Le tasse non possono essere più aumentate, ovviamente. Quindi il genio Draghi ( “Il rigore serve ma occorre tagliare le spese e non aumentare le tasse”) vende la seconda faccia della moneta, il rigore (quello che fa tanto seri, pensosi, austeri, non mediterranei: e il popolo ci crede, ed obbedisce), perché la prima – le tasse – è stata consumata (leggi qui Draghi, Group of 30, Bilderberg, Goldman Sachs). Servono 40-50 miliardi da qui alla fine dell’anno, firma del robot Mario Monti su dettato di Angela Merkel (li pagasse lui, allora: chi lo ha mai eletto per prendere st’impegni?). Forse ce la caveremo con un accordo svizzero, l’anno prossimo, chissà.
La sottomissione culturale italiana, radicata nella dipendenza da Stati esteri (Francia, Spagna, Austria, e nell’ultimo secolo Germania, Stati Uniti, persino Russia) è così lampante che le parole adoperate sono incomprensibili: spread, fiscal compact, growth compact, addirittura spending review, eccetera eccetera. Già solo questo segnala l’abisso nel quale siamo precipitati. Non abbiamo un vocabolario che spieghi la realtà, siamo sudditi privi di parole.
Bersani ad esempio ha sperato che in Francia vincesse Hollande che così potrà recarsi a Berlino per cambiare “le politiche restrittive delle destre europee“. Sembrerebbero le parole di uno statista se non fosse che negli ultimi mesi il suo partito ha approvato con convinzione e senza dibattito in nessuna sezione* d’Italia tutte le “politiche restrittive delle destre europee“. Raramente si era ascoltata tanta palese confessione di impotenza. Sulla confusione, forse ce la giochiamo con quest’altra.
Non c’è nulla che faccia pensare ad una diminuzione della tassazione: hanno deciso scientemente di rastrellare tutto il rastrellabile (quello consentito) e tagliare il tagliabile. L’incidenza del malaffare non diminuisce, probabilmente aumenta. Tanto che gli efficientissimi tecnici al massimo pensano di arrivare a 4,2 miliardi di risparmi extra (che, non avendo effetto anti-tassazione, risulteranno incredibilmente depressivi, ma questo ci porterebbe lontano, ne riparleremo).
C’è solo una soluzione, ma dovrà essere all’italiana. Un po’ greca ma non troppo (siamo geograficamente più vicini a Bruxelles, ecco: gli scandali puzzano se troppo vicini). Ad Atene nel 2009 fa la Cina ha “affittato” il Porto del Pireo per 3,3 miliardi di euro, più un altro mezzo per infrastrutture, il tutto per 35 anni.
Qualcosa del genere dovrà accadere all’Italia: “Altrimenti più tasse, o ticket sanitari da 100 euro per tutti”, dirà qualcuno. Sarà facile trovare pezzi di Bel Paese da giostrare. Non un affronto di un porto acquistato dai cinesi: nessun governo potrebbe permetterselo, darebbe l’idea di una capitolazione (sarebbe come avere una junta hi tech a Parigi, Berlino o Londra: tutto il popolo scenderebbe in piazza e griderebbe al fascismo; da noi invece questo può avvenire, ma vendere Gioia Tauro o Genova ai cinesi, sarebbe troppo per i nostri standard).
L’Italia, però, passerà di mano. Dovrà essere liquidata al grande capitale, soltanto di facciata italiano, molto più probabilmente straniero (anche cinese all’uopo, ma frammisto ad altri: globalista insomma). La Snam scorporata dall’Eni potrebbe andare in mano estera e pensare che le infrastrutture che portano il gas nelle nostre case ed industrie dipendano dalla finanza internazionale fa venire i brividi.
Non c’è altra soluzione: è l’arma finale. Servizi sanitari, scolastici, cimiteriali, di trasporto, idrici. Piccoli imprenditori trasformati in dipendenti sempre più flessibili e precari. Ma solo se sono belli che redditizi, perché in caso contrario, invece, se li tengano con le loro stupide tasse (loro pagano al massimo il 10%, eh eh).
Doneremo un rene e una retina (si può vivere tranquillamente con un occhio solo ed un solo rene), avremo il tetto rotto e le scale cigolanti, ma non si dica che ai nostri figli abbiamo lasciato troppo debito. Magari lasceremo aria irrespirabile e acqua inquinata, ma chissenefrega.
*qualche giorno fa un cittadino di Cupra Marittima mi parlava di quello che avveniva in città durante il periodo del compromesso storico, attorno al 1978. Il cinema Margherita era pieno di gente, comunisti o democristiani o socialisti o repubblicani, che discutevano sulla necessità o meno di dar vita all’accordo tra Pci e Dc. Persino nella provincia italiana gli accordi romani venivano analizzati approfonditamente. Nulla di tutto questo è avvenuto per dar vita al governo tecnico: l’hanno deciso in cinque, sei persone.
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L’analisi è senz’altro agghiacciante. L’Italia necessita di un bel Reset Istituzionale. Per prima cosa servirebbe una riforma fiscale alla volta della semplificazione all’accountability del responsabile della gestione delle entrate. In questo modo sarà più equo e facile pagare le tasse evitando così i problemi di evasione involontaria derivanti dagli errori delle dichiarazioni. L’accountability consentirebbe una maggior responsabilizzazione della riscossione e la gestione diretta dei proventi fiscali. Seconda cosa uno bello stravolgimento sulla giustizia civile perchè senza di questa non esiste lo stato ed attualmente è a livelli vergognosi, molto più vergognosi dei bunga bunga. Inoltre è auspicabile anche uno snellimento… Leggi il resto »
L’Europa va incontro al suo disfacimento e fallimento politico, economico e sociale.
Solo una cosa potrà salvarla. Una guida unica. Un Governo Federale. Una unica costituzione, che abolisca tutte le costituzioni nazionali vigenti. Una unica politica industriale. Una unica politica economica. Un unico sistema sociale. Ecc. ecc.
Questa si che si chiama STABILITA’.
Solo così i MERCATI (i padroni del mondo) europei decollerebbero, distruggendo quelli americani e asitici.
Ma oggi è una utopia pensare di mettere daccordo 26 governi e 100 partiti.
Peccato che tutto questo elenco di cose andava fatto PRIMA di fare la moneta unica, anzi aggiungo, tutte queste cose sarebbero dovute essere il minimo indispensabile affinché ( FORSE ) la moneta unica potesse funzionare. Un processo che avrebbe richiesto un bel po’ di anni per mettere d’ accordo tutti ( sempre che sia possibile e auspicabile ) ma qualche ” genio impaziente” ha ” ben ” pensato che siccome gli stati europei non sono mai andati d’ accordo si doveva fare prima la moneta, ben sapendo che non avrebbe funzionato, così gli stati e i popoli sarebbero stati costretti… Leggi il resto »
L’articolo di Barnard mi sembra eccessivamente fazioso: per prima cosa l’Italia e l’Europa non sono affatto in un spirale deflazionistica (abbassamento dei prezzi)… A me pare che i prezzi salgano pertanto è corretto parlare di stagflazione (inflazione + decrescita) che significa più povertà per tutti. E’ un errore confondere la bolla dei mutui subprime con la crisi del debito degli stati sovrani, la trovo una pessima confusione giornalistica l’Italia è stata colpita di striscio dalla crisi del 2007, già all’epoca lo stallo dell’economia Italiana era dovuto a ben altri problemi che si sono sommati nel peggior scenario possibile ma la… Leggi il resto »
Non avrei voluto scrivere questo commento ma proprio il pezzo di “alessandro84” del “10 maggio 2012 alle 00:54” mi impone di offrire un contributo. L’articolo di Pier Paolo Flammini è ben articolato e offre un quadro chiaro, ma manca però una cosa che forse sarà sfuggita. Attualmente lo Stato italiano espone nei mercati finanziari 400 miliardi di titoli di stato, denonominati Bot. Purtroppo se non si parte da una considerazione di ordine di finanza di stato è difficile anche pensare che cambi qualcosa. L’articolo espone bene ma è necessario anche in qualche modo stabilire cosa bisogna fare. Il cambiamento che… Leggi il resto »