SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Intervistare Rita Dalla Chiesa il 19 luglio fa un certo effetto. Per quel cognome, per la storia che porta con sé, per quel destino comune con Paolo Borsellino che, come Carlo Alberto, ha pagato con la vita la lotta alla mafia. “Che significato do a questa giornata? Lo stesso che do al 23 maggio, al 3 settembre e a tutte quelle morti che non hanno ottenuto giustizia. Provo molta amarezza; le manifestazioni contano fino a un certo punto. Ritengo sia più importante capire con certezza chi ha agito e perché”.

Madrina del Musical Europa Festival e conduttrice delle due serate di Gala previste al Palariviera il 21 e 22 luglio, il volto di Forum mostra un affetto sincero e spontaneo per San Benedetto. E anche qui di mezzo c’è il papà, protetto durante la guerra dalle zie di Margherita Sorge: “Fu nascosto dai parenti del vostro assessore, si stava per imbarcare come partigiano per il Montenegro. Negli anni a seguire ci insegnò ad amare il litorale sambenedettese. Diceva in continuazione quanto fosse bello e quanto fosse cara la gente. Ho delle cugine che vengono in vacanza qui. Questa città non è mai stata estranea nella nostra famiglia. Senza dimenticare la vicenda dei Peci, altro punto di contatto tra i Dalla Chiesa e questo territorio”. C’è poi il rapporto intenso con il mare: “Senza sto davvero male; ho il bisogno fisico di affondare i piedi nella sabbia. Non è un caso che il mio motto sia Preferisco il rumore del mare. Il mare mi pacifica, mi commuove parlarne”.

Da madrina del Mef, cosa rappresenta per te questo festival e come giudichi la condizione attuale del musical in Italia?

“La reputo una manifestazione di grande valore. Un conto è cantare, un conto è suonare, un conto è recitare. Chi fa i musical è un artista completo, sa ricoprire i tre ruoli. Non è facile scovare talenti che sappiano fare tutto.

Esistono oggigiorno in televisione dei contenitori capaci di ospitare tale genere?

“Ci sono X Factor ed Amici, trasmissioni che offrono insegnamenti e regalano una grande visibilità al fenomeno. Non ci sono scuole, per molti giovani quella è l’unica pista per imparare. Nel talent della De Filippi c’è proprio una prova dedicata al musical”.

Esiste da parte del teatro uno snobismo verso la televisione?

“Certamente, parlo più che altro del mondo della prosa, che però usa il piccolo schermo per la promozione degli spettacoli. C’è una forte diffidenza, io invece credo che siano realtà complementari”.

La tv, come tanti altri settori, paga le conseguenze della crisi economica. In tal senso, il tuo programma è stato costretto nella passata stagione a rinunciare alla diretta.

Forum ha pagato ampiamente la crisi, passando dalla diretta al registrato. Sotto la mia conduzione la trasmissione è stata sempre live, solo ai tempi della Perego andò in differita. Per me è una fatica enorme”.

Anche perché avevi instaurato un contatto diretto coi telespettatori.

“Sì, l’empatia era totale. Con la diretta hai la sensazione di capire cosa pensa chi ti sta guardando. Tieni conto che sono stata una delle prime conduttrici ad ospitare twitter in onda. Mi manca molto quel tipo di interazione”.