Giovanni Falcone. Nel disappunto precedente ho riportato pensieri di altri evidenziando quelli che, secondo me, sono i punti cruciali sui quali tutti dobbiamo lavorare. Oggi vorrei ribadirli con molta franchezza nella speranza di essere utile per quel bene comunitario che è alla base di un vero risorgimento, che deve essere principalmente culturale.

Prima, però, devo rilevare una stranezza che più strana non si può. Perlomeno per me. Se per voi non lo è mi piacerebbe capire perché: oggi 23 maggio 2012 ricorre il 20° anniversario dell’attentato a Giovanni Falcone e alla sua scorta. Non mi soffermo sui particolari di cronaca che tutti conosciamo a memoria ma sulle prime pagine dei più importanti italiani, dal Corriere della Sera a Repubblica, a Il Messaggero alle edizioni QN, al nostro Corriere Adriatico. In nessuno delle testate citate appare la foto di Falcone o un titolo che ricordi venti anni dopo il simbolo che il magistrato siciliano è stato e sarà per sempre nella nostra nazione.  Soltanto sull’Unità una sua grande foto in Primo Piano. Ancora più stranamente le corrispondenti edizioni on line riportano in home page il ricordo di quel giorno. Chi può mi faccia capire. Grazie.

Non dico che rimettere Falcone in prima pagina sarebbe servito a qualcosa, anzi. Credo infatti che le celebrazioni lasciano il tempo che trovano se non si inizia a lavorare su una metamorfosi culturale alla quale non si arriva soltanto parlandone a scuola. Tutti gli organi di informazione, cartacei e non, devono impegnarsi per combattere (magari con un trafilo giornaliero in primo piano) la mentalità egoistica ed opportunistica che è oramai diventata una “regola” per buona parte del popolo italiano e che è all’origine del “non voto”. Ecco in sintesi il marcio da eliminare, in parte già citato nel mio precedente DisAppunto:

1) Funzionari pubblici della repubblica, anche quelli del più piccolo e povero comune, spesso violano la fiducia e la delega data loro dai cittadini attraverso il voto, privilegiando l’interesse personale a quello del bene pubblico e collettivo.

2) Vari imprenditori partecipano alla condivisione della corruzione, sostenendo che bisogna pagare le tangenti se si vuole sopravvivere sul mercato.

3)  Tanti direttori editoriali responsabili delle case editrici, delle società di produzione cinematografica, televisiva e radiofonica, riconoscono e accolgono come autori soltanto ed esclusivamente le persone e i nomi presentate, suggerite, spinte e imposte dalle segreterie dei singoli partiti politici.

4) Tanti sono coloro che dicono “lo fanno tutti, che cosa ci vuoi fare?”. Così come lo sono tutti coloro che si trincerano dietro il “ma io ho una famiglia” e fingono di non sapere che in italiano esiste la frase “no, io queste cose non le faccio”.

5) Sono tanti i cittadini italiani che, nel silenzio garantito dalla privacy della cabina elettorale, mettono una crocetta su un certo simbolo, su un certo nome, perché sanno che quella lista e quella persona, domani, a elezioni avvenute (e vincenti) risolveranno il loro problemino, o daranno il posto al figlio, o sistemeranno la sorella.

6) Non cambia nulla, fintantoché non cambieremo il nostro comportamento individuale, quotidiano, esistenziale, e prenderemo atto di ciò che siamo. Per poterci evolvere e liberarci del cancro che corrode il Senso Civico.

7) Sono tanti i cittadini italiani che rinunciano al tentativo (anche se estremo e disperato) di farsi valere per i propri meriti e le proprie competenze tecniche, privilegiando la facile e sicura strada della mediazione politica e della malleveria, per prendere una scorciatoia garantita dal sistema del malaffare

8) Chiunque è complice. Anche se non compie alcuna azione criminale, è complice perché non parla, tace e sopporta in silenzio

SE QUESTI OTTO PUNTI, che non comportano sacrifici particolari ma soltanto il risveglio del normale senso civico, non verranno sovvertiti, assisteremo a tante altre celebrazioni come quella odierna e a tante parole, sempre le stesse e quindi inutili. Stamattina lo stesso Monti non ha detto nulla di nuovo rispetto a quello che sentivamo dire da Andreotti, Forlani, Berlusconi eccetera e eccetera, in circostanze simili. Il silenzio assoluto delle prime pagine dei giornali nazionali  potrebbe avere una spiegazione soltanto se, da domani in poi, iniziassero a combattere la malata cultura italiana dove il malaffare, il clientelismo, l’opportunismo e tutto il resto, la fanno da padroni senza ostacoli dalla maggior parte dei mass media e a danno della maggioranza degli italiani. E lo dimostra ampiamente il crescente numero dei “non votanti”, i quali non riescono ad individuare rappresentanti tra coloro che si candidano per governare l’Italia. Non solo per amministrare ma principalmente per azzerare gli otto “carcinomi” che ho sopra evidenziato.

Forse inconsapevolmente rispetto alla morte di Falcone ma sicuramente legato alla voglia di lottare per fare qualcosa contro la deriva italiana di cui ho appena scritto, un mese dopo la strage di Capaci usciva il primo numero di Sambenedetto Oggi, ora Riviera Oggi.