Purtroppo è impossibile farlo capire, a questi signori formati da ologrammi televisivi, impalpabili, finti. Che mentre c’è una parte di Italia che scivola verso la povertà, un’altra consistente porzione inizia ad avere il terrore che al prossimo giro tocchi a lei. E poi ci sono i ragazzi, sempre più disperati, trasformati in consumatori e poveri: ovvero istupiditi ma nemmeno con la baldanza dei tempi in cui tutta l’Italia era da bere.
Ci sono frasi scolpite nella memoria collettiva, eruditi o meno che si sia.
S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche
Se non hanno pane, che mangino delle brioches.
Che l’abbia detta o meno, questa è la frase con cui è ricordata la regina di Francia Maria Antonietta durante la Rivoluzione Francese: e le brioches erano da dare al Terzo Stato che si ribellava all’Ancien Régime.
C’è un altro Antico Regime in Italia: quello dei politici dell’era della comunicazione, che dunque hanno una sola funzione, comunicare: sono flussi di parole, gesti, vestiti, colori, tic, immagini. Non è importante il contenuto del flusso, è importante che il flusso esista e non venga interrotto. Non sono importanti le diverse posizioni sui mille diversi argomenti della post-modernità, ma l’insieme confuso che viene percepito dalle stesse.
Berlusconi è stato il mago dei flussi comunicativi, e l’esempio pratico di come sia possibile sostenere politiche iper-liberiste oppure stataliste a seconda della convenienza o della valutazione contingente o, anche, dell’intima convinzione: piangere per gli stranieri morti sui barconi affondati sull’Adriatico e poi approvare leggi come la Bossi-Fini non sono in contraddizione: sono i nostri tempi, chi resta sempre fermo è destinato a scomparire.
Ma adesso che B. è solo un vecchietto padrone di tre televisioni, qualche giornale, diversi periodici, una squadra di calcio e altre decine di imprese, i prestigiatori dei flussi di comunicazione, seppur vuoti, se li contendono altri.
Stiamo attenti: il mondo è questo, anche un puro di cuore, se vuole stare al gioco, deve accettare le sue regole. Altrimenti si pone fuori, e nessuno lo ascolta. Vero. Ma c’è modo e modo.
Il problema è che coltivare da decenni flussi di parole, tic, immagine, ha svuotato del tutto i protagonisti della roulette, che non si preoccupano davvero più di nulla: né del loro passato, né di quel che è utile ai loro cittadini. L’unica cosa che a loro importi è la comunicazione, il proprio narcisismo.
Purtroppo per loro vi è anche un altro canale, quello reale, altrimenti saremmo comodamente in visione di un film avvincente, o alla consolle di un videogioco, o in un cartone animato.
Purtroppo questi politici-flusso sono per lo più anime vuote, che contendono tra loro popolarità e gloria ma, in definitiva, i politici-flusso sono mezzi da altri occultamente adoperati (per lo più coscientemente e consensualmente) e non strumenti da adoperare nella trasparenza del sogno democratico.
Le scelte di cui si fanno portatori, alla fine, conducono a vincenti e perdenti. I vincenti sono coloro che hanno i mezzi per dare ai politici-flusso il potere di essere tali; i perdenti, al momento, consentono ai politici-flusso di misurare la potenza assegnata. Mezzi da una parte, audience dall’altra.
C’è un limite, però, pericoloso da oltrepassare: è lo stesso limite che condusse la plebaglia analfabeta e rozza del Settecento a ribellarsi ad un ordine ritenuto secolare e immutabile e a cambiare per sempre la storia del mondo.
Allora parliamo di tre politici, molto diversi tra di loro, ognuno però ingabbiato nel suo flusso. Qualcuno ignorante, altri consapevoli invece del proprio ruolo.
Ho visto Pierferdinando Casini intervistato al Tg2. Non ho quasi sentito nulla di quel che diceva: ma lo ho osservato. Nell’appartamento lussuoso e curato Casini parlava di un mondo che non esiste più. Finge di non sapere, ma in realtà neppure sa altrimenti la propria coscienza gli impedirebbe di mentire, che le ricette del governo tecnico Monti, da lui osannate per pura strategia da politico-flusso, hanno impoverito e impoveriranno sempre di più gli italiani. Il problema è che Casini si presenta come un moderato erede della Democrazia Cristiana, e invece sostiene un potere, quello tecnocrate, che ha ucciso la Democrazia Cristiana molto più che le ruberie. I governi che hanno ucciso la Dc sono stati quelli tecnici o semi-tecnici di Amato, Ciampi, e poi Dini e Prodi. Hanno smantellato la struttura economica e istituzionale che aveva garantito all’Italia una ricchezza crescente. Pierferdinando Casini, dunque, non è un moderato. Non è neppure un estremista: è semplicemente un opportunista, che si prende gioco di una base, piccola certo, ma in gran parte in buona fede (fino a quando?).
Qualche giorno fa Massimo D’Alema, il più intelligente politico-flusso della sua generazione (nb. Casini sta ri-uccidendo la Dc, D’Alema ha ri-ucciso a ripetizione il Pci, soltanto per questioni di potere e non per convinzioni ideali), era a Napoli, a parlare ai lavoratori Fiat di Pomigliano d’Arco. Il suo flusso è stato di parole che si sono espanse per 40 minuti. D’Alema, come e più di tutti gli altri, non sbaglierà mai una parola in occasioni pubbliche. Ma anche D’Alema è un uomo e basta una domanda diversa da quelle rituali, per mostrare il suo vero aspetto. Che non è purtroppo quello che fece credere Nanni Moretti, ovvero di politico incapace e connivente col berlusconismo (infatti Moretti non ha alcun elemento per capire la realtà odierna, e sta zitto. Anzi plaude: invecchiato, come quei professori che non capivano il ’68).
La domanda gliel’ha fatta una ragazza di Napoli, Marianna Venezia, al termine dell’incontro, quando è sceso dal piedistallo: “Voi del Partito Democratico avete approvato il Fiscal Compact, 50 miliardi di euro di tasse e tagli per vent’anni. Così avete approvato una politica recessiva e devastante”.
D’Alema-Maria Antonietta ha risposto così: “Noi abbiamo ridato credibilità internazionale all’Italia”.
Una risposta che scopre le coperture del politico-flusso e mostra l’essenza dell’uomo. Non gli interessa che il suo paese sarà ridotto ad una spugna che, per la prima volta nella storia delle economie moderne, dovrà ripagare con le tasse il debito pubblico. Non gli interessano le classi con trenta alunni, i pronto soccorso del profondo nord che assomigliano ad ospedali del Terzo Mondo, i Comuni che per una cencia di opera pubblica devono svendere gli spazi urbani, gli imprenditori che di questo passo impazziranno in massa, i dipendenti terrorizzati dalla disoccupazione, le tasse arrivate a livelli insopportabili e ingiusti.
A D’Alema interessa che il flusso della comunicazione estera, e di riflesso quella servile nazionale, faccia del politico-flusso D’Alema un uomo fidato. A Berlino, Londra e Washington D’Alema è un politico-flusso fidato; ma se la storia fosse andata diversamente, D’Alema avrebbe garantito un altro potere, quello di Mosca, senza turbamenti. Altro che Enrico Mattei, che si ribellò agli ordini e invece di liquidare l’Agip la rafforzò per evitare che l’Italia diventasse soltanto un mercato per potenze straniere! D’Alema è un calciatore che, mentre i suoi tifosi soffrono le pene dell’inferno per risultati catastrofici e annunciati ancora peggiori per il futuro, afferma di essere ritenuto un fuoriclasse dalle altre squadre, e per questo si disinteressa dell’imminente retrocessione.
D’Alema, molto meglio di Casini, sa. D’Alema non è al servizio del suo paese.
A Mantova, oggi, domenica 18 novembre, era invece presente uno dei giovani più promettenti della nuova generazione del Partito Democratico. Educato, non alza la voce, telegenico, belloccio, elegante, affascina il pubblico femminile e ispira i giovani maschi ad assimilarsi a lui, mentre gli anziani vorrebbero tornare ad essere come lui è ora. Inoltre sembra candido e anti-casta al punto giusto.
Pippo Civati rappresenta per molti una speranza.
Ma anche lui è nato e cresciuto nell’epoca della politica-flusso. E di fronte ad un pubblico abituato a pernacchie, corna, mortadelle e ruberie d’ogni sorta, capisce che non conviene approfondire troppo: bastano due occhioni celesti e una bella pettinatura, oltre ad un eloquio piacevole e una filosofia intellettuale e non di carne viva, e il più è fatto.
Nella libreria mantovana dove si trovava per un incontro, un cittadino gli ha domandato la sua opinione sulla sovranità monetaria: “Poverino brancolava nel buio, diceva che anche lui avverte delle criticità nell’eurozona, e auspicava una revisione dei parametri europei. Ma è impensabile uscire dalla crisi da soli, ha detto”.
Se anche una persona colta, riflessiva e affidabile come il giovin Civati brancola nel buio, perché non avverte l’esigenza di approfondire un argomento tanto importante (l’argomento centrale di questi tempi, a ridosso delle elezioni…), cosa dobbiamo aspettarci?
Davvero questi partiti non servono a nulla, non formano, non fanno studiare, ma sono solo flussi di comunicazione che attraggono voti poi da rivendere al miglior offerente straniero?
Casini e D’Alema sono dinosauri buoni per gli ingenui e per la coorte degli interessati. Se pure i Civati brancolano nel buio, resterà, a breve, solo una soluzione.
Una bella forma di fascismo tecnico-finanziario. Un po’ più fascista di adesso. Tecnico-finanziario quanto adesso.
(Naturalmente non lo auspico ma la storia ce lo ha insegnato).
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Ragionamento non senza interesse, ma per essere obiettivi uno come D’Alema è il contrario della “politica-comunicazione”, anche suo malgrado (penso farebbe volentieri a meno di essere antipatico a così tanti, anche senza motivo, ma fa proprio l’opposto dell’esempio Casini: dice quello che pensa, entrando nei contenuti, anche quando non è ciò che vorrebbe sentirsi dire la gente). Per quanto riguarda la frase incriminata “Noi abbiamo ridato credibilità internazionale all’Italia”, mi sembra che sia non solo ragionevole, ma leggerla in modo diverso mi pare una forzatura: si tratta di tagliare noi qualcosa (purtroppo) per non trovarci presto ad aver perso tutto.… Leggi il resto »
In sintesi, la frase di d’Alema significa “l’operazione è andata benissimo, anche se il paziente è morto”. Interpretarla in maniera diversa mi sembra miope.
Abbiamo semplicemente due opinioni diverse dell’uomo. Dice quello che pensa, ma, mi passi il termine, su fregnacce: alleanze, posizioni. Politica-spettacolo, politica-flusso.
Per riprendere la metafora di Primavera, sa fare bellissime lezioni sulla chirurgia, ma non sa usare il bisturi. Se il paziente muore (Fiscal Compact) non sa che dire.
Si immagini Garibaldi se fosse stato accolto con tutti gli onori dai Borboni. Però, ecco, io ho la percezione di una occupazione in corso, finanziaria e culturale, lei no. Legittimo. La storia dirà chi ha ragione.
Più che opinioni diverse sull’uomo, forse abbiamo opinioni diverse su quanto grave possa arrivare ad essere questa crisi. Io ritengo che potenzialmente possa essere molto peggio di così e che siano necessarie misure anche rigide per evitarle. Ma soprattutto non voglio avere preconcetti nè verso idee nè verso persone. Per rimanere nella vostra metafora, il punto è che il paziente è assolutamente ancora vivo (quantomeno per il momento). La terapia è in corso e si può non essere d’accordo su quale sia, ma non si può dire a priori che abbia già fallito. E soprattutto è ovvio che questo non… Leggi il resto »
Il punto è che “Fiscal Compact” e idee “per la crescita e lo sviluppo” sono tra loro in contraddizione. A meno che, come auspicano tutti i candidati alle primarie, non si costituiscano gli Stati Uniti d’Europa, quindi unico debito pubblico, unito tasso di interesse, e una devoluzione di 200-300 miliardi di euro all’anno dai paesi centrali a quelli periferici.
Non credo che questo sia possibile, semplicemente.
Attenzione,
negli USA c’è differenza tra Debito Federale (garantito dalla FED), Debito Regionale (dei singoli Stati federati) e Debito Municipale.
Il Debito Regionale e quello Municipale non sono garantiti dalla FED.
Ricordate la cura da cavallo imposta da Schwarzenegger alla California 3 anni fa?
Ricordate che la Orange County fallì nel 1994?
Io rimango dell’idea che il paziente non sa di essere malato, si fa dei salassi perchè gli scoccia andare dal medico che gli chiede una lauta parcella per dargli la vera cura. Perchè diciamocelo chiaramente le politiche Montiane sono un vero e proprio salasso, sembra che ti stai curando, ma queste cure non ti fanno guarire e non ti danno un futuro. Certo nemmeno il tipo che c’era prima era la cura…. La cura dell’Italia è nota ma complicata. Siamo un paese ancorati alle “rendite” ma queste, che una volta garantivano benessere, sono state erose dalla concorrenza dei mercati internazionali.… Leggi il resto »
“Ridare credibilità al Paese” significa appunto far sapere ai medici che il paziente ha capito che non può continuare a ubriacarsi e che non darà in escandescenze durante il ricovero, altrimenti nessuno lo opererà. E sempre per stare in metafora, non vedo il ruolo dei tecnici come “fascisti finanziari” ma come quello di dottori, che temporaneamente si prendono cura del tuo corpo, in condizioni di emergenza medica. Curata l’emergenza, ai dottori tornerà il ruolo di suggerire quali siani secondo la medicina i comportamenti sani da tenere, ma starà poi all’ex paziente (cittadini e politica democratica) riprendere il comando e vivere… Leggi il resto »
Hanno talmente ridato credibilità al paese che i Marò sono ancora prigionieri in India…
Qui parliamo di credibilità finanziaria, mentre lì si tratta di rispettare le leggi internazionali. Credo nessuno pretenda che dimostrare agli investitori che si sia persone serie, in grado di pagare i propri debiti, dia la forza politico-militare di compiere abusi di sovranità. Proprio i due argomenti non c’entrano nulla e fare questa confusione serve solo a perdere tempo in entrambi i campi.
Non sono d’accordo, Non si può ridurre l’opera di un governo al perimetro di un sottosegretariato del MEF.
Poi ne vogliamo parlare delle competenze tecniche? Abbiamo rinunciato alle Olimpiadi 2020 perchè costavano troppo per poi vedere l’effetto sul PIL UK che hanno avuto le olimpiadi 2012 (oltre a registrare un costo di 300 milioni meno del preventivato)…
Per governare un paese ci vuole altro che mettere tasse, per quello sono buoni tutti…
Mi ripeto, qui si sta facendo uno zibaldone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Capisco che è quello che siamo abituati a vedere nei talk show televisivi, ma così non si va da nessuna parte.
Faccio un’eccezione e rispondo per quanto riguarda le Olimpiadi, perchè è la solita esterofilia secondo cui altrove va tutto meglio. Ho vissuto a Londra e conosco bene la situazione, al di là dei comunicati stampa di Lord Coe: ritardi, spese oltre ogni limite previsto, cattedrali nel deserto. E il tutto anche senza il contributo di mafia e furbetti.
Mi dispiace contraddirla ma io mi baso sulle seguenti fondi e non su non meglio precisate affermazioni: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003366-351.html
Poi mi ripeto a mettere tasse sono buoni tutti…
Gentile Alessandro, premesso che nella complessità del mondo pretendere di calcolare a pochi mesi di distanza e con questa precisione l’impatto nel PIL di un singolo evento è infantile e buono solo per la propaganda, l’articolo da lei linkato non fa che confermare quanto ho detto, infatti precisa che è necessario aggiungere “probabilmente” a quanto riporta, essendo il pezzo interamente basato sul comunicato stampa del Ministero. Leggendo per intero il comunicato, tra l’altro, si scopre che nel calcolo del costo è stato “omesso” 1 miliardo di sterline girato direttamente al Locog (il Comitato Organizzatore di Lord Sebastian Coe) e da… Leggi il resto »
A parte gli artifici contabili, il PIl con il segno + come lo giustifichi? Ammessi gli artifici contabile se il PIL è aumentato più dell’artificio contabile il saldo è comunque a favore delle Olimpiadi. Ma questo è solo un esempio per far capire di di Austerity ci si muore…. Non tanto perchè è sbagliata l’austerity ma è sbagliata come viene applicata. In un contesto recessivo aumentare le tasse è fare hara kiri, molto più tollerabile un taglio alla spesa improduttiva ed evitare i classici sprechi all’Italiana (tipo 50 milioni di € per il portale Italia.it che qualunque webmaster avrebbe fatto… Leggi il resto »
Leggo ora la risposta sugli Stati Uniti d’Europa e la questione credo sia proprio quella. Rispetto la sua opinione, ma tanti non credevano neppure che sarebbero stati possibili gli Stati Uniti d’America o l’Unione Europea com’è ora (con tutti i difetti ma anche i tanti pregi a partire dall’assenza di conflitti militari, come invece accadde in America). Fortunatamente c’è che si è impegnato per riuscirci e il solo modo per contare dopo è esserne protagonisti in partenza. E in ogni caso qui sembra darmi ragione sulla questione dell’interesse personale VS quello collettivo. Può non essere d’accordo con le opinioni espresse… Leggi il resto »
Gli Stati Uniti d’Europa presuppongono, come mi sembra scritto, che i paesi “forti” dell’Unione devolgano a quelli periferici centinaia di miliardi di euro ogni anno, oltre che paghino lo stesso interesse sui titoli pubblici, quindi un altro centinaio di miliardo di euro annuale. Questo perché le unioni monetarie, quale attualmente siamo, giocoforza rafforzano il centro rispetto alla periferia. Differenziali di inflazione, di produttività, addirittura di tassi di interesse come l’attuale, non si risolvono con l’1% di bilancio. Quindi un nostro politico deve fare incazzare i politici dei paesi forti, se vuole gli Stati Uniti d’Europa. Se invece è uno zerbino,… Leggi il resto »
Ma possibile che tutti quelli che gridano a: ” più europa” “un’ altra europa” ” una diversa strada per l’ europa” ” un’ europa sociale”… se la immaginano tutti con l’ euro?
Quando impareremo a distinguere tra euro e europa, tra unione europea e pace tra i paesi europei, tra sovranità nazionale e nazionalismo aggressivo, tra scandali politici e problemi macroeconomici, tra pii desideri e sostenibilità tecnica degli stessi… ecco forse a quel punto si tornerà a un minimo di dialettica democratica in questo paese e una discussione politica accettabile.
Bravo Flammini un analisi perfetta. Ma la colpa non è loro, perchè per loro è un lavoro ben retribuito, la colpa è delle centinaia di persone che credono a quello che dicono questi signori. Pensi a Casini se non ci fosse in italia non se ne accorgerebbe nessuno.
Invece sta lì, spara discorsi scontati e inutili e l’applaudono pure.