dal settimanale Riviera Oggi numero 940

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A tu per tu con Don Francesco Ciabattoni, parroco della chiesa Sacra Famiglia di San Benedetto. Una chiacchierata a trecentosessanta gradi sui principali temi d’attualità locale, tra convinzioni ribadite e qualche sorprendente ed inaspettata apertura.

Qualche settimana fa, in occasione della festività di Ognissanti, le comunità parrocchiali della città hanno espresso il loro disappunto riguardo al provvedimento legislativo a favore delle aperture commerciali anche nelle festività perché sinonimo di una disgregazione spirituale che investe anche il valore della famiglia, centro della vita affettiva ed educativa della società. Ma per le cronache cittadine è passata anche la notizia di un’eventuale introduzione in città del registro delle coppie di fatto. Abbiamo chiesto il parere su queste tematiche a don Francesco Ciabattoni, da quasi un anno parroco della chiesa Sacra Famiglia, che con l’occasione ci parla anche della crisi delle vocazioni.

Tra le parrocchie della città, anche la Sacra Famiglia prende parte a una raccolta firme contro il provvedimento che consente l’apertura degli esercizi commerciali nelle festività, come quella di Ognissanti appena trascorsa.
“Abbiamo provato con una semplice lettera ad essere solidali con i cristiani che potevano essere costretti a lavorare in un giorno di festa e in questo modo abbiamo voluto esprimere la nostra contrarietà a rendere piatta la settimana sminuendo così il tempo. Le nostre giornate devono essere inquadrate nell’esistenza umana e spirituale. La regola benedettina, prevedendo la sintesi programmatica dell’Ora et Labora dava valore e senso alla vita dell’uomo. Dunque, c’è un tempo per l’uomo e un tempo per Dio e se si toglie il tempo a Dio non ne resta per l’uomo”.

Rimanendo sempre in tema legislativo, qualche tempo fa il sindaco ha pensato d’introdurre anche da noi il registro delle coppie di fatto. La sua opinione a riguardo?
“Il matrimonio come sacramento per un cristiano che sente il desiderio di vivere insieme all’altra/o è il punto di arrivo di un cammino e l’inizio di una nuova vita. Non più due ma una sola carne. Naturalmente la società ha tutto il diritto di difendere coloro che intendono seguire altri modelli anche se non credo che quello proposto e il registro sia una risposta efficace. A volte potrebbe disorientare o addirittura illudere le coppie che con una scappatoia nel registrarsi si possa essere come sposati con tanto di diritti e doveri. Resta l’esigenza comunque di un’ampia e profonda riflessione, culturale e sociale, per dare risposta alle tante coppie che scelgono di vivere insieme senza un riconoscimento sacramentale e civile”.

Quali possono essere poi le cause relative alla crisi delle vocazioni?
“La vocazione è una risposta di vita a una chiamata. Quando l’uomo è incapace di ascoltare avrà difficoltà a rispondere. Da quando l’uomo moderno ha perso la fede ha perduto anche la capacità di ascoltare Dio. La prima causa è che manca la fede. Un’altra potrebbe celarsi invece sulla mancanza di una attività vocazionale da parte della Chiesa. Oggi si tenta di supplire alla mancanza di sacerdoti accogliendo i sacerdoti stranieri. L’accoglienza di chi viene da fuori non può essere a sostituzione dei locali. Rappresentano un supporto, un aiuto e uno scambio ma non una sostituzione. Sarebbe necessario allora individuare un bravo sacerdote che avesse come missione quasi esclusiva quella disuscitare nel cuore dei giovani la scoperta della chiamata. Laddove ciò è avvenuto le vocazioni sono aumentate”.

Tra le attività parrocchiali della Sacra Famiglia vi è l’organizzazione di incontri con le comunità per affrontare fra l’altro anche tematiche di questo tipo?
“In parrocchia abbiamo tantissimi incontri, con i ragazzi, i giovani, gli adulti, i genitori, i gruppi ecclesiali, la Caritas, le missioni e tant’altro. Si riflette spesso su queste tematiche adottando la dinamica dell’evangelizzazione. Spargere il seme della Parola di Dio. Presto o tardi germoglierà”.