SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Disponibili ad abbassare le saracinesche prima, a patto che lo facciano tutti. La proposta arriva dai locali di via Mentana e zone limitrofe. Non solo l’omonimo Caffè ed il Bar Code quindi, bensì una lunga lista di strutture che vanno dall’Ippogrifo al Bijoux, passando per l’Enjoy.

I titolari in questione sono stati ricevuti dal sindaco Gaspari e dall’assessore alla Partecipazione Luca Spadoni nella mattinata di martedì e proprio dal faccia a faccia è emerso un piccolo, ultimo spiraglio. “Abbiamo richiesto un impegno collettivo di chi gravita in quell’area”, spiega Spadoni. “Tutti dovranno collaborare e lavorare assieme, perchè il problema non si risolve spostando la massa di ragazzi da un posto all’altro”.

Ecco allora che la soluzione torna ad essere quella di partenza: mettersi d’accordo su un orario di chiusura, che tuttavia interessi tutti. “Pure i bar del centro, se vogliamo metter fine a questa grana – ammoniscono i diretti interessati – Solo così la elimineremo per davvero, creare dei distinguo non avrebbe senso”.

Il Comune dal canto suo si è mostrato aperto all’ascolto e disponibile. Fino ad un certo punto. Entro giovedì dovranno arrivare le risposte all’iniziativa. Per il resto, le dichiarazioni sono state pressochè di routine: “L’amministrazione non può sostenere le spese relative all’incremento della vigilanza pubblica. I Vigili non possono compiere quell’attività, la presenza costante è impensabile ed impossibile. E’ necessario munirsi di gente fissa”.

La palla, anche in questo caso, torna agli esercenti. I sorveglianti dovranno pagarseli: “Si è pensato di passare dai due al lavoro attualmente agli otto, sia durante l’apertura – dalle 10.30 alle 2 – che successivamente, dalle 2 in poi”. Per quel che riguarda invece gli orari, occorrerà buon senso: “Con la Legge Monti non esistono più regole a proposito”, prosegue Spadoni. “Si potrebbe decidere per le 2. Senza dimenticare che un’ora per uno può non essere tarda, per altri sì”.

MOVIDA AL PORTO? NON ORA Accantonata pertanto l’ipotesi di spostare la movida al Porto, considerato che in tal caso i tempi previsti sarebbero a dir poco estesi. Il Piano del Porto infatti, ancora fermo al Ministero dei Lavori Pubblici, una volta varato non vedrebbe concretamente la luce prima del 2018. Un’eternità per chi è al contrario chiamato a trovare soluzioni immediate.