SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Presto partirà per Londra per seguire e commentare la sua terza Olimpiade, dopo Atlanta 1996 e  Sidney 2000. Vi rimarrà fino al 12 agosto, ma Maurizio Compagnoni fin da ora avverte: “Dal giorno dopo sarò di nuovo a San Benedetto, ancora al mare”.

Alle spalle del Compa, oltre che centinaia di telecronache di Serie A e Champions League, pure due Campionati Mondiali di Calcio, un Europeo (quello portoghese di otto anni fa) e una Coppa America, nel 2011. “Come mi sto preparando all’avventura inglese? Leggo giornali e rinfresco la memoria sugli sport. L’atletica l’ho seguita per tanti anni, per lavoro e per passione. Mi sto riaggiornando”.

Sarà la prima volta per Sky, che già in passato si aggiudicò i Mondiali e che prossimamente trasmetterà Formula Uno e Motomondiale a danno delle reti generaliste. Verso che televisione ci stiamo indirizzando?

“E’ un’evoluzione senza via di ritorno. Se sette-otto anni fa avessero previsto un tale scenario, tutto sarebbe parso clamoroso. Oggi rientra nella normalità. Sky è diventato un prodotto di massa, non più d’elite. Quello accaduto in Italia si è verificato in tutto il mondo, non c’è da stupirsi più di tanto”.

Riguardo alla Rai, tante sono state le polemiche legate alla trasmissione degli ultimi Europei. Le critiche sono volate persino tra colleghi. Querelle a parte, non pensi che ci sia una differenza originaria di stile tra un commento della tv di stato e quello di una piattaforma pay?

“L’argomento è delicato, non mi va di entrarci. Non giudico il lavoro dei colleghi e nemmeno chi giudica il loro lavoro. Sulla differenza stilistica posso dirti che ciò esiste pure tra le voci della stessa Rai. Ne potrei contare almeno tre. Questo per farti capire che ognuno ha il suo”.

Sempre in tema Europei, che edizione è stata?

“Una buona edizione, nonostante Francia, Olanda ed Inghilterra abbiano deluso e tenendo comunque conto che ci si è arrivati al termine di una stagione lunghissima. Molti giocatori erano stanchi, logori, sfiniti. Non puoi aspettarti che vadano sempre a mille, non sono dei robot”.

Per la prima volta sono mancate le cosiddette rivelazioni. Sia a livello di team che di calciatori.

“Prima che cominciassero scrissi un editoriale nel quale fui chiaro: scordatevi la sorpresa. E’ vero, la Russia avrebbe potuto esserlo, però ha faticato nel trovare continuità. Sui giocatori invece ritengo che oramai si conoscano tutti. Non c’è più il nome ignoto, tutti hanno una storia nota”.

Alla Nazionale di Prandelli, che voto dai?

“All’Italia 8, a Prandelli 8,5. Anche se le scelte adottate in finale non mi hanno convinto. Al di là di questo, il lavoro è stato straordinario, sopra le aspettative. Avevo pronosticato il passaggio della fase a gironi, con uno stop ai quarti. Al contrario, sia ai quarti che in semifinale abbiamo disputato ottime partite, condite da un gioco offensivo e propositivo”.

Il Pallone d’Oro andrà ad Iniesta?

“Pirlo fino alla semifinale si era rivelato il numero uno dell’Europeo, davanti ad Iniesta. Penso tuttavia che Cristiano Ronaldo rimanga favorito. Se la giocano lui e Messi, col primo che ha potuto godere di una vetrina come la competizione continentale. Detto questo, ritengo che il terzo, quarto e quinto posto verrà occupato da Xavi, Iniesta e Pirlo. Non so in quale ordine”.

Capitolo Campionato. Che stagione si prospetta?

“Andrà analizzato il mercato. La Juve sta prendendo un bel distacco. Ma fino al 31 agosto non si può dire nulla di definitivo. Ricordiamoci che il Milan ingaggiò i vari Robinho, Ibrahimovic e Nocerino dopo ferragosto…”.

I bianconeri comunque non potranno mantenere i fari spenti, come dodici mesi fa.

“Conte recentemente me l’ha confidato: se l’anno scorso eravamo una sorpresa, quest’anno bisogna alzare la qualità della rosa. Ed è quello che stanno facendo”.

E il Milan? Come si sta comportando?

“Già tenere Thiago Silva è stata una gran cosa. Pertanto, piaccia o no alle casse rossonere un grande centrocampista centrale dovrà essere acquistato. Se lo prenderà potrà essere competitivo”.

Un nome?

“Fernando del Porto potrebbe essere l’ideale”.

Come giudichi fin ora il ciclo biennale di Allegri?

“Viene da un anno senza titoli, ma con tanti punti conquistati ed un sacco di infortunati. Non sarà stata una stagione soddisfacente, però parlare di fallimento sarebbe ingeneroso”.