dal settimanale Riviera Oggi numero 939

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A fine 2011 le sonorità dell’organo monumentale della cattedrale sono venute meno a causa di un guasto di un’importante componente. Il vescovo Gestori, legale rappresentante dell’organo, ha così costituito una commissione incaricata di studiare una soluzione al problema. Abbiamo incontrato il presidente di questo comitato, don Armando Moriconi, il quale ci parla di uno strumento in funzione dal 1950 e arrivato da Loreto negli anni ’90 grazie a una donazione.

Il danneggiamento dell’organo monumentale della cattedrale ha privato la città di uno dei suoi beni culturali e per il restauro si è costituita una Commissione di cui lei è presidente.
“Occorre chiarire alcuni aspetti riguardo a questa vicenda. L’organo Balbiani – Vegezzi – Bossi appartiene alla diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto a seguito di una donazione del 1998. Ciò vuol dire che il legale rappresentante della diocesi è il Vescovo, ed è lui che ha la responsabilità del bene curandone gli aspetti, anche giuridici, che lo riguardano. A fine 2011 si è reso necessario un intervento di restauro-manutenzione e il 18 marzo scorso il Vescovo ha costituito una Commissione, di natura consultiva, con l’incarico di affrontare il problema per porvi delle soluzioni. Da molto tempo l’organo necessitava di un intervento, dunque tra il ‘96 e il 2009 sono stati richiesti tre preventivi alla ditta Alessandro Girotto, tutti bocciati dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici delle Marche”.

Come mai nell’arco di ben tredici anni ci si è rivolti sempre allo stesso soggetto?
“L’atto di donazione dell’organo prevede una clausola in base alla quale la ditta può vantare una sorta di ‘diritto di preferenza’ sulle altre per gli interventi di questo tipo ma non un diritto assoluto. Il 17 giugno 2010, nel tentativo di onorare fino in fondo la clausola, si è chiesto nuovamente un preventivo a Girotto e in quest’ultimo caso la diocesi non ha ricevuto alcuna risposta, se non la riproposizione del precedente preventivo bocciato dalla Soprintendenza. Ora, il parere di quest’ente non è accessorio quando un bene, come l’organo, ha più di cinquant’anni e un comprovato valore artistico. Se infatti la Soprintendenza respingesse un progetto di restauro e il soggetto in questione procedesse ugualmente ai lavori di riparazione, da una parte si violerebbe una legge dello Stato e dall’altra ci si precluderebbe la possibilità di ottenere finanziamenti dalla Conferenza Episcopale Italiana”.

Come si è mossa a questo punto la Commissione?
“Alla fine del 2011 i danni all’organo si sono manifestati con maggior evidenza rendendo indilazionabile un intervento così come confermato da esperti organisti, organari e dalla stessa Soprintendenza. Da qui la costituzione della commissione la quale, per le ragioni esposte, si è rivolta a tre ditte di rilevanza nazionale e internazionale per la richiesta di un preventivo”.

Al momento, l’organo monumentale Balbiani-Vegezzi-Bossi è in fase di restauro?
“No. Allo stato attuale il Vescovo sta valutando i preventivi a lui presentati, in particolare quello ritenuto dalla Commissione maggiormente vantaggioso in considerazione della qualità dell’intervento e dell’aspetto economico. È vero, l’operazione comporta una spesa elevata vista la sua particolare complessità e la necessità di doverlo smontare e trasferire per essere riparato, come è anche vero che in tempi di crisi un esborso simile può non essere riconosciuto opportuno. Ciò non giustifica di certo l’accoglimento di un intervento non adeguato e inefficace per quanto possa essere economico. Intendo dire che un popolo ha il dovere di tutelare le sue radici storico-culturali e che, se il momento attuale richiede una particolare pazienza e una speciale cautela, ciò non significa che il lavoro debba essere fatto in modo inopportuno o addirittura illegale. Ci vorrà del tempo ma l’organo va restaurato secondo criteri di alta professionalità oltreché di assoluta trasparenza. Questo è lo stato attuale della situazione”.

La parrocchia si è adoperata anche attraverso una raccolta fondi tramite un conto corrente oltre a una pagina Facebook dedicata.
“Sì, si è proposta una sottoscrizione per chi liberamente intende dare il suo contributo. Chiunque volesse essere aggiornato sull’entità della raccolta, può senza alcun problema e in qualsiasi momento chiederlo al sottoscritto”.