SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Con Liberaladomenica prende ufficialmente inizio la campagna di raccolta firme per contrastare la liberalizzazione relativa alle aperture degli esercizi commerciali nei giorni festivi.
Promossa da Confesercenti e da Federstrade con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, l’iniziativa vuole innanzitutto procede per fasi, la prima delle quali mira appunto alla raccolta firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare volta al ripristino delle competenze regionali circa le aperture domenicali e festive dei negozi, azzerate da uno dei molteplici provvedimenti contenuti nel “decreto Salva Italia” che a partire dal 1° gennaio 2012 ha eliminato sull’intero territorio nazionale i vincoli di orario, apertura e chiusura delle attività, compresa la mezza giornata durante la settimana, nei giorni domenicali e festivi.
Fino al 2011, erano infatti in vigore quelle norme statali e regionali che consentivano ai comuni di individuare giorni e zone del territorio nei quali gli esercenti potessero scegliere se derogare o meno all’obbligo di chiusura permettendo anche a quelle attività aventi sede in aree prevalentemente turistiche di determinare liberamente, in periodi dell’anno appositamente individuati, gli orari di apertura a ridosso di particolari ricorrenze.
Ecco dunque che Confesercenti, con il pieno appoggio della Cei e delle diverse comunità parrocchiali del Piceno, intraprende quest’iniziativa motivata in primis alla tutela delle piccole realtà economiche, specie quelle di un centro storico o cittadino secondo l’ente pesantemente penalizzate dalla concorrenza della grande distribuzione se solo si considera il turn-over del personale tipico degli ipermercati, senza dimenticare poi il confronto che l’associazione di categoria espone tra l’Italia e le altre nazioni europee dove ad eccezione di Regno Unito, Svezia e Austria, sia di domenica che nelle altre festività la saracinesca dei negozi rimane abbassata.
“Anche le Marche hanno una realtà da proteggere – dichiara il direttore generale Confesercenti Ascoli Piceno e Fermo Elena Capriotti – per questo presso le sedi di Confesercenti e nelle parrocchie picene sarà possibile partecipare alla petizione. Non è favorendo la grande distribuzione che si tutela la bottega del territorio di cui Confesercenti ne è la rappresentazione. La nostra – prosegue Capriotti – non vuole essere una battaglia politica ma da questo tipo di liberalizzazione viene meno la qualità della vita poiché è il valore antropologico a determinare quello economico di un territorio. Senza una nuova legge, entro 5 anni saranno 80 mila i negozi che chiuderanno e i piccoli centri saranno sempre più vuoti”.
Quello dell’associazione di categoria non vuole però essere un secco no alle aperture domenicali e festive di un esercizio. Bruno Tommaso Traini, presidente provinciale di Confesercenti, rilancia il commercio del fine settimana se questo è legato a un progetto di marketing sociale condiviso. “La domenica l’economia può funzionare – dichiara Traini – a patto che dall’unione di comuni, province, pro loco, associazioni e consorzi possa nascere un’idea legata ai prodotti tipici di un territorio da valorizzare attraverso manifestazioni ed eventi, sia per le vie di un centro storico o lungo un’isola pedonale di una città, con le sinergie dei commercianti appartenenti a quelle aree affinché si ristabilisca una certa armonia tra le diverse realtà”.
Si avrà tempo fino ad aprile 2013 per la campagna di raccolta firme, durante il quale alla petizione si dovrà alternare un’attività di monitoraggio attraverso la comunicazione periodica dei dati destinati alla sede nazionale. “Da qui alla prossima primavera – aggiunge il direttore Capriotti – per il nostro territorio dovranno essere raccolte circa quattro mila sottoscrizioni. Oltre che nelle nostre sedi, i documenti della petizione già previdimati dal Comune saranno presenti anche nelle parrocchie dove sarà possibile firmare dopo aver presentato il proprio documento d’identità”.
Già da domenica 25 nelle chiese di San Giacomo della Marca, San Benedetto Martire, Cristo Re, Santissima Annunziata, Madonna del Suffragio e Gran Madre di Dio sarà possibile sottoscrivere alla petizione mentre per tutte le altre si dovrà attendere una settimana. “Già attraverso una lettera – aggiunge don Roberto Melone della chiesa Madonna del Suffragio – le comunità parrocchiali hanno espresso la contrarietà all’apertura selvaggia domenicale dei negozi ribadendo allo stesso tempo il pieno appoggio alla petizione. Appoggiamo questa iniziativa – gli fa eco don Luigino Scarponi della chiesa San Basso – visto che una volta tanto i valori della Chiesa sono stati portati avanti da altre istituzioni”.
Ulteriori informazioni all’indirizzo internet www.liberaladomenica.it
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Se fossimo nel medioevo, probabilmente, la Chiesa avrebbe dichiarato tali comportamenti come eretici e sarebbe partito per i loro autori l’anatema e, poi, l’inquisizione vescovile avrebbe sistemato la cosa definitivamente con una loro condanna. Per fortuna questi “rischi” oggi non ci sono, ma forse dare maggior chiarezza al fatto che lavorare nel giorno del Signore sia peccato o non lo sia, è un dovere della Chiesa. Mi pare invece che il dovere del cristiano di santificare le feste oggi si sia limitato al solo fatto di assolvere al dovere di prendere messa, onde per cui, se non lo puoi fare… Leggi il resto »
Ha fatto bene la confesercenti a sposare questa causa. Troppo spesso i dipendenti sono costretti a lavorare fino a tardi, sono sottopagati e a volte nemmeno percepiscono lo stipendio che spetta loro per legge. Anzi, auspico che presto la confesercenti promuova una raccolta di firme anche per sensibilizzare l’opinione pubblica contro tutte quelle realtà produttive in cui sia i lavoratori che i fornitori non vengono nemmeno pagati da mesi e mesi, a volte anni…..