nella foto, la prima pagina dell’intervista di Giangavino Sulas a Patrizio Peci, storico pentito delle Brigate Rosse.

Quattro pagine intere, ricche anche di foto e ricostruzioni storiche, dove l’aspetto forse più forte è quello relativo ai rapporti con il fratello Roberto, poi ucciso dalle Brigate Rosse proprio per rappresaglia contro Patrizio (che aveva parlato ai magistrati), e la nipote Roberta, nata pochi mesi dopo l’uccisione del padre: “Incontriamoci e capirai”.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il generale Dalla Chiesa capì tutto e in una cella del carcere di Cuneo mi parlò chiaro, come faceva lui: “Dammi una prova della tua dissociazione. Fammi trovare le armi e dimmi cosa vuoi in cambio”. Ma io non ho tradito per denaro. Da 30 anni faccio l’operaio. Guadagno poco più di mille euro al mese. Sono stato il primo a “tradire”, ma dopo di me si sono dissociati quasi tutti. Il tempo mi ha dato ragione”.

Questo è uno dei momenti chiave dell’intervista rilasciata da Patrizio Peci al settimanale “Oggi”, in edicola da mercoledì 18 aprile 2012 (a San Benedetto il giornale non c’è ancora nelle prime ore del mattino nonostante la grande curiosità anticipata dalle agenzie il giorno precedente), dopo quasi trent’anni di silenzio (“Patrizio Peci era sparito da 30 anni, da quando nel 1983 aveva scritto ‘Io l’infame’”, la tragica autobiografia di un giovane che aveva bruciato la sua vita prima di carnefice, sparando all’impazzata per le strade di Torino, poi di vittima, quando, un anno dopo la sua dissociazione, dovette piangere la morte del fratello, catturato e fucilato dopo un processo durato 55 giorni”, scrive nella prima pagina dell’articolo l’autore Giangavino Salus).

Patrizio Peci, oggi 59 anni, avrebbe rilasciato l’intervista a Padova. Ma l’aspetto più controverso è quello che lega Peci a sua nipote, Roberta, figlia del fratello, nata appena tre mesi dopo il suo omicidio. Roberta, nel novembre 2010, al momento della scarcerazione di Giovanni Senzani, il capo “del Fronte delle Carceri delle Br, ex criminilogo ed ex consulente del Ministero di Grazia e Giustizia, il capo più ambiguo e sanguinario dell’organizzazione”, rilasciò una intervista sempre ad “Oggi” nella quale, era scritto nel titolo, “Chiederò a Senzani perché uccise mio padre”.

Ed ecco cosa dice Peci: “Mia nipote di suo padre non sa niente. Non è vero quello che pensa o che le hanno fatto credere. Non è vero che c’è stato un fratello infame e uno buono, come Caino e Abele. È un falso storico, avallato purtroppo dal libro di Walter Veltroni ‘L’inizio del buio’, che ha scambiato la realtà con la sua immaginazione. Ma cosa sa Veltroni di mio fratello? Cosa sa della storia della nostra famiglia? Perché non si è documentato prima di scrivere? Lui non avrebbe avuto difficoltà a rintracciarmi. No, la realtà è un’altra. Roberto era buonissimo ma è sempre stato d’accordo con tutte le mie scelte (…) Mia nipote queste cose non le sa. Sono pronto a spiegarle tutto se vuole. Solo io le posso raccontare chi era suo padre. Non Senzani e tantomeno Franceschini”.

E ancora: “Senzani non ha chiesto di essere perdonato. Non vuole parlare con lei. Non ha niente da dirle (…) Infatti a mia nipote non ha neppure risposto. Rispondo io invece, con molto ritardo, a quel desiderio di sapere, di capire, di conoscere la verità. Sono pronto a spiegare tutto alla figlia di mio fratello, a svelare solo a lei tante cose che in nessuna intervista racconterò mai. Dico a Roberta: incontriamoci e capirai. Capirai”.