SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La replica ad una ferita riaperta. Roberta Peci risponde allo zio Patrizio, che sulle pagine del settimanale “Oggi” confessava come il fratello, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1981, avesse condiviso tutte le sue scelte.
“Avrei voluto incontrarlo di nuovo, parlarci con calma”, afferma Roberta in un’intervista rilasciata a Giovanni Bianconi, uscita sabato 21 aprile sul “Corriere della Sera”. “Non solo perché è sangue del mio sangue, ma anche per conoscere meglio mio padre, nonostante sia stato la causa della sua morte. Adesso però non so più cosa voglio perché le falsità dette dal fratello di mio padre sono gravissime, inqualificabili ed inspiegabili. Ora chiede di incontrarmi? Attraverso un’intervista? Perché in trent’anni non s’è fatto vivo? Sapeva benissimo dove stavamo io e mia madre. A San Benedetto, da libero ci è tornato tante volte, poteva cercarci e parlarci quando voleva, perché si sveglia ora e perché dice quelle falsità? Ha ucciso mio padre un’altra volta. Non era un terrorista, lo sta infangando, lo ha paragonato a un brigatista”.
Roberta cita quindi l’attacco organizzato alla Confapi di Ancona e scagiona il padre: “Glielo chiese Patrizio, per sostituire una persona che si era ammalata e lui accettò. Lo arrestarono e pagò, ma poi basta. Patrizio divenne latitante dopo la scoperta delle armi che aveva nascosto a casa di un amico del nonno. Io so che mia nonna implorava Patrizio di lasciar stare il fratello che non c’entrava niente e rischiava di pagare per le sue scelte”.
Infine, sull’idea che esistesse una sorta di divisione alla Caino e Abele, Roberta taglia corto: “Non c’era un fratello buono ed uno cattivo. Ce n’è uno vivo e uno morto”.
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Questa è la dimostrazione che chi nasce INFAME, muore INFAME . Può cambiare faccia ,vita, ma dentro non si cambia. Io ho conosciuto Roberto e parlando della clandestinità di Patrizio lo difendeva a spada tratta , cercando sempre di far capire a noi , frequentatori del Bar 3 Venezie , di quanto fosse dura la vita da clandestino, certo anche lui era molto vicino alla “lotta armata” ma sfido chi a quel tempo frequentava certi ambienti a non esserlo. Caro Patrizio, non metto in dubbio la vericidità di quello che hai detto , ma per rispetto di un fratello che… Leggi il resto »
Con la stampa locale non si parla. Col Corriere della Sera si.
Sono affari di famiglia a suon di esclusive nazionali.
Ho conosciuto entrambi, e molto bene, smettetela di parlarVi addosso, sapete ben poco. Ora lasciate che ognuno affronti il proprio dramma, perchè ognuno c’è sprofondato in maniera diversa. Ora avvicinarsi è difficile e la stampa non aiuta. Noi è meglio che ci occupiamo di calcio e di Maria De Filippi o di San Remo…o di quanti amanti ha avuto Belen.
No comment…… Primula, ma si pensa a San Remo e Belen, forse è meglio !!!!!!!!!!!
Avevo fatto appello solo all’ironia di chi come me certi programmi li schiva, insomma li avevo indicati solo come cose futili di cui oggi purtroppo la gente “comune” si nutre quotidianamente, questa invece è un dramma troppo grande, che svugge alla comprensione dei più, e che va ben aldilà dell’interesse forse morboso di chi smania per rilasciare a tutti i costi un commento da “opinionista”.
Roberta vive a Roma, conosce Giovanni Bianconi o forse era meglio fare un comunicato ad una agenzia di stampa…
…infatti, inoltre ho provato a dirlo che ognuno il proprio dolore e/o la propria disperazione la grida dove vuole, ma cosa vuoi di spara sentenze o se vuoi di “opinionisti” …”tronisti” ce ne sono fin troppi.