Dal settimanale N. 934, in edicola da lunedì 8 ottobre 

Sanità. Ha fatto molto scalpore la notizia riportata da “Sole 24 ore” che il “Madonna de Soccorso”, l’ospedale della Riviera delle Palme, ha il primato per quanto riguarda la mortalità per infarto miocardico, che è la più bassa d’Italia con appena il 2,17%. Mi è sembrato giusto saperne di più e capire bene i dettagli di un dato che ci fa piacere e onore. Ma, appunto per questo motivo, va approfondito a dovere.
Anche perché in un’intervista del Corriere Adriatico al primario del reparto, Guglielmo De Curtis, la buona notizia veniva collegata al rischio chiusura della stessa struttura che non mi pare appropriata.
Quindi, prendendo spunto proprio dalle parole di De Curtis “Un risultato che ci onora ma va diviso con il “Mazzoni” di Ascoli e il nostro Pronto Soccorso”, ho ritenuto giusto informarmi bene e meglio sulle varie modalità che, partendo dal nostro Pronto Soccorso, passano nel reparto sambenedettese per poi concludersi in quello eccellente di Ascoli Piceno.
E’ interessante però la premessa che la percentuale di mortalità è riferita a 30 giorni dopo l’arrivo in ospedale,  per cui diventa interessante capire l’incidenza sul dato positivo della riabilitazione cardiaca svolta dal dottor Mauro Persico esclusivamente nel nostro nosocomio nell’arco dei 30 giorni post infarto. Per la statistica è bene ricordare anche che i ricoverati per infarto miocardico presso il  “Madonna del Soccorso” sono circa 130 all’anno.
Questo l’iter: il paziente arriva in Pronto Soccorso e immediatamente viene fatta la diagnosi del tipo di infarto subito. Una parentesi mi sento in dovere di farla: da quando è arrivato il primario Paolo Groff il servizio (astanteria compresa) ha fatto un notevole salto di qualità che era necessario, vista l’importanza che ha il primo intervento per la salute di tutti noi.
La prima distinzione viene fatta con due parole STEMI e NSTEMI per le quali ho fatto ricorso a Wikipedia che recita così: L’infarto del miocardio, vecchia dizione, ricade nella sindrome coronarica acuta, che si differenzia a seconda della presentazione all’elettrocardiogramma in infarto del miocardio con sopralivellamento del tratto ST (o STEMI: ST Elevation Myocardial Infarction) e infarto miocardico senza sopralivellamento del tratto ST (o NSTEMI: Non ST Elevation Myocardial Infarction). Sarebbe interessante conoscere il numero di “Stemi” e “Nstemi”.
La differenza è chiara. Le diciture Stemi e Nstemi classificano la gravità dell’occlusione coronarica subita. Nei casi più gravi (Stemi), i pazienti vengono immediatamente trasportati in Ascoli (senza passare per il reparto sambenedettese) presso il reparto cardiologico specializzato diretto dal dottor Luciano Moretti con il quale Guglielmo De Curtis ha diviso giustamente i meriti. Gli infartuati Nstemi, cioè quelli meno gravi, vengono ricoverati nel nosocomio sambenedettese da dove alcuni giorni dopo vengono trasportati al “Mazzoni” di Ascoli per l’esame coronografico e altri ulteriori accertamenti.
Sia gli “stemi” che i “Nstemi” di tutta l’area vasta vengono (quelli che vogliono) quindi avviati alla riabilitazione presso il nostro nosocomio che è l’unica struttura all’uopo della provincia. La considerazione che la statistica è stata fatta nell’arco dei 30 giorni, almeno a me che, però, non sono sicuramente un esperto, fa pensare che tale servizio esclusivamente sambenedettese potrebbe aver dato un contributo non trascurabile al primato del “Madonna del Soccorso” che ci onora. Aggiungo che, se si scoprisse che è il più determinante, potrebbe avere un grande valore bibliografico a livello mondiale.
Fatti concreti che mi inducono ad un pensiero forse meno campanilistico di quanto sembra: perché il “vero” reparto cardiologico non si è strutturato a San Benedetto dove c’è ora un Pronto Soccorso di qualità e una potenziale clientela maggiore, specialmente d’estate? Ai nomi dei medici “protagonisti” di un un risultato così importante va aggiunto “a furor di popolo” anche quello del dottor Pierfrancesco Grossi, valido collaboratore del primario Moretti. (Oltre alla sambenedettese purosangue dottoressa Simona Silenzi che opera nello stesso reparto al Mazzoni di Ascoli, con la quale mi scuso per non averla precedente citata, nonostante diversi amici me ne avessero parlato molto bene. Ndd.)

LABORATORIO ANALISI. Peccato, però, che sul quotidiano anconetano, accanto all’ “esultanza” e all’intervista del primario De Curtis, ci sia un trafiletto nel quale si riportano pesanti critiche nei confronti del Laboratori Analisi. Sul quale mi sento di fare un distinguo che spero torni utile al direttore generale.
Il servizio di Analisi chimico-cliniche dell’ospedale sambenedettese non le merita proprio per i motivi che hanno generato la critica. Fino a qualche anno fa il problema non esisteva perché, purtroppo, il laboratorio aveva un po’ perso il suo appeal e quindi la clientela era minore a vantaggio di privati, adesso ha evidentemente riacquistato credibilità per cui c’è sempre il pienone. Le problematiche (una disfunzione ci sarà anche per altri motivi ma, secondo me, è secondaria) potrebbero essere risolte aumentando il personale del servizio accettazione e dei prelievi in particolare perché il personale tecnico è oggi avvantaggiato dalle attrezzature moderne che facilitano di molto l’esecuzione degli esami oltre a fornire risultati più precisi. Quelle del “Madonna del Soccorso” sono ottime.
Lo dice uno che in quei luoghi, da Perito chimico, c’è stato 32 anni e che ha partecipato in prima persona al passaggio, in accettazione, dalla carta al computer.