TERAMO – Chiesto il rinvio a giudizio per il senatore teramano del Pdl Paolo Tancredi nell’ambito dell’inchiesta “Rifiutopoli” condotta dalla magistratura pescarese, che nel 2010 portò agli arresti domiciliari l’ex assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni. Insieme a Tancredi sono state rinviate a giudizio altre 5 persone, componenti del collegio dei revisori dei conti della Team Tec – la società mista tra laTeam e Di Zio – Sergio Saccomandi, Paolo Bellamio, Ottavio Panzone, Giovanni Faggiano, ex amministratore delegato della Teramo Ambiente ma in qualità di componente del Cda della Team Tec. Una sesta richiesta di rinvio a giudizio riguarda Luca Franceschini, consulente della ditta Proger. Per i quattro amministratori della società controllata dalla municipalizzata Teramo Ambiente il reato contestato è abuso d’ufficio, per aver favorito la Deco dell’imprenditore dei rifiuti Rodolfo Di Zio, per l’affidamento senza gara d’appalto della realizzazione e della gestione di un bioessicatore; per il consulente l’accusa è di turbativa della libertà d’incanto, mentre Tancredi dovrà rispondere dell’accusa di corruzione. Secondo il teorema accusatorio del procuratore capo Gabriele Ferretti e del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, che conferma l’impianto della originaria inchiesta pescarese trasferita a Teramo nel 2011 per competenza territoriale, alla base della vicenda ci sarebbe un contributo elettorale di 20mila euro che Paolo Tancredi ha ricevuto, versato sul conto corrente ufficiale del Pdl nella filiale romana del Monte dei Paschi di Siena: per i magistrati sarebbe il “corrispettivo dell’attività di convincimento degli amministratori regionali a modificare la legge regionale sui rifiuti” per spianare la strada alla successiva costruzione di un termovalorizzatore da affidare sempre all’azienda di Di Zio e sempre su pressione dell’ex assessore Venturoni. Nell’ambito dell’inchiesta  i pm teramani hanno inoltre avanzato richiesta al Senato di utilizzare quattro intercettazioni di conversazioni telefoniche tra lo stesso senatore, gli ex assessori Venturoni e Stati, e l’imprenditore Rodolfo Di Zio.