RIPATRANSONE – Fuori gli amuleti scaramantici. Si avvicina il giorno dell’Ottava (domenica dopo Pasqua) e le previsioni non lasciano poi tante speranze. Probabilmente pioverà. Di nuovo.

Ma non esiste acqua che possa impedire l’accensione del Cavallo di Fuoco. Continuano per cui i preparativi per allestire la sagoma equina con i fuochi d’articificio e soprattutto per preparare la nuova collocazione.

Infatti quest’anno il Cavallo uscirà da un edificio che diventerà la sua “casa” definitiva. Questo si trova accanto al nuovo Museo della Civiltà Contadina (ex cantine Cardarelli) di fronte alle mura castellane recentemente restaurate di Porta del Balzo e Porta Agello. Non resta che attendere il 15 aprile.

Intorno alle ore 21 il Cavallo viene prelevato e condotto attraverso la circonvallazione panoramica della città. In largo Speranza  incontrerà  il corpo bandistico Città di Ripatransone, proveniente da piazza Condivi al suono della tradizionale Marcia numero 23 del maestro Vincenzo Guarino. Attraverso il corso Vittorio Emanuele, il finto animale viene condotto sul sagrato della Cattedrale.

Oltre alla musica, accompagneranno il Cavallo tipiche manifestazioni spontanee dei giovani al seguito, con rumore di campanacci e cori da stadio.

Dopo un breve giro di ricognizione nelle due piazze, viene spenta la pubblica illuminazione e si aziona il meccanismo dei fuochi artificiali. Il Cavallo, imbottito di petardi, compie allora diverse tornate lanciando fiamme da tutte le parti.

I fuochi d’artificio si distinguono per aspetto e funzione, e possiedono quindi tipici nomi popolari. Si ricordano ad esempio i baffi, scintille che piovono sulla folla alternativamente dai due fianchi, a sorpresa, e la girella (impropriamente “girandola”), corona di petardi che rotea dalla testa del finto animale e conclude le proprie evoluzioni nel cielo.

Particolarmente intensa è la detonazione che segna il termine ultimo della rievocazione, e dell’intera ricorrenza.

Vero cuore della più solenne festa ripana, il Cavallo di fuoco è un momento di notevole aggregazione della popolazione cittadina, ivi compresa quella emigrata, che torna appositamente al luogo d’origine.

A “sentire” il Cavallo sono soprattutto i giovani e notevole è anche l’afflusso di persone dai comuni limitrofi e non sono infrequenti comitive di turisti provenienti da lontano.

La popolarità del Cavallo si è tradotta inoltre nella vendita di gadget (magliette, cappellini, fazzoletti, bandane, fischietti). Uno degli apprezzati vini locali (un Rosso Piceno superiore) è stato denominato Cavallo di fuoco”.