Riceviamo da Gruppo Marche “Per una lista civica nazionale” e pubblichiamo

Nel comunicato in cui annunciava il taglio di ben 469 posti letto dai nostri ospedali, l’Assessore Mezzolani ha precisato che in questa manovra – di cui farebbero le spese i piccoli ospedali- l’amministrazione regionale non ha colpe perché tutto dipenderebbe dalle direttive del governo Monti.

Eppure, in un recente intervento a Pesaro, il ministro Balduzzi aveva affermato che è competenza delle Regioni, in base alle indicazioni della “spending review”, scegliere autonomamente le strade per contenere le spese.

La questione è nota fin da luglio. Allora l’assessore Mezzolani aveva tranquillizzato gli animi affermando che sarebbero stati tagliati solo 150 posti letto, invece la Regione aveva  proceduto ad un’operazione di taglio di letti per acuti in alcune province superiore a quello richiesto, trasformandoli in lungodegenti. Questa manovra aveva comportato un esubero di posti di lungodegenza, ben superiore alla percentuale dello 0,7 x 1000 prevista dal governo, che ora la Regione ha dovuto  tagliare.

Questa situazione era già stata segnalata dai movimenti di cittadini. Oggi riteniamo che sia necessario fare trasparenza di questa strategia amministrativa. Perché tanta fretta di deliberare in luglio, quando il decreto Monti fissava a dicembre gli atti definitivi?

Appare evidente l’incapacità amministrativa della Regione che, pur sapendo bene come stavano le cose, non solo non ha messo in atto alcun progetto serio di riordino della sanità, ma non avendo la forza o il coraggio delle proprie azioni, si è anche nascosta dietro al governo nell’attuare una manovra impopolare come quella di chiudere ospedali.

Noi siamo consapevoli dei tagli richiesti dal governo, ma pensiamo che se non fossero stati limitati i tempi del dibattito, ci sarebbe stato modo di coinvolgere operatori sanitari, sindaci, cittadini, sindacati, si sarebbe potuto spiegare il progetto con chiarezza, studiare come distribuire il più equamente possibile le risorse e i servizi nei territori, specificare con precisione i risparmi che si sarebbero ottenuti con tagli ai servizi e come sarebbero stati impiegati.

Ci sarebbe stato il tempo per discutere riconversioni  e tagli nell’ambito di un progetto condiviso, programmare un percorso d’innovazione tecnologica, migliorare l’organizzazione, individuare e distinguere gli interventi sanitari (terapia e riabilitazione) dai programmi di assistenza che non richiedono specifiche prestazioni mediche continue (residenzialità, RSA, non autosufficienza), avviare da subito un programma di potenziamento dei servizi territoriali.

Se si fosse agito in questo modo, probabilmente oggi non ci troveremmo in questa situazione d’incertezza e d’insufficienza di servizi sia territoriali sia ospedalieri. Considerato anche che l’addizionale Irpef regionale è passata da 0,80% a 1,23% , riteniamo che i cittadini marchigiani abbiano il diritto ad una sanità pubblica di eccellenza, non di concessioni di beneficienza.

Preoccupa inoltre l’ipotesi -che s’intravede in molte manovre- che venga fatto sempre più spazio alla medicina privata, che si proceda a una spoliazione dei servizi territoriali e che si presti poca attenzione alle attività di prevenzione.

I cittadini chiedono ospedali ben funzionanti ed una medicina di prossimità capace di consentire diagnosi rapide e pronti accessi alle cure. Ma occorrono idee e provvedimenti che la Regione non sembra in grado di attuare,  con il rischio di continuare a sprecare risorse e rendere sempre più fragile il progetto di rimodellamento del servizio sanitario regionale.

Chiediamo pertanto alla Regione che renda finalmente chiaro qual è il progetto concreto relativo alla riconversione dei piccoli ospedali e delle strutture sanitarie sul territorio, affinché tutti possiamo essere messi nella condizione di valutare se i tagli dei posti letto in ospedali per acuti siano opportuni oppure no.