dal settimanale Riviera Oggi numero 942

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’incontro con le comunità parrocchiali di questa settimana è con il parroco della chiesa della Santissima Annunziata, don Gianni Croci. Oltre alle questioni di attualità, fra cui la raccolta firme Libera la domenica, il calo dei matrimoni ed il diritto alla vita, don Gianni ribadisce l’importanza dell’attività parrocchiale attraverso una delle iniziative da tempo organizzata dal Centro di solidarietà della comunità. “Un pranzo di Natale servito in Chiesa a cui prendono parte più di un centinaio di persone. Un gesto che non risolve il problema della crisi o della solitudine, ma è un segno che si può passare da una società basata sulla competitività e sull’economia ad una che vive forme di convivenza solidale”.

Da pochi giorni in diverse chiese è iniziata la raccolta firme affinché la domenica sia un giorno di riposo anche per i commercianti. Che idea ha in merito?
“Sulla bocca di tutti ormai c’è la parola crisi e il riferimento di solito è al mondo economico. Per me la questione è soprattutto antropologica: l’uomo è essenzialmente relazione e, oltre al lavoro, ha bisogno di tempi e spazi per vivere il riposo e gli affetti. La Chiesa, chiamata a percorrere la via dell’uomo come sottolineato spesso da Giovanni Paolo II, non vuole invadere campi che non gli sono propri ma deve promuovere e sostenere iniziative che favoriscono la dignità dell’uomo, della famiglia e del lavoro. L’adesione alla campagna Libera la domenica promossa da Confesercenti con il supporto della Cei nasce come risposta alla richiesta di tante persone costrette a lavorare, non occasionalmente, ma in maniera sistematica, nei giorni festivi poiché la famiglia ha necessità di vivere momenti condivisi di riposo, di pace e di festa”.

Dalla fecondazione assistita fino al caso di Eluana Englaro. Aspetti su cui oggigiorno la Chiesa è chiamata ad esprimersi spesso, come sappiamo, esprimendo dissenso e scetticismo.
“Il compito della Chiesa come ricorda l’iniziativa di Benedetto XVI, che ha indetto l’anno della fede in occasione del cinquantenario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, è essenzialmente l’annuncio del Vangelo. È chiaro che la proposta di Cristo è attuale in quanto non si riferisce a una vita ultraterrena, ma impegna l’uomo nel cambiamento della società in cui vive. In una società come la nostra, che offre quotidianamente lo spettacolo della morte, credo sia importante schierarsi sempre e comunque a favore della vita, in particolare se debole e indifesa dando voce ai diritti di chi sta per nascere, o chi sta per morire e a chi è sfruttato come spesso avviene in ambito sociale e lavorativo. Dunque, è opportuno chiarire che certe prese di posizione in campo morale sono diverse da quelle riguardanti la dogmatica, in quanto la morale stessa può essere suscettibile di cambiamenti, anche grazie alle nuove ricerche scientifiche”.

Per quanto riguarda il registro delle coppie di fatto?
“Non ho una conoscenza particolare in merito. Richiede una certa riflessione. È bene ribadire che per la Chiesa va affermata la dignità di ogni persona, al di là di scelte, ideologie e progetti che porta avanti, in quanto va accolta, stimata e apprezzata per quello che è. Ci si può confrontare su tematiche di questo genere e una volta assicurati i diritti e i doveri di tutti, non bisogna confondere fra l’istituzione familiare, non inventata dalla comunità cristiana, e la scelta di due persone di vivere insieme”.

A proposito di famiglia. Da circa un decennio le statistiche altro non ribadiscono la forte flessione del numero di matrimoni celebrati nel nostro paese. Cosa ci dice a riguardo?
“In un’epoca di cambiamenti si possono avere atteggiamenti nostalgici e rimpiangere un passato, non più cristiano né più umano di oggi, oppure si può iniziare a guardare al futuro senza dar troppo credito a quelli che Giovanni XXIII definiva i profeti di sventura. Se diminuiscono i matrimoni, sia per motivi di ordine economico che per la situazione di caos e di abbandono in cui noi adulti abbiamo ridotto la famiglia, è pur vero che oggi ci sono bellissime realtà familiari aperte alla vita e alla solidarietà verso chi è solo, capaci di gesti generosi e di condivisione”.