Cambiamento sì, cambiamento no.  Non è una canzone di Arbore. Ovunque ti giri, dai vertici della chiesa a quelli economici e a quelli dell’uomo della strada la parola d’ordine è cambiamento. Se c’è rimasto uno straccio d’uomo o donna, a parte i soliti noti che fra poco elencherò, che gli vanno bene le cose come stanno si faccia avanti e spieghi a me a ai nostri lettori perché. Non si farà avanti nessuno.

Detto questo credo che occorre trovare il modo per concretizzare questo desiderio o auspicio quasi generale. Faccio una premessa che ho sulla punta della lingua da diversi giorni: mi sto convincendo sempre di più che la miriade di piccoli partiti che hanno presentato liste sia nata per arginare Grillo e Casaleggio.

I soliti noti della nostra politica hanno acquisito la convinzione (giusta) che l’uso dei mezzi di comunicazione più diffusi e più accomodanti con i quali mirano da sempre a diffondere una superiorità preconcetta per condizionare e dopare (fanno credere che si sa già chi vincerà) gli elettori non è più sufficiente per raggiungere il loro scopo ma solo “mezzo scopo” grazie (o per colpa secondo loro) ad un mezzo come internet e grazie a quella voglia di cambiamento di cui parlavo prima.

Come arginare questa voglia di cambiamento che fino a qualche giorno fa era rappresentata soltanto dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo? I sondaggi erano e sono chiarissimi. E la loro paura in crescita esponenziale. Ecco l’idea: creare tanti partitini per diffondere e diluire il dissenso con lo scopo di togliere voti a Grillo e ingannare quei cittadini che, non conoscendo bene le regole, pensano che basta non dare il voto ai “soliti noti” per contribuire al cambiamento. Un inganno molto fine e sempre alle spalle del popolo (bue?) perché nessuno dei nuovi partitini raggiungerà il quorum (questa previsione è tutta mia perché è facilissima) ma intanto hanno tolto al loro incubo (Grillo) un po’ di consensi. I soliti noti sanno benissimo che quelli che si mettono in lista (si votassero solo loro!) non avrebbero mai votato per loro.

Sto offendendo qualcuno? Non credo perché per arrivare a formare un apparato come quello attuale di 5 Stelle ci vogliono anni e non solo qualche mese, figuriamoci se bastano alcuni giorni. Pensiero che vale un po’ meno per Rivoluzione civile che può avvalersi dell’organizzazione dell’Idv e di uno famoso come Ingroia. Tutti gli altri sono di disturbo (a Grillo chiaramente) tanto da farmi fare un pensiero veramente cattivo che verificherò qualche mese dopo le elezioni: quando i fatti diranno se i “capi” (magari non tutti) delle liste senza quorum sono rimasti a “spasso” o i soliti noti li hanno in qualche modo ringraziati.

Faccio il mea culpa per il “pensieraccio” dico: come si può pensare che un cambiamento arrivi dal Pdl dei soliti Berlusconi, Alfano eccetera, dalla Lega dei soliti Maroni, Tremonti eccetera, dalla Lista Monti che personalmente salvo ma ha con lui Casini e Fini (dimmi con chi vai e ti dirò chi ei, calza a pennello), dal Pd che ha un uomo solo al comando (Bersani) non nel senso che intende Paolo Perazzoli ma in quello inverso perchè i suoi apparati territoriali (anche il nostro consigliere regionale c’entra) sono ormai cronicamente dediti al clientelismo e ai sindaci delle cerchie e non di tutti. Bersani lo sa? Se non lo sa mi auguro che Matteo Renzi glielo stia dicendo.

Quindi voterò Grillo? Ci sto pensando, magari sì perché non sopporto certe manovre e lo vedo come unica via per il cambiamento. Per adesso solo per quello. Ma sapete quale governo mi auguro? Può sembrare una bestemmia ma il cambiamento può partire solo da lì: da un governo formato da una coalizione formata dalla lista Monti (senza fini casini) e Movimento Cinque Stelle. Con l’ex premier per le competenze tecniche e con Grillo e suoi (per il primo momento) come cani (nel senso migliore della parola) da guardia di quanto promesso da entrambi. Se ci fate caso, le intenzioni di Monti e Grillo non sono così differenti. Amen.