibattito che invece è stato strozzato a priori. Tra i quesiti che sarebbero emersi, certamente quelli legati al lungomare: per un project o un leasing occorrono comunque dei soldi di partenza che alcuni democrat non avrebbero individuato.

Se tali sono i presupposti, risulta difficile che l’atto passi all’unanimità. A metterci il carico ci ha inoltre pensato una nuova lettera, firmata da Emili e Pezzuoli, destinata tra gli altri a sindaco, assessori, consiglieri di maggioranza e dirigenti comunali. L’oggetto è sempre il famigerato appezzamento destinato alla realizzazione di un impianto di distribuzione di carburanti. “Intendiamo informare delle illegittimità contenute nell’atto 87 del 26 novembre 2012 tutti i dirigenti e funzionari coinvolti nella predisposizione degli atti – scrivono – perché, come evidenziato dalla sentenza della Corte dei Conti della Regione, soggiacere alla volontà dell’amministrazione comunale non assolve da precise responsabilità personale”. I due dissidenti invocano pertanto un ritorno della delibera in Consiglio.