SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tre a zero e tutti a casa. Una vittoria semplice? Assolutamente no.

La partita di Macerata nascondeva molte insidie. La cabala (nei 18 precedenti solo due vittorie), la squadra (con molti giocatori non al meglio), gli avversari (primi in classifica e in grande forma). Le aspettative erano alte, meno le possibilità di farcela per una squadra che, dopo un inizio stentato, aveva appena ricominciato a carburare.

La partita era ad alta tensione: lo suggerisce la storia, lo racconta la classifica, lo fanno sentire i tifosi quando, già prima di entrare nello stadio, cantano come al novantesimo.

Palladini, prima ancora di iniziare, dà segnali importanti: dentro il giovane Carminucci (battesimo di fuoco) e dentro -tutti insieme – Shiba, Santoni, Forgione, Napolano. Un 4-3-3 che resta tale solo sulla carta perché – se Scartozzi e Carpani sono più bloccati – Napolano va spesso e volentieri in proiezione offensiva dove – grazie anche ai movimenti di Forgione e Santoni, molto attivi – trova spazi e occasioni.

Passano 5 minuti e le schiene degli 878 (!) tifosi rossoblu vengono percorse da un brivido freddo: Melchiorri penetra in area e manda a un soffio dall’incrocio, con la palla che va sul fondo mentre tutti i tifosi biancorossi erano in piedi, pronti ad esultare per l’uno a zero.

Sembra il principio di un’altra giornata di sofferenza ma bastano cinque minuti per sparigliare le carte in tavola. Neanche a dirlo, ci pensa quel genio di Napolano che, raccolto un cross lungo di Carminucci (proprio il giovin terzino), si inventa un gol impensabile: esterno, e con uno spicchio di porta strettissimo, la mette sotto al sette inventandosi una parabola magnifica, da far impallidire Archimede e tutti i pitagorici.

Un gol inaspettato e impossibile, ma non per lui: Napolano esulta solo perché nessuno – nessuno – si sarebbe mai aspettato un tiro da lì. La solitudine (passeggera) di un numero uno, subito subissato dall’abbraccio dei compagni. Passeggera perché oltre a Napolano c’è una squadra vera, che pressa, recupera, domina: gioca da grande.

Dopo la paura del quasi-pareggio biancorosso (gol annullato a Capparuccia) la Samb torna a correre a tre metri da terra, indolente agli isterismi e alle provocazione dei giocatori di casa che dopo il gol annullato perdono la testa, fomentati da una tifoseria col dente avvelenato.

La Samb non si scompone: controlla e -quando può- riparte in contropiede. Proprio su contropiede arriva il fallo di Arcolai che, al limite dell’area, atterra l’attivissimo Santoni. La punizione, manco a dirlo, la tira Napolano, checon un altro colpo da cineteca, manda in rete (stavolta sull’incrocio destro, tanto per par-condicio).

Siamo al 23′ e la Samb, sopra di due gol, è in completo controllo dell’incontro. La squadra di Palladini non molla più palla e specula sul risultato per stanare i maceratesi e colpire in contropiede. Arrivano così le occasioni per Shiba (fermato al momento del tiro) e Santoni che, lanciato a rete, viene fermato fallosamente da Arcolai. Il doppio giallo (inevitabile) lascia i maceratesi in dieci e con molta tranquillità in meno. La partita, da lo in poi, si può dire finita.

La Samb controlla agevolmente e, al secondo tentativo, Shiba mette dentro il tre a zero (sesto gol in campionato: non male). Tutto il resto è scolastica, con i rossoblu che amministrano la partita senza concedere nulla agli avversari.

A differenza di quel che si dice a volte, quest’oggi è tutto oro quel che luccica: la sicurezza di Carminucci (alla prima da titolare!), lo spirito di sacrificio di Forgione e Santoni, la continuità di Carpani e Scartozzi, l’istinto killer di Shiba. Ma forse, a posteriori, è tutto oro grazie e un giocatore che ha spostato gli equilibri, rendendo tutto più facile. Forse, a trasformare tutto in oro, è stato Napolano. Re Mida.

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