COLONNELLA – Azioni risarcitorie collettive contro i danni ambientali, alla salute e al patrimonio dei cittadini causati dalla realizzazione di centrali a biomasse in Val Vibrata e nella vallata del Tronto. E’ questa una delle indicazioni emerse nel corso dell’incontro pubblico tenutosi venerdì sera all’hotel Bellavista di Colonnella, organizzato dal comitato Aria Nostra in collaborazione con il comitato Salute Pubblica. Un incontro molto partecipato, sia dai cittadini che dagli amministratori comunali della Val Vibrata e della vallata del Tronto.

“L’incontro di stasera non è un punto di arrivo – ha esordito Daniele Di Giuseppe, del comitato Aria Nostra – ma un punto di partenza, poiché seguiranno altri incontri nei Comuni per approfondire il tema delle biomasse e le varie tipologie di impianti in progetto sul territorio”. Di Giuseppe ha poi sottolineato l’importanza per i cittadini di affrontare la battaglia in maniera unitaria mettendo da parte le divisioni ideologiche, “poiché la salute è di tutti e non ha colore politico”.

Alla serata hanno partecipato anche Peppe Giorgini del Movimento 5 Stelle di San Benedetto del Tronto, in prima fila nella battaglia contro lo stoccaggio del gas, e Adriano Mei del coordinamento “Comitati in rete”.

Senza contare gli impianti marchigiani a confine con il Tronto, solo in Val Vibrata (Ancarano, Controguerra, Colonnella, Martinsicuro) sono in progetto una serie di centrali per un totale di 31 megawatt circa di energia prodotta. Si è discusso degli scarichi inquinanti prodotti da una così alta concentrazione di impianti nel raggio di pochi chilometri e delle conseguenti ripercussioni su ambiente e salute. “L’intera Val Vibrata e vallata del Tronto è a rischio di disastro ambientale – ha affermato Giorgini – e i cittadini devono impedirlo. Il tempo del popolo bue è finito”.

I grandi impianti alimentati a cippato di legna e previsti a Colonnella (6 megawatt), a Martinsicuro (10,5 megawatt), a Controguerra (4 megawatt) ed Ancarano (5 megawatt) sono stati oggetto di analisi sia dal punto di vista delle emissioni in atmosfera che del problema dell’approvvigionamento del materiale combustibile, il cui ingente quantitativo necessario non consentirebbe una fornitura che rispetti i parametri della filiera corta (entro un raggio di 70 chilometri). “Nel nord Europa le centrali a biomasse sono molto diffuse – ha aggiunto Giorgini – ma si tratta di impianti di piccole dimensioni, che non superano gli 0,5 megawatt. Sono centrali ecosostenibili in quanto utilizzano gli scarti di segherie e le potature dei boschi limitrofi, producendo teleriscaldamento per i centri abitati. Non è certo il caso delle centrali previste sul nostro territorio, su cui lucrano gli imprenditori senza alcun vantaggio per i cittadini”.

E’ stato anche affrontato il capitolo dei cospicui incentivi che negli ultimi anni hanno costituito in Italia “una corsia preferenziale per la realizzazione delle centrali a biomasse e senza i quali l’investimento non risulterebbe conveniente”.

Adriano Mei ha poi citato il principio di precauzione da applicare nel caso della Val Vibrata, con un così alto numero di impianti nel raggio di pochi chilometri. “Seppure le emissioni di ogni centrale rispettino i limiti di legge, è necessario valutare in che misura questi scarichi aggiungano ulteriore inquinamento in un territorio già inquinato”. Mei si è anche soffermato sull’importanza per i sindaci di esaminare con attenzione le richieste prima di rilasciare qualsiasi tipo di autorizzazione, nell’ottica della salvaguardia della salute e degli interessi dei propri cittadini.

Nel corso della serata si è anche parlato del diritto dei cittadini non solo alla salute e ad un ambiente salubre ma anche alla proprietà privata. Il deprezzamento di immobili e terreni nelle vicinanze di impianti inquinanti sarebbe infatti passibile di azioni legali nei confronti degli imprenditori ma anche degli enti pubblici che hanno rilasciato le autorizzazioni, con richieste di risarcimento danni. Azioni collettive da portare avanti attraverso associazioni e comitati per difendere  i diritti violati dei cittadini.

Sull’importanza dei singoli nel rivendicare i propri diritti è intervenuto anche Stefano Pignotti, della Consulta interregionale “Just Mission” che riunisce comitati, associazioni e cittadini in numerose battaglie a tutela dell’ambiente, tra cui lo stoccaggio del gas a San Benedetto, l’istituzione del Parco Marino del Piceno, le centrali a biomasse. Un incontro della Consulta è previsto martedì 30 ottobre alle 21,30 presso la sala multimediale della parrocchia a sant’Egidio alla vibrata in Piazza Europa.

Nel dibattito sono intervenuti anche i sindaci di Controguerra Mauro Scarpantonio e di Martinsicuro Paolo Camaioni. Il primo ha assicurato che i progetti di centrali previsti a Controguerra (un impianto di circa 4 megawatt e altri tre da un megawatt ciascuno) non saranno realizzati e l’unico esistente sul territorio è quello da un megawatt alimentato ad olio della Socabi, al momento fermo. “Prego quindi i comitati di aggiornare le mappe inerenti Controguerra per non creare allarmismi”.

“Vogliamo dare fiducia al sindaco che evidentemente ha qualche ragione che non conosciamo per fare queste affermazioni, ma per il momento dobbiamo basarci sulle carte che, purtroppo, dicono cose diverse” è stata la risposta del comitato Aria Nostra.

Paolo Camaioni ha illustrato l’iter autorizzativo della centrale da 10 megawatt di Martinsicuro e l’importanza di procedere coesi nella battaglia, anche sul fronte politico.

Il sindaco di Colonnella Leandro Pollastrelli ha invece annunciato l’istituzione della Consulta ambientale e il ricorso al Tar da parte del Comune contro la centrale di Vallecupa. “La battaglia acquista più forza con il supporto dei cittadini – ha affermato  – pertanto invito i comitati ad affiancare il Comune nel ricorso contro la centrale”.