A tre anni di distanza dalla scossa di terremoto che ha duramente colpito L’Aquila il 6 aprile 2009, i colleghi di Abruzzoweb.it hanno dedicato un approfondimento anche ad un articolo che RivieraOggi.it pubblicò la notte stessa del terremoto, probabilmente primo giornale on line a divulgare la notizia del terremoto. Di seguito il testo dell’articolo di Abruzzoweb.it che potete leggere cliccando questa su questa nostra premessa. Ringraziamo la redazione di Abruzzoweb.it manifestando nuovamente la vicinanza alla popolazione aquilana e abruzzese così duramente colpita.

L’AQUILA – La notte del 6 aprile del 2009 che ha cambiato la storia dell’Aquila ha segnato non solo chi si trovava nel capoluogo abruzzese e nei luoghi del cratere colpito dal sisma, ma anche chi era più lontano dal disastro.

Le 3.32 sono un orario ormai indelebile, scritto con polso duro sulla pagina che gli abbiamo assegnato, scolpito nella memoria collettiva (la memoria di chi si sente parte di una collettività), l’orario di una tragedia, come fu per le 10.25 rimaste sull’orologio della stazione centrale di Bologna dal 2 agosto del 1980, giorno, mese e anno della strage che ha spazzò via 85 persone nello stesso anno del terremoto dell’Irpinia, 23 novembre, 2.914 morti. O martiri, come i 309 del terremoto aquilano.

Tra le tante persone che hanno dedicato al sisma diversi spazi del loro tempo e della loro professione c’è Pier Paolo Flammini, giornalista del quotidiano on line RivieraOggi.

Flammini è stato con tutta probabilità, dati alla mano, il primo a dare la notizia di una forte scossa quella stramaledetta notte del 6 aprile 2009. RivieraOggi ha poi dedicato ampio spazio agli sviluppi della tragedia.

A tre anni di distanza, il giornalista marchigiano ha accettato l’invito di AbruzzoWeb a scrivere la sua versione del terremoto, un evento tremendo capace di unire le esperienze personali, le impressioni, le emozioni di tutti noi singoli in un unico universo.

Erano passati appena 24 minuti dalla scossa delle ore 3:32 del 6 aprile 2009 quando il giornalista Pier Paolo Flammini del giornale marchigiano pubblicò alcune informazioni, via via aggiornate, del tragico evento.

Si dice che gli animali siano dotati di un sesto senso che consente loro di riconoscere alcuni eventi naturali prima che si verifichino esattamente. Spesso questa sensibilità viene associata in particolar modo agli eventi sismici.

Non so quanto ciò sia vero o frutto della fantasia, ad ogni modo le ore che precedettero il tragico terremoto dell’Aquila furono per chi scrive eccezionalmente nervose. Non per un motivo particolare, credo, e sicuramente nulla aveva relazioni con le presunte premonizioni sensoriali di cui si dubita persino per gli animali: semplicemente, mi addormentai molto tardi, trascorrendo il tempo della sera su internet.

Solitamente non vado a letto presto, ma quel giorno, data indelebile nella memoria degli aquilani ma degli italiani tutti, 6 aprile 2009, mi attardai notevolmente. Erano già le 2 passate, e impiegai molto tempo affinché riuscissi ad abbandonare quella strana inquietudine e precipitare finalmente in un sonno compiuto.

Così alle ore 3:32 di quel 6 aprile, quando la terra tremò paurosamente, come moltissimi sambenedettesi e marchigiani (San Benedetto del Tronto si trova soltanto a 100 chilometri dall’Aquila) anche io sentii in maniera nitida la terra sussultare, accompagnata da un boato tremendo. Non oso immaginare quale fosse l’impeto del terremoto nelle zone dell’epicentro. Per esperienza personale, la scossa fu molto più forte di quelle che, nel 1997, sentii da Ancona, dove studiavo, relativamente al terremoto di Marche e Umbria.

Un minuto lunghissimo, durante il quale, istante dopo istante, l’assenza di qualsiasi pensiero dilata il tempo in una dimensione inusuale.

Terminata la scossa, il primo istinto fu di aprire le finestre e osservare l’ambiente esterno della mia città per capire se ci fossero state delle conseguenze visibili. Tranne gli allarmi di alcune automobili che violavano il ritrovato silenzio della notte, e le molte finestre illuminate dai tanti che, come me, si erano svegliati, tutto era ripiombato nel silenzio tipico di quelle ore.

Avevo paura. Perché la scossa era stata troppo violenta, e temevo davvero che fosse avvenuta una tragedia (come poi, purtroppo, fu). Speravo, privo di razionalità, che l’epicentro fosse abbastanza prossimo alla mia città, cosa che avrebbe giustificato una percezione tanto forte del terremoto. Ricordo precisamente quello che pensavo in quei primi istanti, il timore di una strage mi gelava il sangue.

L’impotenza e il realistico terrore mi obbligarono a riaccendere il portatile da poco spento per cercare immediatamente di capire quel che era accaduto: non per dovere professionale, in quei primi istanti, ma per sincero pathos. In Rete, sia nei giornali di informazione nazionale che nelle agenzie, non vi era nulla: erano passati non più di quindici minuti dall’evento.

Cercavo invano e aggiornavo le pagine di Corriere.it e Repubblica.it, senza esito. Anche il sito Ingv.it non segnalava nulla di nuovo.

Alle 3:56 decisi, ad ogni modo, di pubblicare un articolo che comunicasse l’avvenuto e indiscutibile terremoto. Non avendo informazioni al riguardo, lo titolai “Terremoto, violenta scossa percepita a San Benedetto” (http://www.rivieraoggi.it/?p=71050), articolo che oggi risulta letto 8.890 volte. Nonostante gli aggiornamenti dei minuti successivi non ho mai modificato il titolo di quel primo articolo.

Nel testo si faceva riferimento alle scosse avvenute poche ore prima in Romagna (magnitudo 4,6) e alla scossa registrata proprio all’Aquila alle 00:43.

Al momento in cui pubblicai l’articolo, non erano presenti in Rete altri articoli relativi al terremoto.

Iniziai una serie di aggiornamenti: il primo alle ore 4, probabilmente attraverso una nota di agenzia che forniva le prime informazioni ufficiali (“Epicentro ancora in Abruzzo, gente scesa in strada”). Alle 4:12 ulteriore aggiornamento, riprendendo la prima notizia pubblicata da Repubblica.it. Alle 4:24 ulteriore e definitivo aggiornamento, probabilmente, se la memoria non mi tradisce, attraverso i primi dati ufficiali diramati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Nelle ore successive e per diversi giorni, naturalmente, dedicammo notevole spazio all’informazione relativa agli eventi dell’Aquila, che coprirono costantemente l’intera informazione dell’home page di RivieraOggi.it.

Uno degli articoli forse più interessanti per gli aquilani, almeno a distanza di qualche anno, è relativo al mio colloquio con Giampaolo Frant, direttore dell’ufficio stampa di Impregilo. Titolo: “Impregilo: Non abbiamo costruito noi l’ospedale all’Aquila” (http://www.rivieraoggi.it/?p=71240).

Infine, alcune curiosità: l’ora che appare sul primo articolo pubblicato relativamente al terremoto dell’Aquila è “2:56” anziché “3:56”, poiché il sistema automatico di aggiornamento dell’ora legale, pochi giorni prima, non era entrato in funzione. Difatti il commento di un lettore segnala questa imperfezione del tutto casuale.

Inoltre, in quel primo articolo, l’ora che scrivo in relazione al tragico evento, sulla base dell’approssimazione personale di quei momenti, è “3:31”, anche se poi le informazioni successive hanno fissato alle ore “3:32” il momento esatto della scossa.

La maggior parte delle notizie pubblicate da RivieraOggi.it in relazione al terremoto aquilano sono raggiungibili a questo indirizzo (oltre 60 articoli):

http://www.rivieraoggi.it/tag/terremoto-laquila/

Questa tragedia non potrà andare via facilmente dal cuore della memoria di chi l’ha vissuta. Probabilmente, non andrà mai via, allora continuiamo tutti, ognuno a modo suo, a ricordare chi non c’è più e una città bellissima oggi sfregiata. Il nostro abbraccio va ai 309 martiri del 6 aprile e agli aquilani e non che sono sopravvissuti quella notte maledetta.