SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “I processi vanno in prescrizione, il dolore no”. Bastano queste parole, pronunciate da Nicola e Debora Rosetti, per testimoniare lo stato d’animo dei familiari delle 140 persone che persero la vita la sera del 10 aprile 1991 a bordo del Moby Prince. Ventun anni dopo la stessa identica sofferenza dei primi momenti, con la rabbia per un colpevole mai trovato e responsabilità mai riconosciute.

Sergio Rosetti, morto su quel traghetto, era sambenedettese. E proprio San Benedetto è chiamata a non dimenticare quella tragedia. Per questo motivo, sabato 22 settembre presso l’Auditorium Comunale si ripercorrerà la vicenda, tramite l’intervento di Loris Rispoli, presidente dell’associazione “140”, che raccoglie i parenti delle vittime, e la proiezione del docufilm di Francesco Sanna, “Vent’anni di storia privata del Moby Prince”.

“Probabilmente i giovani nemmeno conoscono questo evento – raccontano i promotori dell’iniziativa Vinicio Liberati e Pierfrancesco Morganti – per questo saranno presenti molte classi delle scuole superiori della città”.

All’appuntamento, che verrà moderato dal giornalista Benedetto Marinangeli, parteciperà anche il Comune di Sant’Elpidio a Mare, altra realtà marchigiana che pianse la scomparsa di un suo concittadino. “Per la prima volta il film andrà fuori dalla Toscana – spiega Nicola Rosetti – auspico che un giorno si possa raccontare pure l’epilogo della storia. Siamo rimasti per anni in silenzio, adesso vogliamo condividere questa storia col resto della città”.

“Abbiamo sempre onorato la memoria dei caduti”, precisa l’assessore Margherita Sorge. “L’episodio scosse profondamente San Benedetto. Nonostante ciò si corre il rischio di scordarsi, noi intendiamo evitarlo”.

LA TRAGEDIA Il Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo al largo del Porto di Livorno. Nel rogo causato dallo scontro morirono tutte le persone a bordo, tra equipaggio e passeggeri. L’unico sopravvissuto fu Alessio Bertrand, mozzo napoletano. Il naufragio del Moby Prince è ritenuto, ancora oggi, la più grave tragedia che abbia colpito la marina mercantile italiana dalla Seconda Guerra Mondiale.