SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Con l’operazione “Darksiders” che ha interessato oltre al Commissariato di San Benedetto anche le procure di Teramo ed Ascoli sono stati arrestati i responsabili di un articolato e fruttuoso sistema di spaccio di droga che, alla fine del mese di  febbraio 2012, aveva provocato la morte per overdose di un ragazzo sambenedettese.

Da quel momento sono iniziate le indagini del Commissariato che partivano innanzitutto dall’esame del telefono cellulare in uso allo sfortunato ventisettenne per risalire in particolare alle ultime chiamate effettuate.

Sono state emesse dal Gip di Teramo Giovanni De Renzis su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Teramo Irene Scordamaglia cinque ordinanze di custodia cautelare più un’altra emessa su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di L’Aquila Antonio Altobelli ed emessa dal Gip  Silvia Reitano. Venerdì 12 ottobre venivano arrestati dal Commissariato di San Benedetto del Tronto e dalle Squadre Mobili di Ascoli Piceno e Teramo Barbara Vagnozzi 36enne nata a San Benedetto, Falaha Ossama, 19enne nato in Tunisia, Paolo Feliziani 23enne nato a Chieti , Mbarek Ouaijdi 18enne nato a Tunisi.
Gli altri due sono attualmente latitanti. Per gli stessi è già iniziata la ricerca in campo internazionale. Inoltre venivano effettuate perquisizioni in altre parti d’Italia ed in particolare a Brescia, Parma e Nuoro con la preziosa collaborazione delle rispettive Squadre Mobili.

L’attività investigativa è partita, appunto, dalla morte del giovane che, nel pomeriggio del 19 febbraio inviava degli sms ad una utenza con i quali  segnalava che stava partendo da Fano per raggiungere Alba Adriatica dicendo però di non sapere dove era collocata la stazione ferroviaria e chiedendo come poteva incontrarsi con la persona che riceveva il messaggio. Il numero contattato veniva registrato sulla relativa rubrica sotto il nome “Tipo”, pseudonimo questo, usato generalmente dai tossicodipendenti per indicare lo spacciatore.

Dai primi accertamenti si appurava che tale numero probabilmente apparteneva ad un cittadino extracomunitario di origine magrebina gravitante tra Martinsicuro e Alba Adriatica.

Al fine di identificare lo spacciatore e sulla scorta degli elementi acquisiti, il Commissariato veniva autorizzato ad effettuare le operazioni di intercettazione dell’utenza cellulare contattata. Le conversazioni risultavano essere molto significative dal punto di vista investigativo in quanto già da subito si intendeva chiaramente che vi erano imprecisate transazioni di stupefacente effettuate con acquirenti abituali.

Si accertava che il capo dell’organizzazione si faceva chiamare “Mimmo” ma aveva una spiccata cadenza nordafricana.

Ben presto ci si accorgeva anche dell’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale con tanto di corrieri per le consegne che avvenivano per lo più avvalendosi di scooter rubati.

L’organizzazione, inoltre, utilizzava una sorta di “strategia di marketing” in quanto accadeva spesso che fossero gli stessi appartenenti a contattare i tossicodipendenti per avvisarli dell’arrivo della sostanza stupefacente segnalandone anche l’ottima qualità.

Si accertava inoltre che dell’associazione criminale faceva parte anche una donna italiana, convivente del capo.

L’utenza intercettata appariva come un vero e proprio call center con orario continuato dalle ore 10 alle ore 22, dove i numerosissimi interlocutori chiamavano esclusivamente al fine di acquistare lo stupefacente.

Dall’ascolto delle comunicazioni si intuiva altresì la scaltrezza della coppia a capo del sodalizio la quale, al fine di non essere individuata, effettuava le consegne di stupefacente  tramite dei giovani pusher, mentre gli stessi, si occupavano esclusivamente di ricevere gli ordinativi e di indirizzare gli acquirenti in zone da loro ritenute sicure.

Come il vigneto sito lungo la strada provinciale che collega Martinsicuro a Colonnella, la zona retrostante la chiesa di Martinsicuro, nei pressi di una fontanella pubblica, il “kebab” sito poco prima del lungomare di Martinsicuro, il distributore Ip di Alba Adriatica ed infine un sottopasso dell’autostrada A14 sito lungo la strada di Civita di Colonnella.

Le richieste di stupefacente, ricevute giornalmente dalla coppia, risultavano impressionanti, per numero e frequenza, tanto da lasciar agevolmente presumere che avessero monopolizzato lo spaccio al minuto rifornendo numerosissimi tossicodipendenti residenti nei comuni di Alba Adriatica, Martinsicuro, San Benedetto del Tronto, Grottammare e Ascoli Piceno.

Fatto questo molto allarmante tenuto peraltro conto che, con ogni probabilità, molti degli acquirenti, stante la frequenza degli acquisti, a loro volta rivendevano parte dello stupefacente.

L’analisi effettuata sulla mole di comunicazioni che la coppia riceveva, circa 2.500 per soli 13 giorni, faceva inequivocabilmente presupporre che gli stessi immettessero sul mercato quantitativi di eroina oscillanti tra 40 e i 60 grammi giornalieri, in quanto lo stupefacente non veniva venduto a singole dosi, ma a pezzature da mezzo grammo in su, per un prezzo variabile dai 40 ai 50 euro.

Si rappresenta inoltre che per comunicare con i pusher non è mai stata utilizzata l’utenza intercettata e pertanto al fine di identificarli stessi si sono dovuti effettuare diversi servizi di osservazione nei luoghi ove gli acquirenti venivano indirizzati di volta in volta dalla coppia al fine di acquistare lo stupefacente.

Tali attività “su strada” vedevano l’ausilio e la collaborazione della Squadra Mobile di Teramo diretta da Gennaro Capasso in considerazione anche del fatto che anche se l’indagine partiva dalla sfortunata morte di un ragazzo sanbenedettese, la stessa conduceva ad operare completamente in territorio di competenza della questura di Teramo.

Tale attività dava esito positivo e permetteva di ricavare molte informazioni utili in merito all’identità dei pusher e agli effettivi scambi di danaro e stupefacente.

Parallelamente si procedeva nell’attività di raccolta di informazioni da parte di testimoni dell’attività criminosa ai quali venivano anche sottoposte in visione le effigi dei malviventi che venivano da essi riconosciute.

Nel prosieguo dell’attività investigativa si riusciva a risalire all’abitazione della coppia situata ad Alba Adriatica e all’identità della stessa.

Nella abitazione predetta, nel corso dell’attività di indagine, veniva operata una perquisizione che permetteva di identificare compiutamente la coppia e sequestrare due telefoni cellulari con relative schede telefoniche utilizzate per l’attività criminosa e un motorino rubato.

Venivano eseguiti anche dei sequestri di sostanza stupefacente durante lo spaccio per strada a riscontro dell’attività svolta.

In particolare si evidenzia il sequestro di 200 grammi di eroina e l’arresto del cittadino ghanese  classe 1984 che la deteneva, avvenuto il 17 marzo. Tale attività di polizia giudiziaria veniva posta in essere grazie al fatto che dall’indagine in parola si evinceva che alcuni “corrieri” utilizzavano l’autobus proveniente da Napoli alla volta di San Benedetto. Venivano, pertanto, predisposti diversi servizi di appostamento che permettevano poi di sequestrare il notevole quantitativo di droga e di arrestare il soggetto suindicato.

Tutta l’attività operativa svolta, nonché i sequestri effettuati, non facevano altro che suffragare le risultanze ottenute dalle intercettazioni.