SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è aperto l’11 dicembre scorso, dinanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di San Benedetto del Tronto, Giuliana Filippello, il processo a carico della amministratrice della Stella Maris, Antonella De Nicola, difesa dall’avvocato Mauro Gionni, e del suo architetto, Fernando Di Clerico, difeso dall’avvocato di Pescara, Marco Sanvitale.

Entrambi gli imputati sono accusati – secondo il capo d’imputazione depositato dal Pm, Carmine Pirozzoli – in concorso tra loro, quali mandanti di una terza persona non ancora identificata dagli inquirenti, di aver contraffatto la firma su una convenzione che avrebbe autorizzato la clinica ad ampliare la propria struttura in un terreno su confine di proprietà. La convenzione sarebbe poi stata depositata al comune di San Benedetto del Tronto.

A costituirsi parte civile, sono stati i proprietari del terreno confinante, Emilia Cavacchioli e Sandra Di Filippo, entrambe residenti a San Benedetto del Tronto, difese, rispettivamente, dagli avvocati Fabio Esposto e Anna Laura Luciani. Le due donne si sarebbero trovate le loro firme sul documento, senza che ne sapessero nulla. I fatti risalgono ad un periodo compreso tra l’aprile ed il novembre del 2011, lasso di tempo in cui – secondo l’accusa -, per ottenere l’ampliamento dell’edificio, la Stella Maris avrebbe presentato all’ufficio tecnico del Comune di San Bendetto, una convenzione, ove i titolari della proprieà limitrofa a quella della clinica, avrebbero  rilasciato un permesso a costruire a confine.

I proprietari del terreno confinante hanno così sporto denuncia, costituendosi parte civile. In seguito alla querela, effettuata da Emilia Cavacchioli e Sandra Di Filippo il 12 aprile del 2011, la Procura dispose una perizia calligrafica, eseguita in sede di udienza dalla grafologa Virginia D’Angelo, da cui sarebbero emerse alcune difformità calligrafiche.

“L’udienza c’è stata – spiega Mauro Gionni, il legale difensore di Antonella De Nicola – in seguito alla denuncia dei De Filippo, i quali sostengono che ci sia una sottoscrizione falsa delle loro firme per il consenso dei vicini, rispetto alla prima domanda presentata dalla Stella Maris. Il primo progetto che era stato presentato, avvicinava il confine della clinica a quello dei vicini perché c’era effettivamente un accordo – ribadito anche in sede di udienza da una delle due signore, costituitesi parte civile – anche se non perfezionato dal notaio.

“Dopo la presentazione del progetto – continua-, le due signore si ripresentarono in clinica, raggiungendo un secondo compromesso per una somma più alta rispetto a quella precedentemente concordata. In realtà la domanda è stata ritirata perché le signore, che prima avevano manifestato una chiara volontà di intavolare una trattativa, andata in porto, hanno poi cambiato opinione. Successivamente, la Stella Maris ha inoltrato una nuova richiesta al comune di San Benedetto, relativa ad una concessione edilizia disposta ad una distanza superiore, e quindi conforme alle normative”.

“Sulla legittimità dell’autorizzazione a costruire – aggiunge -, che oggi la clinica possiede, non si discute. E ribadisco che la concessione è stata erogata alla clinica in modo del tutto regolare, mettendo su carta un progetto che prescindesse dalle distanze indicate in quello originario, e accordate da coloro che oggi rappresentano la parte civile in questo processo”.

Ma non è tutto. “La Stella Maris, spiega l’avvocato Gionni, promuoverà due azioni diverse nei confronti delle due signore, a carattere prettamente civilistico: esiste, infatti, un edificio costruito sotto terra, utilizzato dalle signore molto tempo fa, che si trova ad una distanza  abusiva, rispetto alle normative vigenti. Inoltre, le due signore, o chi per loro, hanno occupato un terreno costruendoci sopra una porzione di giardino che, stando alle indicazioni delle mappe, non risulta essere di loro proprietà”.

Tornando alle presunte firme false sulla convenzione, attualmente al centro del processo, “dalla perizia a cui si fa riferimento, aggiunge Mauro Gionni, che è una consulenza richiesta dal Pm, in realtà, è emerso che è falsa anche la firma di Antonella De Nicola, e che lei stessa non abbia falsificato le altre due. Il che è davvero emblematico in un processo come questo”.

In sostanza, secondo quanto dichiarato l’avvocato ascolano, nell’accordo tra le parti, sarebbero completamente false tutte le sottoscrizioni apposte per la convalida della convenzione. Ma dell’autore, non v’è traccia. “Non è una perizia d’ufficio, ed è stata comunque effettuata su di una fotocopia. E’ molto difficile periziare i tratti grafici in una fotocopia, per cui stiamo aspettando che l’originale salti fuori al più presto. La mia cliente sostiene, inoltre, che quel documento fu riconsegnato da una delle due denuncianti ad una persona che sarà chiamata a testimoniare.”

Il 12 febbraio prossimo, sarà la data della seconda udienza, in cui verranno ascoltati altri testimoni.