Turismo. Abbiamo ricevuto proteste perché, durante i week end, sia gli uffici del Consorzio turistico sia quello dell’Associazione albergatori “Riviera delle Palme” sono chiusi. Ci siamo informati ed è proprio così: tranne che per la mattina di sabato “Ci sono stato io presso gli uffici del lungomare, fino a mezzogiorno“, ci ha riferito Luigi Quondamatteo, uno dei responsabili. Una cosa veramente strana perché i due locali dovrebbero essere aperti al pubblico principalmente nei fine settimana dei periodi invernali e, magari, tenerli chiusi da lunedì a mercoledì. Mi spiace per Gaetano Sorge  e per Stefano Greco (essendo presidente di una società pubblica è in maggior difetto rispetto a Sorge) ma ritengo che l’appunto dei due turisti che ci hanno chiamato mi sembra… inappuntabile. Ma può essere considerato anche un ottimo suggerimento. Domani sentiremo i due presidenti per verificare e approfondire l’argomento.

Cartello?. Quando alcune società che producono gli stessi prodotti si mettono d’accordo sui prezzi da fare alla clientela, si dice: hanno fatto cartello. Un modo di fare  che nuoce alla necessaria concorrenza la quale, teoricamente, dovrebbe favorire prezzi più giusti. Si può capire ma certamente non si possono giustificare simili comportamenti. E’ molto strano e ancor più meno giustificabile però quando a fare cartello sono i candidati sindaci. Non ci credo nè voglio crederci che sia veramente questa l’intenzione dei candidati sindaci del comune di Acquaviva i quali, secondo voci che mi auguro maligne, avrebbero concordato di non partecipare ad un confronto nel nostro studio, in diretta web.tv.

I politici no. Questa fa proprio ridere ma mica tanto. Perché, se ci riflettiamo bene, la decisione presa da un ristoratore di Fermignano in provincia di Pesaro è veramente seria. Ha vietato a chi ha cariche politiche di entrare nel suo locale per gli evidenti danni che hanno fatto negli ultimi anni alle città da loro amministrate. Una trovata pubblicitaria? Forse sì ma, oltre che strana, a me sembra veramente geniale. Se gli italiani rivolgessero lo stesso divieto di ripresentarsi all’intero parlamento e al senato, l’Italia non ne riceverebbe una lira di danno.