SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ventidue anni, un amore sfrenato per il calcio e un ruolo che va controcorrente rispetto ai ragazzi della sua età. William Belardinelli, allenatore delle categorie Esordienti 1999 ed Esordienti 2000 del Porto d’Ascoli, ha vissuto una stagione entusiasmante in campo e fuori. Tant’è che è stato protagonista insieme ai suoi giovani giocatori di lealtà sportiva in due episodi di campionato, vincitore lo scorso anno del torneo internazionale Piceno Cup e figurando un’ottima impressione al torneo Cesenatico Youth Festival.

Ma ciò che rende William Belardinelli lo “special one” tra gli allenatori è l’immenso affetto e la forte stima che i propri ragazzi hanno nei suoi riguardi. Mai un momento di scoramento, solo una grande fiducia nel lavorare con amore, meticolosità e umanità. Perché per il giovane tecnico biancoceleste prima viene la persona poi il giocatore.

A soli 22 anni, allenatore e tante responsabilità.

Vero. Tuttavia avere responsabilità, infondere speranza negli altri e prendere decisioni sono ciò che ho sempre desiderato.

Come mai la scelta di allenare e non quella di giocare?
Fin dall’età di 8 anni scrivevo le formazioni che sarebbero scese in campo in Serie A. Con il passare del tempo, da piccolo hobby si è trasformato in sogno. Un ruolo importante l’ha giocato la mia famiglia che mi ha sempre appoggiato, per questo non finirò mai di ringraziarla.

Tecnico delle categorie Esordienti 1999 ed Esordienti 2000. Quanto è stato impegnativo costruire una squadra?
Farmi allenare due squadre è stato un grande atto di fiducia da parte della società. Ho risposto con ciò che mi ha sempre contraddistinto: passione, umanità, organizzazione, competenza e meticolosità.

Lo scorso anno vincitore con i tuoi giovani giocatori del torneo internazionale Piceno Cup, quest’anno avete partecipato al torneo Cesenatico Youth Festival e con i più piccolini al torneo di Offida. Come sei riuscito a contenere l’entusiasmo e la concentrazione?
Entusiasmo e concentrazione l’ho mantenute trasmettendo pazienza perché il calcio è per persone che sanno aspettare: insieme si vince.

La tua squadra è stata protagonista di fair play nelle gare con il Ragnola e l’Ascoli in cui vi siete fatti togliere dall’arbitro due rigori che non c’erano. Un gesto di lealtà sportiva d’altri tempi.
Ho sempre pensato che il rispetto e la correttezza siamo valori che rendono grande una persona. Nella vita e nello sport bisogna dimostrare sempre di essere i più bravi, non i più furbi. La furbizia è per coloro che hanno paura di perdere.

E non a caso sei amato da tutti i tuoi ragazzi tanto che ti hanno dedicato magliette e lettere di affetto. Te lo saresti mai aspettato?
E’ stato ciò che di più bello la vita, adesso, mi potesse regalare. Insieme abbiamo sperato, sofferto, esultato, gioito. Ho visto ragazzi giocare per me, cantare cori di stima. Sono emozioni che vanno vissute, difficili da raccontare. Il mio grazie sarà eterno.

L’esperienza del corso di formazione organizzato dal Milan presso il Centro Sportivo “Peppino Vismara” a Milano a cui hai partecipato e quella di assistente tecnico al Milan Junior Camp svoltosi a San Benedetto cosa ti hanno lasciato?
E’ stato un momento di crescita importante. Ho avuto la fortuna di confrontarmi con professionisti, quali Alessandro Lupi, Claudio Lippi, Walter Biffi, Lodovico Costacurta. Quanto ho appreso sia a livello tecnico che umano è stato qualcosa di incredibile. In futuro tutto ciò mi permetterà di rendere al meglio sia come allenatore che come uomo.

Dopo l’Inter, il Porto d’Ascoli è il tuo più grande amore.
Il Porto d’Ascoli è e sarà sempre la mia seconda casa. E’ proprio in questa Società che ho iniziato quello che è il mio sogno: allenare. In questi 6 anni ho conosciuto tante persone, ognuna di loro mi ha insegnato qualcosa che mi ha reso più forte e maturo.

Un William Belardinelli allenatore di una prima squadra sarebbe una utopia?
L’unica cosa che mi sento di dire è che qualsiasi occasione la vita mi concederà, l’affronterò sempre con responsabilità e serietà senza dimenticare mai che prima di tutto viene la persona poi il ruolo che si copre.

E per il futuro?
Per il futuro l’obiettivo è arrivare più in alto possibile. Ciò significa dimostrare che i sogni si possono realizzare: l’importante è crederci sempre. Gli ostacoli esistono per essere superati. Se non dovessi riuscirci sarei contento lo stesso perché potrò dire agli altri che ho vissuto per qualcosa.