Nonostante il crescente disinteresse verso il calcio, il mio cuore continua a battere forte dall’emozione ogni qual volta gli Azzurri partecipano alle massime competizioni europee e mondiali.

Sono letteralmente innamorato della maglia Azzurra della Nazionale di Calcio, ogni due e quattro anni (per noi i Mondiali sono i Mondiali, gli Europei quasi un test) invecchio e vivo le vicende della Nazionale come una evoluzione di una storia personale e collettiva.

Avevo deciso di scrivere questo articolo prima dei calci di rigore: temevo infatti la beffa atroce nella sfida dei quarti di finale degli Europei, contro l’Inghilterra. Ed ecco cosa avrei scritto in caso di sconfitta: cara Nazionale, tranne che nello strano Mondiale 2010, sul campo non ti batte mai nessuno. Per farti fuori devono ricorrere ai rigori, altrimenti, decennio dopo decennio, resisti.

Ma non è questo il caso della gara contro gli inglesi, in cui purtroppo ci è venuto a mancare il miglior Cassano di inizio torneo, forse in debito di preparazione. Per il resto è stata una Nazionale sontuosa, con due centrocampisti che non fanno invidiare i declamati spagnoli: Pirlo è un mago che migliora con gli anni, De Rossi ha la tempra degli antichi gladiatori. Assieme a loro, “tardellino” Marchisio e il bravo Montolivo hanno composto un pacchetto quasi inarrivabile.

Bella, bella Nazionale.

Post scriptum 1: dite a Roy Hodgson, Rooney, Gerrard e Terry che l’Italia è maestra nel gioco difensivo. Su quello hanno imparato, ma non sembra che abbiano capito come gestire poi la fase di contropiede.

Post scriptum 2: ed ora basta a dire che siamo difensivisti. Siamo “organizzati” come nessun altro, e questa è cosa ben diversa. Già l’Italia di Vicini era a tratti spumeggiante, ma poi quelle di Sacchi, Lippi ed ora questa bella formazione di Prandelli dovrebbero aver fatto capire di che pasta siamo fatti. I tedeschi (vero: stavolta sulla carta sono più forti e grazie ad un assurdo regolamento hanno due giorni di riposo in più) lo sanno bene.