MARTINSICURO – Un artista a tutto tondo Giacinto Cistola, che confessa di aver iniziato a suonare per caso a quattordici anni.
“Un mio amico, Roberto Di Quirico, ricevette una chitarra per regalo, mi sembra nel periodo natalizio e iniziò a prendere lezioni da un nostro amico in comune di qualche anno più grande, Richard Tommolini”.

Quindi cosa accadde?
“Fu lui ad insegnarmi i rudimenti dello strumento. In seguito, i miei genitori mi regalarono una chitarra classica Clarissa, acquistata di seconda mano da un vecchio ciabattino che abitava vicino casa. La mia prima chitarra elettrica (sempre di seconda ma forse anche di terza o quarta mano) l’ho comprata dopo qualche anno, in un negozio di strumenti musicali nella vicina San Benedetto del Tronto, e la pagai 20.000 lire. Era un rudere, ma a me sembrava bellissima”.

Chi sono stati i tuoi maestri e soprattutto chi sono i tuoi idoli?
“I miei maestri sono tantissimi ed impossibile da citare tutti, li dividerei in reali e virtuali. Fra quelli reali bisogna assolutamente iniziare da Nicola Diciolla. È stato lui a farmi evolvere da strimpellatore a chitarrista insegnandomi le prime scale. Poi ho preso lezioni da un chitarrista argentino eccezionale, Juan Sgolastra, quindi ho conosciuto Fabio Zeppetella ed ho organizzato e partecipato ai suoi seminari sulla chitarra Jazz. Con Fabio è nata una bella amicizia, ed è sua la nota in 4 copertina del mio libro su Lenny Breau. È necessario citare anche tre musicisti non chitarristi che sono stati miei insegnanti in conservatorio, e sono: Filiberto Palermini, Greg Burk e il relatore della mia tesi di laurea, Davide Santorsola, loro hanno ridato linfa vitale alla mia voglia di continuare a studiare e ad approfondire la musica e la chitarra, inoltre ho partecipato a dei workshop tenuti da noti musicisti, come di Joe Diario, Scott Henderson, Umberto Fiorentino, Garrison Fewell e Gigi Cifarelli. Fra i maestri virtuali, cioè quelli dai quali ho imparato ascoltando la loro musica, non posso citarli tutti sono tantissimi e vanno dai cantautori ai compositori classici passando per il Jazz. Citerò un solo nome, perché ha rivoluzionato il Jazz e l’ha fatto con la sola forza di volontà. Quest’artista è citato nel bel libro di Wynton Marsalis “come il jazz può cambiarti la vita” dove racconta di quanto negativamente fosse stato impressionato dall’ascolto di una registrazione di un giovane, anonimo e poco talentuoso John Coltrane. Ecco Coltrane è l’esempio di come si possa arrivare ovunque se solo veramente lo vuoi. Lui ha cambiato il volto del Jazz non con il talento ma con la costante applicazione allo studio e con un immenso amore per la musica”.

Apprezzato dovunque, un po’ sottovalutato, possiamo dirlo a Martinsicuro. Da cosa dipende secondo te questo diverso trattamento tra le amministrazioni del tuo comune e le altre dove operi?
“Questa domanda sarebbe da glissare utilizzando la famosa locuzione latina nemo profeta in patria. E, ahimè, non vale solo per la parte artistica ma anche per quella didattica, ma ho una così ghiotta occasione di esprimere il mio pensiero e non posso non coglierla. Amo profondamente Martinsicuro, dove sono nato e vivo, ma è l’esatto specchio di questa meravigliosa Italia divorata dalla classe politica e da chi ha il potere economico. L’unica vera medicina per risanare il territorio è la cultura, solo investendo sulla cultura s’investe sull’uomo, dandogli la possibilità di costruirsi una coscienza civica e critica capace di scegliere e di operare in modo costruttivo per il territorio in cui vive, le cose poi arrivano come giusta conseguenza. Il problema è che un popolo colto crea problemi a chi governa”.

Oltre a suonare, sei anche un insegnante di musica.
“Si, insegno in due scuole, Istituzione musicale Giuseppe Sieber in Offida e Over Jazz School a Porto d’Ascoli. Inoltre da questo anno sto facendo da solo e con i musicisti con cui suono, dei workshop sull’evoluzione del Trio – chitarra, contrabbasso e batteria, che è poi la formazione che amo e nella quale mi esprimo. La figura dell’insegnante è importantissima. Non si dovrebbe insegnare per denaro ma per passione. L’insegnante dovrebbe trasmettere all’allievo la passione per la sua materia, non c’è niente da insegnare se non la bellezza di ciò che insegni. Se però riesci a farlo, ci sarà un cammino in cui insegnante e allievo si uniranno nello studio e nella ricerca e ci sarà una crescita per entrambi come artisti e come uomini”.

Ultimamente anche scrittore, parliamo già di due pubblicazioni. Raccontaci qualcosa di questi tuoi lavori.
“Nel 2010 con il gruppo Percorsi Obliqui ho inciso un cd, finanziato dal comune di Offida e dall’istituzione Sieber, con composizioni del geniale pianista Thelonious Monk, con allegato un mio breve racconto dove l’arte è la protagonista e dove immagino alla fine del racconto d’incontrare Monk.
Mentre è di questi giorni l’uscita per la Di Felice Edizioni, sempre finanziato dal Comune di Offida e dall’Over jazz School un saggio dal titolo Lenny Breau – la chitarra fra il pianoforte e il jazz. Questo libro è un omaggio ad un chitarrista geniale che sicuramente ha cambiato dopo il mio incontro con la sua musica, il mio modo di studiare la chitarra e la musica”.

Sei molto attivo anche nel sociale, in quanto sei il segretario e curatore degli eventi musicali per l’associazione Martinbook.
“Qualche anno fa mi ero autoescluso da ogni attività culturale martinsicurese, il Martinbook è stata l’occasione per riprovarci. Noto però che è difficile sradicare alcuni atteggiamenti, voglio dire è più facile bruciare soldi con i fuochi d’artificio o con attività che sembrano funzionare nell’immediato ma che non lasciano niente nel corso degli anni che rischiare investendo nel futuro. Martinsicuro è tristemente nota ed è spesso alla ribalta della cronaca non certo per la cultura. Il Martinbook ha portato Martinsicuro sui giornali, ma con un’altra impronta. Ad esempio ha portato il nome della nostra cittadina alla fiera del libro di Torino ed ha portato la poesia, la letteratura e la musica fra la gente. È chiaro che non si possa avere un immediato riscontro, ma sono convinto che se ci aiutano a continuare possiamo solo crescere e forse Martinsicuro, non sarà solo un buco nero fra Alba Adriatica e San Benedetto del Tronto. Bisogna solo valorizzare le eccellenze che abbiamo, faccio un nome per tutti Antonio Camaioni, poeta martinsicurese recensito su riviste letterarie e nelle pagine culturali di quotidiani nazionali, non molti lo conoscono per questo. Per chiudere urge una precisazione, chi lavora nel Martinbook lo fa completamente a scopo gratuito”.

Come, secondo te, l’arte e la cultura potrebbe essere funzionale al territorio martinsicurese?
“Ho un’idea meravigliosa che mi frulla in testa. Costruire un ambiente didattico – culturale cioè un luogo dove si possa studiare e fare arte. Se i nostri amministratori fossero lungimiranti lo finanzierebbero. Provo ad essere breve. Immagina un luogo dove possono venire adulti giovani e bambini, per farli dedicare secondo le loro aspirazioni ed inclinazioni ma anche giocando a dei corsi teatrali, musicali, corsi di computer, corsi fotografici, pittura, fumetti e quant’altro. Il comune spende dei soldi per le attività estive, se spendesse dei soldi per un progetto del genere si creerebbe un ambiente sano dove soprattutto i giovani potrebbero esprimersi, e d’estate per ripagare lo sforzo del comune organizzare spettacoli a costo zero cioè non retribuiti perché la retribuzione è già stata data finanziando il progetto. Si attuerebbe così la famosa frase due piccioni – attività invernale e spettacoli estivi – con una fava – un unico finanziamento – inoltre anche qui non si può che crescere e magari il comune nel tempo non dovrà più finanziare ma addirittura ne potrebbe ricavare degli introiti. Il nome? Art Village”.

Quali sono i tuoi personali progetti futuri?
“Oltre ad i miei workshop, ho in cantiere un libro didattico, un libro su racconti con la musica come protagonista e un disco su Bill Evans con il mio Trio. Colgo l’occasione per ringraziare i musicisti che mi accompagnano con il loro insostituibile lavoro, Pierpaolo Pica al contrabbasso e Dario Digiammartino alla batteria”.

Cosa ti senti di dire, per concludere, a tutti quei ragazzi che sentono la voglia di iniziare a suonare o comunque avvicinarsi al mondo della musica?
“Fatelo, non c’è cosa più bella di coltivare una passione qualunque essa sia. Per me è stata la musica. Studiare uno strumento t’insegna l’autodisciplina, il sacrificio e a volte la rinuncia, ma se sai andare oltre e perseverare nello studio la musica ti dona gioie immense. Io grazie alla musica ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno fatto crescere”.